Napoli. Da sabato 23 dicembre alle ore 21.00 (repliche fino al giorno 30, esclusa domenica 24), sarà in scena, al Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli, “Canto di Natale” di Charles Dickens, con Paolo Cresta (voce narrante) e Carlo Lomanto (voce & electronics), nell’adattamento e la regia di Annamaria Russo.
La sala partenopea di Piazza San Domenico, per l’occasione, trasformerà i propri spazi in un salotto d’altri tempi, dove non mancherà proprio nulla: dalla poltrona da ‘sprofondo’ al plaid, per rendere più familiare la serata, fino alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie.
Un coinvolgente ed emozionante “incontro”, per raccontare una notte di Natale che, a distanza di oltre un secolo, conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose.
Un racconto, due voci, una fatta di parole, l’altra di suoni, e, intorno, le luci, le immagini, gli odori, i sapori di un Natale che, nella memoria o nell’immaginazione, ognuno conserva.
“L’idea è – sottolinea Annamaria Russo – restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono, attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalist s’intrecciano, si accavallano, si separano”.
Ancora una volta le parole sono prese in prestito da un libro per condividere emozioni, seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa, dallo stesso autore.
Intorno al 1840, Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese.
La sua iniziativa riscosse tanto successo che, in pochi mesi, le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace.
La regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per godere, con pochi intimi, le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano.
Dickens, però, declinò l’invito affermando: “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, avrebbe dovuto chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride, la mia storia la racconto solo per diletto”.
“Canto di Natale”, ancora oggi, è un frammento di storia letteraria, da leggere come un invito, da parte dell’autore, a dare voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.