Roma. Lo scorso 14 dicembre è uscito nelle sale cinematografiche europee “Avatar 2: La via dell’acqua”, sequel del primo lungometraggio sulla comunità Na’Vi immaginata da James Cameron. Un colossal che ha visto la luce a distanza di ben 13 anni dal debutto del primo capitolo.
Si tratta della seconda parte di quella che sarà una vera e propria saga composta da cinque film che saranno distribuiti ogni due anni fino al 2028. In verità, il terzo lungometraggio è già stato girato è sono iniziate le riprese del quarto, mentre, per stessa ammissione del regista, il lancio nella sale dipenderà dall’andamento economico al botteghino di “Avatar 2”.
Questo secondo episodio si concentra sulla vita della comunità Na’Vi a distanza di 10 anni dagli eventi del primo film. La famiglia di Jake Sully, nel frattempo, è cresciuta ma una nuova minaccia incombe sui suoi componenti. Gli “uomini del cielo” ricompaiono sotto nuove vesti e costringono Jake e la sua famiglia ad integrarsi in un’altra comunità: lo scenario si sposta dalla foresta all’ambiente acquatico.
La nuova ambientazione consente a James Cameron di sfruttare tutto il know-how maturato con “Titanic”: si pensi ad esempio alle riprese realizzate all’interno di enormi piscine. Innumerevoli poi sono le citazioni scenografiche anche dello stesso “Titanic”. Il tutto è arricchito dall’utilizzo della tecnologia aerospaziale: il regista statunitense dà prova nuovamente di essere maestro nel trasportare in maniera pioneristica la ricerca tecnologica di altri settori nel campo cinematografico. Va ricordato, infatti, che Avatar ha segnato l’inizio della fruizione del 3D per il grande pubblico. Il risultato è quello di garantire allo spettatore l’immersione totale nel mondo di Pandora.
D’altronde è stata proprio questa la scommessa della produzione per provare a riavvicinare gli spettatori alla sala cinematografica, dopo il lungo stop dovuto alla pandemia. Proprio Daniel Frigo, amministratore delegato di Disney Italia, ha di recente dichiarato che lo scopo è quello di riportare le persone in sala, perché “l’esperienza al cinema è senza paragoni” (e-duesse.it, ndr). In altre parole, è questo l’obiettivo imprenditoriale per giustificare i costi che, seppur inferiori alle originarie previsioni, sono stati comunque tra i più alti della storia. Rupert Murdoch stanziò per la realizzazione di “Avatar 2” circa un miliardo di dollari. Poi, come noto, nel 2019 la 20th Century Fox è stata definitivamente acquisita dalla Disney ed il progetto di business è mutato: i fondi sono stati spalmati per consentire la produzione dell’intera saga. Secondo indiscrezioni, “Avatar 2” è costato circa 250 milioni di dollari. D’altronde, lo stesso James Cameron (GQ, ndr) ha ammesso di non aver risparmiato, avendo imparato negli anni a non aver timore di chiedere un aumento di budget proprio perché si tratta di offrire un prodotto al pubblico e, dunque, il denaro non risulterà mai speso male, anche se, secondo il regista, Avatar rappresenterebbe il peggior caso di business della storia.
La scelta per ora è risultata vincente: ad oggi, gli incassi solo in Italia ammontano ad una cifra superiore ai 17 milioni di euro e, come raramente accade, il film è stato distribuito anche in Cina dove ha potuto incassare ben 70 milioni di dollari.
Oltre a questo, va segnalato che “Avatar 2” si colloca nel solco dell’arricchimento dell’universo Pandora: basti pensare al parco a tema cui è stata dedicata un’intera sezione all’interno di Disney World ad Orlando, all’insegna di un prodotto progettato a 360 gradi per l’industria dell’intrattenimento.