Caserta. È trascorso poco più di un anno da quando le progettualità relative al Bando SIAE “Per Chi Crea” – Edizione 2018, sono cominciate. Ovviamente, il COVID-19 era una parentesi inimmaginabile, soprattutto per quanto riguarda la predisposizione degli strumenti digitali a cui l’intero corpo docenti ha dovuto far fronte. Ciò nonostante, la creatività e le competenze delle classi coinvolte nel progetto dedicato al Cinema, intitolato “RipresoBENE” – nell’ottica della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico e artistico del territorio, così come delineato dalla Carta Costituzionale all’art. 9 – non ha cessato di mostrare i suoi frutti. Finalità che sono care anche a SIEDAS (Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo), partner del progetto, in convenzione con il Liceo Artistico Statale “San Leucio”, la cui Dirigenza Scolastica è affidata alla Professoressa Immacolata Nespoli. Il progetto Cinema è stato affidato al docente di Arti Figurative del liceo casertano, il Prof. Francesco Capasso ed è volto al raggiungimento di uno scopo duplice: fornire ai ragazzi i mezzi di espressione e comunicazione attraverso i quali manifestare il proprio pensiero, anche critico, sul mondo e la società circostante e al contempo, utilizzare gli strumenti propri del cinema nella direzione della promozione della cultura e dell’identità. Obiettivi ambiziosi che continuano ad essere perseguiti con tenacia nonostante le difficoltà legate al frangente pandemico.
In qualità di referente interno al progetto del settore Cinema, ci racconta come esso si articola e come hanno risposto gli studenti in seguito alle modalità della DAD?
Il progetto iniziò in presenza ed è suddiviso in 4 sezioni, ognuna concernente una fase di sviluppo dell’opera; è prevista la fase della sceneggiatura, la fase della scrittura cinematografica, quella della pre-produzione e quindi, storyboard e videoboard, e infine, l’ultima fase dedicata alla promozione del prodotto. Gli strumenti che stiamo utilizzando sono diversi: dagli smartphone alle tavolette grafiche, alle semplici lavagne luminose fino al rotoscope impiegato con l’apporto di diversi software. Lavoreremo ancora su frame di immagini video, nella produzione digitale proverò a dare io un carattere coerente dal punto di vista visuale. Per quanto riguarda la DAD, sto facendo di un limite un’opportunità sfruttando le enormi potenzialità dei nostri ragazzi che se messi alla prova, con i mezzi che più di tutti si addicono a loro, riescono a produrre ottimi risultati.
Come pensa di realizzare il prodotto audiovisivo finale attraverso le connessioni in remoto e quanto, di fatto, un lavoro del genere può alla fine, rivelarsi creativo?
Alla produzione del cortometraggio ci stiamo arrivando attraverso il cinema di animazione, una scelta obbligata che abbiamo dovuto intraprendere in seguito alle difficoltà di poterci incontrare fisicamente e lavorare in squadra. Il mio obiettivo, che al contempo costituisce anche una sfida, è quello di arrivare a creare un piccolo laboratorio a scuola e dedicarci alla realizzazione di un prodotto filmico breve, di 2 o 3 minuti, un vero e proprio spot considerando le 16 ore che restano per sviluppare al meglio il progetto. Il processo creativo si sta rivelando assai proficuo, personalmente sto imparando molto, soprattutto dalle difficoltà che connotano ancora questo periodo. Tutto è possibile e questa avventura mi sta dando la possibilità di sperimentare…
Posso chiederle com’è insegnare il linguaggio delle arti alla cosiddetta “generazione zeta”?
Certamente. Da docente di Arti Figurative, le dico che è possibile interagire con questa generazione cercando di parlare il più possibile il loro linguaggio; il cinema e in particolare quello d’animazione, la stop-motion costituiscono mezzi per dialogare con i ragazzi che sono molto pratici di contenuti multimediali perché sono iperconnessi in quanto, appunto, “nativi digitali”. Lo smartphone è la loro porta d’accesso al mondo; tutto il panorama delle immagini che loro fruiscono è a bassa risoluzione perché di norma è contenuto in quell’oggetto da cui non si distaccano mai. Nel mio settore di insegnamento ho cercato di traghettarli verso una alfabetizzazione digitale più ampia attraverso la teoria e la pratica dei linguaggi cinematografici.
Quali sono gli obiettivi che a stretto giro il liceo si prefigge? Auspicando quanto prima il ritorno in presenza, è possibile orientare i ragazzi verso una crescita culturale consapevole?
Innanzitutto portare a termine tutte le progettualità intraprese durante questi difficili tempi; ovviamente il ritorno in presenza sarà di fondamentale importanza. I ragazzi hanno bisogno di stare insieme, di percepirsi tra di loro; imparare è un’esperienza di crescita perché include il dialogo, il confronto, la ricerca condivisa e l’elaborazione di metodologie nuove. Fattori che hanno molto a che fare con l’universo dei lavoratori dello spettacolo, dove tutti sono necessari per arrivare insieme alla realizzazione dell’obiettivo comune. Se si registra un rallentamento sulla tabella di marcia, allora si rallenta insieme, tutti. È una crescita collettiva, plurale. Io insegno per imparare, questo è il mio atteggiamento e le assicuro che con le mie classi, sto imparando tantissimo.
Crediti foto Angela Vanacore.