Bologna. L’ultima creazione di Ascanio Celestini, “Pueblo”, arriva sul palcoscenico del Teatro Arena del Sole di Bologna da venerdì 15 a domenica 17 marzo nella Sala Leo de Berardinis.
Ideale continuazione dello spettacolo “Laika”, come dichiarato dallo stesso autore, Pueblo rivive negli stessi spazi: il bar, dove tutto accade, il supermercato, il luogo della fatica, come il marciapiede, la fabbrica, la periferia, intesa come margine del mondo, ma anche isola dove l’umanità è più forte, più viva e più visibile proprio perché nessuno guarda.
Celestini torna, quindi, a raccontare le vicende di personaggi che vivono ai margini della narrazione, soggetti privi di qualsiasi potere, che stentano a sopravvivere, ma che continuano ad aspettare dal mondo qualcosa di prodigioso.
Protagonista della storia è Violetta, una giovane donna che lavora alla cassa di un supermercato, dove fa fatica persino ad alzarsi per andare in bagno. Per trascorrere le giornate lavorative Violetta immagina di essere una regina e così il mondo fuori dal supermercato diventa un reame, pieno di gente interessante che lei incontra e che le racconta storie: una barbona che rimpiange un uomo al quale ha voluto molto bene, un africano, facchino in un grande magazzino. E poi il padre di Domenica, scomparso quando lei era molto piccola o uno zingaro che ha conosciuto quando era bambina, bambino anche lui, e che ha rincontrato da grande. I personaggi e le loro storie interagiscono, si incrociano, soprattutto attraverso un altro personaggio chiave del racconto: una ex prostituta proprietaria di un bar di periferia, di quelli con le slot machine, dove in qualche modo tutti si ritrovano.
Spiega Ascanio Celestini, parlando di Pueblo: “A me interessava raccontare la storia di un luogo che normalmente conosciamo solo quando vi accade qualcosa di scandaloso, di tremendo, di violento. Quando quello che accade, insomma, si trasforma in una notizia. E invece questo posto può essere osservato semplicemente perché esiste ogni giorno e non solo quando i fatti si trasformano in notizie. Qui abitano personaggi con un’umanità molto evidente il cui tratto principale è la debolezza. Sono deboli anche quando sono violenti, sono deboli anche quando sono cattivi, sono deboli anche quando sono colpevoli (…) La loro forza e la loro debolezza sono la stessa cosa, per questo, pur essendo ai margini della società vorrei che riuscissero a rappresentarla per intero. Questo spero di provocare: che lo spettatore professionista borghese, il giovane laureato o lo studente che ancora vive coi genitori si identifichi in un barbone o in una prostituta rumena, non perché vive la stessa condizione sociale, ma la stessa condizione umana”.