Napoli. Chiara Civello cantante, polistrumentista e compositrice jazz suonerà stasera all’Auditorium Salvo D’Acquisto in una delle tappe del suo “Chansons tour”, accompagnata dal pianista e tastierista napoletano Dario Bassolino, dal bassista Dario Giacovelli e dal batterista Federico Romeo.
Quale concerto deve aspettarsi il pubblico partenopeo questa sera?
Si tratta di un concerto legato al mio ultimo progetto discografico, “Chansons” dedicato alla grande canzone d’autore francese. Naturalmente, a questo repertorio affiancheremo brani del Maestro Morricone, come testimonianza del mio amore per la sua musica ed inoltre alcune mie canzoni estratte da “Eclipse”, il mio ultimo album cantautorale. Eseguiremo anche “Perdiamoci” che ho scritto per la colonna sonora della serie tv di Rai Uno “Imma Tataranni”, con il testo di Emanuele Trevi, vincitore del Premio Strega 2021.
Ci sarà poi anche qualche piccola sorpresa, comunque coerente con la mia identità artistica.
Immaginiamo che dunque ci sarà spazio pure per l’improvvisazione?
Certamente, l’improvvisazione è una parte fondamentale del nostro linguaggio. Sarò con il mio trio e questa formazione permetterà delle esecuzioni con un ricco interplay.
A questo punto ci ha incuriosito: può raccontarci più nel dettaglio “Chansons”, il suo ultimo progetto discografico?
È un album che nasce da un’idea del produttore Marc Collin fondatore dei Nouvelle Vague, un gruppo di bossa nova. In seguito al successo di “Canzoni”, il mio lavoro dedicato appunto alla canzone italiana della seconda metà del Novecento, Marc ha suggerito di riproporre lo stesso schema per la chanson francese. È dunque un album frutto di un grande lavoro di ricerca: infatti, abbiamo scelto con attenzione brani molto famosi ma che non tutti conoscono come composizioni di autori francesi. Ad esempio, “My Way” non è di Frank Sinatra ma di Jacques Revaux; o ancora, “The Good Life” è del francese Distel; “Feelings”, pezzo del 1975 noto al grande pubblico, è in realtà un plagio di una canzone di Loulou Gasté.
Eseguiremo anche “Non andare via” (“Ne me quitte pas”, ndr) e “Col tempo sai” (“Avec le Temps”, ndr) brani francesi riadattati in italiano, creando così una serie di ponti tra Francia ed Italia rappresentativa del pathos melodico che lega le due nazioni.
La nostra rivista fa parte del più ampio progetto dell’Associazione SIEDAS (Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo) da sempre attenta ai problemi connessi al settore della musica dal vivo. Cosa si prova a suonare di nuovo in presenza del pubblico?
Senza dubbio, dopo che è passato questo lungo periodo in cui siamo stati “imprigionati”, è molto emozionante e liberatorio. Mi è mancata la forza che dà il rapporto vis-à-vis. Pertanto, credo che ogni passo fatto nella direzione di eliminare le restrizioni sia importante. Adesso, inoltre, ho più consapevolezza dell’opportunità di condividere la musica durante un’esibizione dal vivo: ogni momento della performance è vissuto con maggiore intensità. A mio avviso, il pubblico rappresenta un cuore gigante e cantare davanti ad un cuore gigante è una grandissima emozione.
In conclusione, può anticipare qualcosa sui suoi progetti futuri?
In verità, da luglio ad agosto è già in programma il tour estivo con varie tappe italiane e con la partecipazione ad alcuni festival, peraltro in location molto belle. Poi, naturalmente, tra un concerto e l’altro ho sempre il taccuino e la penna a portata di mano, così da essere pronta a cogliere l’ispirazione per i brani del prossimo album. In effetti, in questo momento, è come se mi stessi “scomponendo” per poi potermi “ricomporre”.