Roma. Per brevità chiamati scrittori sono gli autori delle antologie in 100 parole edite da L’Erudita, il marchio che fa capo a Giulio Perrone Editore. “Cento parole” è il titolo dell’ultima raccolta antologica curata dalla scrittrice e giornalista napoletana Vincenza Alfano, la quale con generosità ci conduce verso il cuore dell’opera:
“Cento parole vuole essere quindi il luogo comune di una stessa tensione. Tanti scrittori, tante città, tanti pensieri, tanti desideri, tante paure hanno disegnato la strada, forse tortuosa e labirintica, ma con una direzione di senso riconoscibile. Un sentiero percorribile da un’unica porta d’accesso verso un’uscita sempre possibile”. Rammentando l’acume visionario e sofisticato di Italo Calvino nella Presentazione a “Le città invisibili”, la curatrice prende per mano il lettore per traghettarlo alla scoperta di “un intreccio, un itinerario, una soluzione”.
Duecentocinquantatré sono gli autori di queste pagine, ognuno con la propria voce di prosa talvolta strizzando l’occhio al diario, alla confessione, alla memoria collettiva, alla narrazione di un amore messo sotto accusa, alla riflessione, alla traccia di un passato che ci è appartenuto perché è stato il nostro. “Solo un ragazzo” di Paolo Miggiano ripercorre la sua personale storia di vita come un grande mosaico ad arte costruito. La cifra è il romanzo di formazione condensato alla perfezione in appena cento parole.
In una carrellata random, se ne scoprono altri che ci fanno sognare portandoci lontano come “Bécherel” di Maria Grazia Gugliotti, che in un borgo medievale della Bretagna, in Francia, ambienta la storia di Marcelline, la libraia che ne percorre le sue stradine caratteristiche, in bicicletta aspettado Luc nel Parco di Thabor, per rivivere assieme le atmosfere create da Chrétien de Troyes molti secoli fa.
Un ritorno al passato, intimo e soave, si scopre in “Come una favola” di Anna Cacciatore che fotografa con le parole lievi il ricordo di “una casa di pietra su una collina che guardava il mare”. Un racconto breve da vivere con i sensi che guidano il poeta, “Lontano si vedeva il campanile del paese e se ne sentivano nel silenzio i rintocchi”, è un’immagine che percepiamo nitida.
Poi ancora, scorrendo le pagine troviamo “L’assenzio del silenzio” di Michele J. Ciervo che ci consegna un racconto breve in cui protagonista indiscusso, – in un mondo dominato dal caos – è il silenzio che, attonito e leale si fa strada in una realtà satura, frastornata e smarrita nei suoi mille rivoli che non lasciano traccia.
Il registro cambia completamente con l’ironia pungente di Ilaria Pagano e “Una fetta di formaggio” che regala al lettore tanta leggerezza nella quale scorgere l’avvertimento fatale, l’occasione metaforica per riflettere su ciò che per noi è più caro e “Una colpa antica” di Vincenzo Sarracino che consegna a sè stesso la consapevolezza di una presunzione da superare: la propria infallibilità. L’errore diventa occasione preziosa per costruire un nuovo sé, libero dalla propria autoreferenzialità.
I racconti in 100 parole sono la traccia di un’esperienza intensa e folgorante per coloro che ne sono gli autori poiché il talento lo si apprende andando per sottrazione, misurando la sinossi, in un’operazione di senso e di suono per chi è avvezzo alla scrittura. Solo così il lettore torna in possesso della sua funzione fruendo con amore l’unico abbandono possibile, quello alla lettura.