Firenze. Si conclude la stagione teatrale 2018/19 del Teatro di Rifredi con “Storia d’amore e di calcio” uno spettacolo di Michele Santeramo che andrà in scena da mercoledì 24 a sabato 27 aprile alle ore 21. Sul palco con l’attore e drammaturgo pugliese, il musicista e compositore Sergio Altamura che eseguirà dal vivo le musiche originali che ha composto per l’occasione. Lo spettacolo è prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana.
In questo spettacolo non si parla dell’attualità del calcio italiano e neanche delle eccezionali imprese dei grandi campioni del pallone. L’ambiente somiglia di più a certe serate immaginate in compagnia di Brera e Rocco, davanti alla tovaglia a quadretti di una trattoria, a bere vino, parlar di donne e solo di sfuggita riflettere sul calcio.
Qui si racconta del primo campionato mondiale di calcio clandestino della storia. Si gioca in un paese del Sud, tra squadre composte da immigrati. Chi vincerà la finale governerà sulla malavita e sulle attività illecite per un anno. Le storie di cui tratta lo spettacolo legano calcio e amore di paese. I protagonisti sono persone di cui mai si sentirà parlare. La piazza della quale si racconta non sarà mai sui giornali, eppure contiene ogni sera il pulsare profondo delle vite di quelle poche persone che spendono il loro tempo a inseguire sogni, perderli, innamorarsi, perdere.
Questi posti, e di conseguenza queste storie, conservano il gusto di una Italia diversa da quella ogni giorno raccontata dalle troppe informazioni di cui si è vittime.
Attraverso il calcio di paese e i suoi personaggi – come quel democristiano che, senza capire di pallone, sotto elezioni, si fece eleggere nel consiglio di amministrazione della squadra locale e alla prima riunione, quando fu posto il problema di comprare i guanti per il portiere, si alzò e disse: “Non cominciamo, se dobbiamo comprare i guanti, li dobbiamo comprare a tutti” – si racconta un mondo fatto di sentimenti autentici e genuini.
Apprezzato e premiato come uno dei migliori nuovi autori italiani, Michele Santeramo dice di sé: “Piuttosto che un autore contemporaneo, preferisco definirmi un autore vivo. Le mie storie raccontano spesso persone legate strettamente al territorio in cui vivono. Altro elemento sempre riscontrabile in ciò che fino ad ora ho scritto è la presenza del Sud. Non intendo il sud come un concetto geografico: il Sud di cui parlo è sociale, è un meridione a cui appartengono le persone, che siano di Vienna o di Tunisi, un Sud che è fatto di storie subìte, di persone che hanno pochi strumenti, e che tuttavia rivendicano il loro diritto a vivere”.