Roma. Trovare la propria strada talvolta può essere particolarmente tortuoso, magari nutriamo sin da bambini delle passioni più o meno evidenti ma di rado queste riescono a trasformarsi in un lavoro concreto. Quando succede, però, può accadere la magia. È andata così per Marta Venturini, giovane autrice e produttrice che, seppure inconsapevolmente, ha gettato le basi sin da piccola per quel mestiere bellissimo e complesso che avrebbe intrapreso da adulta.
La propensione per la musica, infatti, è stata una costante, un percorso da cui il suo sguardo non si è mai distolto e i tanti successi collezionati negli anni hanno saputo darle ragione: nel lontano 2009, infatti, insieme all’associazione Rumore di Zona dà vita a StudioNero, un progetto che le consente di confrontarsi con il ruolo di compositrice, arrangiatrice e sperimentatrice sonora. Due anni dopo l’ingresso nella prestigiosa Warner Chappell, tappa fondamentale che ha fatto decollare ancora di più la sua carriera. A partire dal 2012, poi, le preziose collaborazioni con cantanti amatissimi dal pubblico come Annalisa Scarone, e solo tre anni dopo l’incontro con Calcutta di cui è produttrice per l’album “Mainstream”, diventato disco d’oro, e per il brano “Gaetano”, disco di platino. Con Emma scriverà “Io di te non ho paura” mentre con Paola Turci scriverà e produrrà “Il secondo cuore”.
Non solo, Marta ha composto anche la colonna sonora di “Non c’è campo”, ultimo film di Federico Moccia, continuando a mietere successi con Galeffi, Federica Carta e molti altri. Lo scorso anno ha prodotto e firmato “Foro Italico”, prima release del secondo progetto discografico di Cannella ed ha firmato un contratto in esclusiva con la Honiro Label.
Ora un nuovo progetto, la fondazione dell’etichetta discografica “Rumore di Zona”, una sorta di trait d’union con l’associazione culturale che poco più di un decennio fa diede il via ai suoi sogni.
Abbiamo incontrato virtualmente Marta per farci raccontare i successi pregressi ed abbiamo dedicato un’attenzione particolare alle elezioni per il rinnovo degli organi del Nuovo IMAIE, Marta infatti è tra i componenti de “La Squadra per la Musica”, un obiettivo nuovo e stimolante nel quale intende calarsi completamente.
Lei ha compiuto i primi passi in Warner Chappell, azienda leader nel settore dell’editoria musicale, un percorso che l’ha sicuramente formata e che le ha poi consentito di spiccare il volo e di intraprendere nuove sfide lavorative. Può raccontarci quando ha capito che la musica, e tutto ciò che gravita attorno ad essa, sarebbe diventata la sua strada?
A ripensarci ora l’ho capito da subito. Ho ricordi di quando già in terza o quarta elementare chiedevo a mia madre di comprarmi una chitarra e di fare lezione. Purtroppo questa richiesta è stata esaudita solo più tardi, all’età di 12 anni. Lei voleva farmi diventare una campionessa di tennis. Ognuno ha le sue passioni. Da piccola registravo con degli stereo sulle cassette le canzoni che più mi piacevano e che davano in radio (avevo una tecnica tutta mia). Per non parlare dei vhs di quasi tutte le edizioni di Sanremo dall’87 in poi. Sanremo lo registravo anche alla radio. Insomma, poi ho cominciato a studiare la musica e a crearla con la mia band alla fine degli anni ‘90. Non contenta ho cominciato anche a vestirla. Produrre e scrivere canzoni oggi è il mio mestiere, anche se in pratica questo percorso è stato tortuoso e non così lineare come sembra mentre lo racconto. Se mia madre voleva farmi diventare una tennista, mio padre spingeva per farmi diventare una dentista. Alla fine, per fortuna, hanno prevalso i miei sogni. Sono stata in Warner 9 anni e ora collaboro con Honiro, un’etichetta indipendente che negli ultimi anni è riuscita a guadagnarsi molto spazio nel mercato discografico.
Ha fondato StudioNero, uno studio di registrazione che in pochi anni ha saputo conquistarsi la stima di artisti molto affermati nel mondo dello spettacolo. Ci spiega quali sono i principali servizi offerti da questa realtà e quali sono le fasi che portano alla realizzazione dei singoli progetti?
Lo StudioNero è uno studio di registrazione, ma ho sempre trovato riduttivo chiamarlo così. Credo di aver dato vita, insieme al mio socio e amico Valerio Errico e grazie ad altri amici musicisti che coabitano o hanno coabitato il luogo, uno spazio di condivisione del lavoro e di passione per la musica. Il nostro obiettivo era quello di creare una factory, una specie di villaggio creativo e produttivo in cui le energie e le idee si mescolano di continuo. Oggi, a 10 anni dalla nascita di StudioNero, penso di esserci riuscita e la cosa mi dà molta soddisfazione. Da noi non vieni solo a registrare un brano, ma hai un’esperienza e immagini il tuo progetto in ogni forma. Abbiamo sempre aiutato chi ritenevamo fosse valido a trovare la sua strada, a creare relazioni tra artisti ed etichette. A un certo punto è anche arrivato il momento di fondare un’etichetta nostra che oggi si chiama “Rumore di Zona” e che ha artisti come Boreale, Disco Zodiac e Carrese.
Sappiamo che lei è molto attiva nel panorama pop e indipendente. Sono tantissime le sue collaborazioni, tutte estremamente prestigiose – basti citare artisti come Emma, Calcutta, Paola Turci ma anche Le Vibrazioni, Arisa, Dolcenera e Annalisa. Sente più affine il ruolo di produttrice o quello di autrice di brani?
Queste due tendenze si fondono alla perfezione dentro di me. Non sento di avere una propensione più per una cosa che per l’altra. Anche perché per me produzione e scrittura spesso sono la stessa cosa. Il suono è il colore senza cui il quadro non potrebbe essere dipinto. Comunque, a volte, ho l’esigenza di fermarmi con la produzione per dedicarmi alla scrittura e viceversa.
Tra meno di un mese, dal 22 al 24 maggio, si svolgeranno online le elezioni per il rinnovo degli organi del Nuovo IMAIE e lei è candidata nella lista “La Squadra per la Musica”, rappresentata da Tommaso Zanello, in arte Piotta. Com’è nata la decisione di unirsi a questo gruppo di artisti?
Ho incontrato Tommaso per ragioni di scrittura. Durante lo scorso inverno ci siamo conosciuti per scrivere qualcosa insieme. Io avevo molto apprezzato la sua colonna per “Suburra”. Lui ha effettivamente notato che le donne che fanno il mio mestiere, perlomeno in Italia, sono veramente poche, forse si contano sul palmo di una mano. Ha trovato interessante coinvolgermi come possibile, futura rappresentante di una categoria che troppo spesso non viene tutelata. Si parla tanto di autori ma mai di un altro tipo di diritto, quello di esecuzione. C’è chi scrive la musica, ma c’è anche chi la suona e spesso il modo in cui viene suonata fa la fortuna del progetto. Io faccio la produttrice artistica, eseguo e faccio eseguire i miei arrangiamenti e vorrei che per i musicisti che lavorano con me in questo senso, come per tutti gli altri, fosse riconosciuto questo tipo di lavoro che viene dato troppe volte per scontato. Ci sono troppi aspetti del sistema “Musica” che si ignorano e sono contenta di essere stata coinvolta: magari un giorno avrò l’occasione di poter cambiare le cose in meglio.
Il vostro programma è molto ricco, le chiedo pertanto se c’è qualche punto che le sta particolarmente a cuore e di cui vorrebbe occuparsi in prima persona.
Penso che tutto il programma abbia punti di fondamentale importanza per un radicale cambiamento e rinnovamento del Nuovo IMAIE. In particolare da produttrice, soprattutto di progetti giovani che hanno un mercato principalmente nel digitale, penso sia obbligatorio introdurre la ripartizione per lo streaming digitale. La musica viene consumata per lo più sui telefoni e da piattaforme come Spotify. E quel lavoro che è stato fatto dagli esecutori come viene ripagato? È inaudito pensare che i musicisti debbano prendere solo dai budget di recording che, negli ultimi anni, con la contrazione del mercato, sono diventati ridicoli. I cd talvolta non vengono neanche più stampati, ma anche da artisti che hanno qualche milione di streams… così non si può. Senza musica non sarebbe possibile nulla: si pensi alle serie televisive, al cinema, alla tv, alla radio che ci segue ovunque. Eppure, il lavoro che c’è dietro la sua produzione viene dato per scontato. No, finiamola di pensarla così, la musica non si crea da sola. È ora che ce ne rendiamo conto.