Firenze. Per la prima volta, una straordinaria mostra dedicata ad Alphonse Mucha, padre dell’Art Nouveau, a Firenze. Oltre 170 opere di incomparabile bellezza – tra cui manifesti, disegni e oggetti d’arte applicata della produzione di Mucha e una selezione di opere italiane che raccontano il contesto dell’evoluzione dello stile Art Nouveau – accompagneranno i visitatori in un viaggio nella Belle Époque quando Parigi, tra fine ‘800 e inizio ‘900, è al centro del mondo e Mucha l’artista più famoso. La mostra, inaugurata lo scorso 27 ottobre, sarà visitabile fino al 7 aprile 2024 presso il Museo degli Innocenti: il percorso dell’esposizione, tematico e cronologico, presenta oltre 170 opere: manifesti, libri, disegni, olii e acquarelli, oltre a fotografie, gioielli, opere decorative, che permettono al visitatore di approfondire la complessità e l’eclettismo di Alphonse Mucha accanto a un nucleo di opere italiane che raccontano il contesto dell’evoluzione dello stile Art Nouveau in Italia. Questa mostra vuole mettere in luce oltre al suo talento il grande lavoro di ricerca e riflessione che ha accompagnato l’evolversi della sua arte, senza mai perdere di vista l’attaccamento alla sua terra d’origine, per la cui indipendenza lotterà tutta la vita. Mucha credeva che l’arte non dovesse limitarsi a essere piacevole alla vista: doveva comunicare un messaggio spirituale, elevare gli spettatori e soprattutto parlare a tutte le persone. L’arte prodotta in serie lo attraeva, perché poteva raggiungere e ispirare più persone. Nei manifesti per profumi, birra, biscotti, biciclette e sigarette ha reso meno netta la barriera tra belle arti e arte commerciale, tra commercio e filosofia. In corrispondenza dell’esibizione dedicata alle opere di Mucha presso il Salon des Cent fu pubblicata un’edizione speciale della rivista La Plume perché fungesse da catalogo. Come si può vedere in mostra, la copertina fu disegnata dallo stesso Mucha e poi riutilizzata in molti numeri successivi della pubblicazione. La Plume si organizzò quindi per trasformarla in una mostra itinerante, poi portata a Vienna, Praga, Monaco, Bruxelles e New York, promuovendo l’artista sul palcoscenico internazionale. In ragione della sua fama, a Mucha fu presto commissionato di disegnare vari manifesti pubblicitari e tra questi quello della Bicicletta Perfecta, prodotta da un’industria britannica. Nel manifesto esposto, la composizione è dominata da una figura femminile con lunghi capelli scompigliati dal vento, mentre della bicicletta si vede solo parte della ruota e del manubrio, a cui la ciclista si sta appoggiando. Con il suo sguardo sicuro e diretto, rappresenta il nuovo ideale di donna, che si gode il senso di libertà ed euforia. Tutte le donne che Mucha rappresenta nelle sue opere sono fluide, bellissime e leggere, ma lo sguardo è sempre diretto e forte, segno di un’emancipazione che in quegli anni inizia a manifestarsi. È lo sguardo di una donna nuova, che rivendica il diritto di una libertà e dignità che fino ad allora le è stata negata. È l’inizio della modernità, di cui Mucha, pur con un linguaggio influenzato dai Preraffaelliti di Hans Makart, dalle xilografie giapponesi, dalla bellezza della natura, dalla decorazione bizantina e da quella slava, si fa portavoce.