Milano. È lo spettacolo italiano più visto nel mondo, ha viaggiato dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Finlandia alla Nuova Zelanda, dal Brasile al Giappone: “l’Arlecchino”, che Strehler allestì per la prima volta nel 1947, torna in scena nella sua casa, il Piccolo Teatro Grassi, dal 23 maggio al 9 giugno, nel segno di un nuovo interprete: Enrico Bonavera.
Fra squilli di tromba e battere di grancassa si alza il sipario ed eccoli lì gli attori, tutti insieme, il braccio alzato nel saluto al pubblico: Arlecchino, con il suo vestito a pezze multicolori e la sua maschera da gatto è in mezzo a loro. Creato nel luglio del 1947 da Giorgio Strehler reinterpretando la tradizione goldoniana, Arlecchino ha avuto 11 edizioni e tre grandi interpreti: Marcello Moretti, Ferruccio Soleri – che per questo ruolo è entrato nel Guinness dei primati – ed Enrico Bonavera, che dal 2000 è stato Brighella oltre a essersi sempre alternato con Soleri nel ruolo del titolo.
Manifesto di un modo di fare teatro, palestra di attori – da sempre gli allievi della Scuola del Piccolo entrano a far parte della grande famiglia di Arlecchino, in un ideale passaggio del testimone con i loro predecessori – lo spettacolo è un atto di amore assoluto per il teatro.
“Per Goldoni – diceva Strehler – Mondo e Teatro hanno costituito un’unità di intenti e di opere che rende le sue commedie un qualcosa di straordinario perché trasfigura il reale in una misura poetica dal carattere inimitabile, in un brivido lirico di amore. Così quello che un tempo è sembrato gioco, musica e divertimento oggi diventa misura di stile, testimonianza del tempo e del costume, ricerca e scoperta di un’umanità che vive i suoi drammi insieme al sorriso e alla tenerezza, in un alternarsi di luci e di ombre, di parole e di silenzio che sorprende chi pensa a un Goldoni rinchiuso nel suo cliché del comico e del ridicolo a tutti i costi”.