Milano. Il Teatro alla Scala ripropone stasera, per l’ultima replica, “Die tote Stadt”, di Erich Wolfgang Korngold con la direzione di Alan Gilbert in un nuovo allestimento di Graham Vick, assente dal Teatro dal 2008, con scene e costumi di Stuart Nunn, luci di Giuseppe di Iorio e coreografia di Ron Howell. I protagonisti sono: nella parte di Marietta Asmik Grigorian, che ha vinto da poche settimane l’International Opera Award come miglior voce femminile dopo il trionfo della scorsa estate in Salome a Salisburgo, e come Paul Klaus Florian Vogt, che alla Scala è stato Florestan nel Fidelio diretto da Daniel Barenboim il 7 dicembre 2014. Con loro Markus Werba, tra gli interpreti più amati dal pubblico scaligero, impegnato in queste settimane anche come Musiklehrer in Ariadne auf Naxos e Cristina Damian come Brigitta, mentre altre parti sono sostenute da allievi dell’Accademia Teatro alla Scala.
L’opera, diffusa in diretta radiofonica da RAI-Radio 3 in Italia, e nel circuito Euroradio da parte della radio tedesca (DENDR), della radio serba e da quella danese, sarà inoltre trasmessa in differita radiofonica in Spagna, Germania (DEBR), Bulgaria, Svezia, Slovenia, Turchia, Croazia, Svizzera francese e Lettonia.
“Die tote Stadt” è un’opera in cui si incrociano, pur trasformate dalla personalità artistica di Korngold, molte delle principali tendenze musicali ed estetiche europee dei primi anni del ‘900, da Puccini alle avanguardie, e si presta a molteplici letture, dalla discendenza letteraria al noir fino alle implicazioni psicoanalitiche e alle tensioni politiche e sociali di un’Europa che non ancora guarita dalle ferite della Prima guerra mondiale e vedeva all’orizzonte i fascismi che avrebbero portato alla tragedia della Seconda. Per approfondire alcune di queste possibili chiavi di lettura il Teatro alla Scala ha organizzato insieme a Fedora Circle una tavola rotonda a cura del professor Franco Pulcini nel pomeriggio della prima.
Erich Wolfgang Korngold (Brno, 1897 – Los Angeles, 1957) si affaccia sulla scena musicale europea baciato dal genio e dalla fortuna: cresciuto negli ambienti della borghesia intellettuale ebraica, figlio del potente critico musicale della Neue Freie Presse dalle intransigenti posizioni conservatrici, è ammirato da Richard Strauss e diviene allievo di Zemlinsky. A nove anni scrive una cantata che impressiona Gustav Mahler, a tredici una Sonata per pianoforte che entra nel repertorio di Arthur Schnabel, a diciassette presenta il balletto Der Schneemann alla Hofoper di fronte all’imperatore Francesco Giuseppe nell’orchestrazione di Zemlinsky e con Weingartner sul podio, a diciannove vede due suoi atti unici, Violanta e Der Ring des Polykrates, andare in scena a Monaco per la direzione di Bruno Walter. A ventitrè è pronto per il grande salto: la sua nuova opera Die tote Stadt ha una doppia prima nei teatri di Colonia (diretta da Otto Klemperer) e Amburgo. Come ispirazione Korngold sceglie il romanzo simbolista Bruges-la-morte di Rodenbach, e come librettista Paul Schott, pseudonimo sotto cui si cela l’onnipresente padre Julius. Il successo, sancito anche dalle parole di entusiastico apprezzamento di Puccini, lo porta in tutta Europa, tra l’altro in veste di autore di nuove orchestrazioni delle operette di Strauss, e infine a una docenza a Vienna. La nuova svolta della sua vita avviene anche grazie al suo mimetico talento di orchestratore: mentre sull’Europa si stende l’ombra delle dittature, dal 1934 Korngold trova riparo negli Stati Uniti dove Max Reinhardt lo invita a rivisitare A Midsummer Night’s Dream di Mendelssohn per una versione cinematografica. È l’inizio di una folgorante seconda carriera, naturalmente poco gradita al padre: scrive la colonna sonora per Captain Blood (1935), che lancia la carriera di Erroll Flynn, e vince due Oscar per le musiche di Anthony Adverse e The Adventures of Robin Hood. L’inesauribile vena melodica, il talento descrittivo e l’onnivoro spirito sincretistico faranno di Korngold uno dei padri della tradizione della colonna sonora di Hollywood. Korngold non abbandona però le forme tradizionali con opere come lo splendido – e tuttora eseguito – concerto per violino dedicato ad Alma Mahler ed eseguito per la prima volta da Jascha Haifetz nel 1947.