Orta Nova. Nata a Orta Nova 28 anni fa, talento per l’arte, vincitrice di numerosi premi per le sue opere, riceve molti riconoscimenti per la sua arte innovativa. I suoi lavori parlano di progresso, di denuncia sociale, diseguaglianze, di nuove tendenze. Ha sperimentato nuove strade, dove l’arte non era ancora arrivata. Dinanzi agli occhi del pubblico ha rappresentato, nelle sue installazioni e con estrema realtà, temi che sono ancora un tabù. Parliamo di Antonella Vigorito, nostra ospite.
Sei un’artista a tutto tondo, vivi di arte e la tua arriva subito al dunque. Hai perseguito una formazione artistica di alto livello ma, se dovessi pensarci ora, quale sarebbe il tuo primo ricordo a contatto con l’arte?
Ho numerosi ricordi legati all’arte ma se dovessi pensare ad uno dei più bizzarri, primordiali ed emozionanti della mia carriera da artista, sicuramente penserei alla prima lezione nel laboratorio di Lacca e Doratura all’Istituto d’Arte. Sono entrata in contatto con persone eccellenti, non solo a livello professionale ma anche a livello umano: l’empatia che si era creata tra me, i compagni e il professore era a tal punto da farmi sentire nel posto giusto al momento giusto.
Ovviamente le nuove tecniche, il contatto con i materiali e la “paura” di non essere all’altezza nelle esecuzioni rendeva il tutto molto eccitante.
Nel tuo percorso hai collezionato una serie di consensi che ti hanno permesso molti riconoscimenti e sei stata premiata numerose volte. In quale tua opera ti riconosci maggiormente? C’è una o più opere a cui sei maggiormente legata?
Non c’è opera in cui non mi riconosco. Nel momento in cui progetto e creo, ci metto energia, spiritualità e soprattutto personalità. Lavoro con l’idea di trasmettere le mie percezioni agli altri inserendoli nei contesti sociali. Sono molto gelosa delle mie opere e, quindi, legata ad ognuna di loro.
Sei stata nominata “Artista dell’anno 2020”. Con quali opere hai partecipato e quali saranno gli sviluppi futuri del tuo lavoro?
Al Premio “Artista dell’anno 2020” ho gareggiato con l’installazione-progetto “Identity Transformation Project” del 2019, dopo un’accurata selezione degli artisti da parte di Effetto Arte Gallery di Palermo e della redazione Art Now. Abbiamo ricevuto, purtroppo a casa a causa della pandemia, targa, rivista e attestato di partecipazione. Successivamente c’è stata una diretta streaming sul canale Art Now con la presentazione delle opere e dell’avviso di una riselezione degli artisti a fine marzo, per poter esporre fisicamente per Palermo Art Expo e concorrere per i premi in denaro. Ovviamente spero di partecipare all’evento fisico e di divulgare, attraverso la mia opera, la forza e la potenza che trasmette. Soprattutto mi piacerebbe dedicarla a tutte le donne che credono in sé stesse e a quelle che lo faranno.
Ci parli dell’opera premiata, cosa rappresenta e quale valore universale comunica?
“Identity Transformation Project” è un’installazione- progetto fatto da gesti, strumenti e materiali ben precisi per rappresentare una duplice visione di identità strettamente femminile, dove passato e presente sono fortemente legati da un’unica simbologia, quella del sangue.
Strumento di identità il sangue mestruale, per rappresentare il passato con “L’esposizione del lenzuolo”, e fa chiaramente riferimento all’usanza, diffusa in passato nel meridione d’Italia, di esporre sul balcone dei novelli sposi il lenzuolo macchiato di sangue dopo la prima notte di nozze, per mostrare la “virtù” della sposa. Oltre a decretare la fine della verginità, costringeva la donna a limitare la visione della propria virtù a quest’unico aspetto.
Successivamente, esiste un percorso storico di cambiamento, dove l’identità femminile si trasforma, si ritrova in una condizione totalmente differente da quella del passato, emancipata ed inserita in un contesto sociale, non solo come moglie e madre ma anche come “donna di carriera”. Quindi, dal sangue mestruale all’ isolamento dell’emocromo rendendo il sangue “universale”, facendone portavoce di un’identità moderna ed equiparata all’ uomo, dove sfuma e cancella ogni tipo di ruolo imposto, rendendosi libera attraverso il suo stesso corpo, il suo stesso sangue.
L’occasione è stata colta nel periodo della Tampon Tax, avvenuta con l’emendamento del 16 maggio 2019, dove l’iva sugli assorbenti era al 22%. Infatti ogni isolamento per 22 vetrini, appunto per dimostrare che il cambiamento femminile è sempre continuo.
Un anno dopo la trasformazione, ancora in atto e, probabilmente, in futuro avverrà non solo per quanto riguarda lo stigma sociale, gli emendamenti, il rapporto con l’altro sesso e tutti i tabù passati e presenti che ne fanno cultura, ma l’estetica di un sangue ormai ‘”stampato” su quel lenzuolo dai colori ossidati che rappresentano il continuo mutamento dell’identità scrivendone a poco a poco la sua storia. Un progetto duraturo, se non “eterno”.