Napoli. Al Ridotto del Teatro Mercadante, dal 25 ottobre al 3 novembre, va in scena “Controimmagini – Omaggio a Joseph Beuys, l’artista sciamano”, drammaturgia e regia di Michelangelo Dalisi.
È una produzione del Teatro di Napoli, realizzata con il Teatro Nazionale, il Campania Teatro Festival, la Fondazione Campania dei Festival e il Teatro La Cucina/Olinda.
In scena Marco Cacciola nei panni di Beuys – nel quale si può riscontrare anche una certa somiglianza, accentuata dall’uso costante del cappello di feltro a falda larga e del gilet da pescatore – e Michelangelo Dalisi che nel primo quadro impersona un giornalista che, ripercorrendo i tratti salienti della vita e della produzione artistica di Beuys, lo interroga su cosa sia per lui l’arte e quale funzione abbia all’intero della società.
Le sue opere sono in realtà solo strumentali a manifestare il pensiero non solo creativo ma anche politico e filosofico.
Un incidente aereo in Crimea, mentre militava nelle fila della Germania nazista, segnò per sempre la sua vita e quindi la sua produzione: si narra che a questo cambiamento avesse contribuito l’incontro con una tribù di nomadi Tartari che si prese cura delle sue ferite avvalendosi della medicina tradizionale, assicurandogli così la guarigione.
Il primo quadro di “Controimmagini” è per così dire introduttivo alla vita e alle opere di Beuys, e si snoda in una serie di domande alle quali seguono spesso risposte non verbali o la ripetizione di suoni che ricordano il dialogo che ebbe con la lepre nella performance “Come spiegare l’arte a una lepre morta”, che poi verrà ripreso, solo visivamente, nella scena finale in cui Cacciola interpreta lo sciamano con la testa ricoperta di miele e oro a cullare l’animale.
E si chiude il primo quadro con l’introduzione del discorso politico, mediante il rifiuto di qualsivoglia dittatura e guerra, dichiarato attraverso una canzone interpretata da Cacciola mentre Dalisi, che da giornalista si è trasformato nell’alter ego di Beuys, scrive su tre lavagne disposte in fila i nomi dei politici che rifiuta per le loro idee autoritarie e/o sanguinarie.
Le lavagne ricordano quelle classiche su cui Beuys visualizzava, a modo suo, le sue interminabili conferenze.
Il secondo quadro vede i due protagonisti prima avanzare verso la platea, spesso sollecitandola in tono scherzoso a partecipare ad un’asta in cui viene battuto un quadretto dell’artista, e poi li vede mischiarsi tra il pubblico, ai due lati della scalinata, costringendo gli spettatori a cambiare prospettiva guardando di lato e dietro di loro, le due voci in continuo movimento che si confrontano sulla potenzialità dell’arte e sull’intreccio con la politica e la società.
L’obiettivo è di generare nel pubblico una consapevolezza critica, così da suscitare una partecipazione alla vita politica, perché c’è un legame stretto tra politica e arte.
E, dal momento che l’uomo è il custode di un’energia in grado di modificare il mondo, ciò che conta è la scoperta individuale di questo potenziale energetico per trasformare il pianeta, dove la creatività è il motore fondamentale di tale processo e l’arte è l’unica forza evoluzionistica e rivoluzionaria.
Il terzo quadro ha la quasi totale assenza di dialogo a favore di una continuo movimento degli attori che serve sia a portare in scena degli alberi di limoni che ricordano il suo capolavoro, la “Difesa della Natura” consistente nella piantumazione di 7.000 querce nella città di Kassel e di 7.000 piante diverse e rare a Bolognano in Italia, così da realizzare 14.000 sculture vive, sia a completare l’istallazione della “sedia grassa” o l’altra in cui si avvolge in una coperta lasciando fuori solo il cappello e il bastone.
“Controimmagini” riflette e fa riflettere. Meriterebbe di essere rivisto per cogliere tutti i particolari, anche piccoli della vita e del pensiero di questo grande interprete del ‘900, costruito in maniera non didascalica ma coinvolgente e a tratti molto divertente.
Meritano di essere menzionati Franco Visioli per la musica, Desideria Angeloni al disegno e alle luci, per gli elementi di scena Mauro Rea, Sharon Amato come assistente alla regia, Domenico Riso come direttore di scena, Guido Marziale in qualità di fonico, Annalisa Riviercio si è occupata degli abiti e Ivan Nocera delle foto di scena.
Come cercava di fare Beuys, lo spettacolo è capace di sollecitare le coscienze ricordando che “le teste pensanti non si piegano”.
Crediti foto: Ivan Nocera.