Torino. Chi aspettava di trovarsi in mezzo ad una serata all’insegna della techno ha dovuto rivedere i propri piani. Ma lo stesso Apparat l’aveva dichiarato all’uscita del suo ultimo disco: “ho avuto l’idea assurda di andare il più possibile in contrasto con Moderat” (il suo acclamato progetto techno in collaborazione con Modeselektor).
Uomo avvisato… LP5, l’ultimo album, arrivato dopo più di 5 anni di silenzio artistico, è stato il grande protagonista della serata. Chi è arrivato alle OGR (sold out per l’occasione) ha trovato sul palco non solo synth, ma una vera e propria squadra di musicisti con tanto di violini, violoncelli e trombe. Apparat, abbandonati i computer e le tastiere per la chitarra, ha saputo coinvolgere il pubblico con uno show degno di un grande della musica contemporanea: quasi due ore di ricerca elettronica armoniosamente unita ad elementi acustici, che hanno fatto da base al canto malinconico e intenso della star berlinese. L’esecuzione ordinatissima, praticamente impeccabile, ha dato allo spettacolo un tocco quasi cinematografico; alla luce di questo live, non stupisce che diverse delle creazioni di Apparat stiano trovando spazio in importanti colonne sonore o come accompagnamento a performance teatrali. Le atmosfere oniriche dello spettacolo sono state in grado di coinvolgere in modo armonioso un pubblico estremamente eterogeneo, come in una strana manifestazione di piazza. Liceali e pensionati, corpi in movimento a ritmo di musica e occhi chiusi rapiti dalle melodie rarefatte, tutti hanno trovato il proprio posto in maniera omogenea sotto il palco.
Il popolo delle OGR, così vario ma così compatto, ha mostrato una faccia di Torino che sarebbe affascinante vedere tutti i giorni: una città appassionata, unita e rispettosa.
La location mozzafiato ha fatto il resto: pochi altri spazi avrebbero potuto valorizzare questo show più di una enorme “fabbrica abbandonata”. Se qualcuno avesse ancora nutrito dubbi a riguardo, questo spettacolo ha permesso alle OGR di confermarsi come una delle venue più affascinanti del Nord Italia. La navata centrale, nella sua maestosità, sembrava fatta apposta per accogliere e dare risalto a delle note che proprio nella cultura post-industriale hanno trovato radici e ossigeno.
Berlino e Torino non sono forse mai state così vicine.