Milano. Dall’11 al 22 ottobre potrete trovare, al Piccolo Teatro Strehler di Milano, lo spettacolo “Boomers”. Un album concerto su cinquant’anni di storia italiana nel bar della Jole diretto da Marco Paolini e Patrizia Laquidara.
Lo spettacolo ha un punto di inizio, il 21 luglio 1969. Neil Armstrong mette piede sul suolo lunare. In Italia, come nel resto del mondo, tutti si sentono partecipi di questo grande traguardo: il boom economico e il benessere che ne deriva lasciano a tutti la speranza e la grinta di arrivare anche loro “sulla luna”.
Le vicende che vengono raccontate con ritmo incalzante e con maestria oratoria da Marco Paolini sono ambientate nel bar della Jole: un microclima che rimane imperturbato nell’arredamento e nella frequentazione per tutti i decenni che lo spettacolo fa rivivere agli spettatori e che rimane granitico davanti a un’Italia che cambia costantemente.
Il narratore ci dice che si trova proprio sotto un ponte autostradale “a metà strada tra Nord e Sud” che viene visitato da tutto coloro che, ogni giorno, per lavoro, si spostano lungo la penisola in macchina e camion.
È quello che un tempo sarebbe stato descritto come “un bar da uomini”: le donne sono bandite, a parte la proprietaria Jole chiaramente, e le conversazioni che si instaurano sono quelle che vengono affrontate da “uomini veri”, uomini che vivono la loro realtà e che ne sono sia partecipanti che fautori.
Vengono messi a fuoco gli eventi paradigmatici dell’ultimo secolo: dalla conquista della corsa allo spazio alle Brigate Rosse e Aldo Moro, la caduta del muro di Berlino, i conflitti in Afghanistan e il G8 di Genova.
Tutto pian piano, accompagnato dalla melodica voce di Patrizia Laquidara, prende forma e, nell’immaginario dello spettatore, ogni evento si allinea con l’altro fino ad affrescare sentimenti e passioni degli italiani che hanno effettivamente fatto la storia degli ultimi cinque decenni.
I “Boomers” oggi sono la generazione più vecchia e, spesso, le loro opinioni divulgate sui social media e sui giornali cartacei e online sono in diretta collisione con quelle espresse e rivendicate dai giovani.
È tanto facile ritenere che determinate affermazioni, visioni del mondo e del futuro siano frutto di mancanza di istruzione oppure di pregiudizi e attaccamento ad una realtà ormai dimenticata, quanto è difficile calarsi realmente nei panni di chi ha vissuto la maggior parte della propria vita in un mondo radicalmente diverso da quello in cui siamo immersi oggi.
“Boomers” riesce a fare proprio questo: trasportare noi spettatori, con il solo uso dell’immaginazione, in un universo parallelo aiutandoci a mettere a fuoco un punto di vista del tutto estraneo al nostro.
Quale tra queste “fazioni”, quella dei “boomers” e della “generazione X” e dei “millenials”, ha effettivamente ragione? Chi prevarrà alla fine?
La generazione del boom economico ha vissuto, e in parte vive ancora, la consapevolezza degli sforzi dei loro antenati per rimettere in piedi un Paese dalle grandi promesse che però non si sono ancora realizzate e che, indubbiamente, sono ricadute pesanti come macigni sulle loro spalle. Alcuni la chiamano la generazione “che non ce l’ha fatta”, che a noi ha lasciato e lascerà soltanto le conseguenze climatiche, economiche e sociali di pessime scelte politiche e governative, senza aver aggiunto nulla di positivo al bilancio generale del nostro popolo.
Appare però chiaro, da “Boomers”, che un problema l’abbiamo anche noi: dove è finita la nostra identità collettiva di italiani?
Questo spettacolo aiuta a dare una chiave di lettura a cinquant’anni di storia italiana fatta di compromessi, di grandi speranze e enormi traguardi, ma anche delle pagine forse più tristi del nostro Paese per riscoprire chi siamo e cosa rappresentiamo.
Crediti foto: Gianluca Moretto.