Torino. Il 27 agosto 1950, in un albergo di Torino, Cesare Pavese, scrittore e poeta della solitudine e del dolore di vivere, pose fine alla sua profonda e inquieta esistenza anticipando l’ineluttabile e umano destino. Era nato a Santo Stefano in Belbo, nelle langhe del cuneese, che “fu il luogo della sua memoria e immaginazione” mentre “il luogo reale della sua vita, per quarant’anni, fu Torino”, come scrisse Armanda Guiducci.
Settanta anni sono trascorsi, quindi, dalla sua morte e in occasione di questa celebrazione, rileggendo alcuni suoi scritti, si può constatare ancora la grandezza di questo intellettuale del XX secolo. Il suo modo unico di raccontare il peso dell’esistenza, la serietà della vita, la responsabilità di diventare adulti ha fatto di lui uno scrittore moderno per il suo tempo e ancora attuale nel presente: nel suo narrare vicende, tradizioni, drammi c’è un individuo che non ha tempo, un valore che oggi, in una società in cui le persone tendono a restare infantili e ambiscono a una perenne e insipiente felicità, va assolutamente preservato. Disse Natalia Ginzburg che in sua compagnia si diventava più intelligenti, migliori e allora questa ricorrenza si presenta, forse, come l’opportunità per rileggere le sue opere alla luce della forza che ancora ci regalano.
Settanta anni: un periodo lungo, certo, ma anche un anniversario molto particolare per chi si occupa di diritto d’autore.
Il primo gennaio di ogni anno è il cosiddetto Public Domain Day: si tratta di una ricorrenza internazionale e, a partire da quella data, le opere dell’ingegno di carattere creativo, il cui diritto di utilizzazione economica è scaduto nell’anno precedente, diventano di pubblico dominio.
Tra queste ci possono essere, ad esempio, opere che appartengono alla letteratura, alla musica, al teatro e alla danza, al cinema, alle arti figurative e per ognuna di esse bisogna far riferimento alla legislazione del paese che le tutela. In Europa un’opera diventa di pubblico dominio dopo settanta anni dalla morte dell’autore (o dell’ultimo autore in caso di opere in comunione o, in altri casi, dalla data di pubblicazione dell’opera): trascorso tale periodo, le opere cessano di essere protette dal diritto d’autore e potranno essere utilizzate liberamente da chiunque.
Riguardo le opere di Pavese, quindi, a partire dal 1 gennaio 2021, i suoi romanzi, i saggi e le sue poesie diventeranno di pubblico dominio e quindi a disposizione della collettività.
Se da un lato, infatti, i diritti patrimoniali soddisfano, per la durata che abbiamo visto, la necessità di ricompensare l’autore per la forma espressiva della sua opera, il pubblico dominio consente alla comunità una libera fruizione culturale dell’opera. Si può, quindi, disporre dei prodotti dell’ingegno senza autorizzazione dell’autore o degli eredi ma non bisogna dimenticare che, quando si parla di pubblico dominio, si fa riferimento ai diritti patrimoniali, fermo restando che il diritto morale dell’autore, a tutela della sua personalità, è imprescrittibile e inalienabile: la paternità e l’integrità dell’opera, infatti, andranno sempre tutelate e nessuno potrà mai cancellare il nome dell’autore o le sue intenzioni autoriali.
Come era prevedibile, nel caso di Pavese molti editori si sono affrettati per prepararsi all’evento, posto che avranno libero accesso all’intero catalogo dello scrittore che per decenni è stato pubblicato in esclusiva da Einaudi. Pavese fu, infatti, un personaggio di primissimo piano in Casa Einaudi, dove lavorò sin dalla sua fondazione in qualità di redattore e di direttore editoriale, dando un contributo fondamentale all’amico Giulio, a cui si deve la nascita della casa editrice.
È, quindi, iniziata una vera e propria corsa degli editori e, naturalmente, la Einaudi non è rimasta a guardare, anzi ha pensato bene, giocando d’anticipo, di proporre una riedizione delle sue opere più celebri affidando le varie introduzioni a scrittori e scrittrici di oggi.
I testi ripubblicati, già in libreria dal maggio 2020, sono “Le poesie”, “Dialoghi con Leucò”, “La casa in collina”, “Il diavolo sulle colline”, “Tra donne sole”, “La luna e i falò”, “Il mestiere di vivere” e risultano così arricchiti con ricordi, aneddoti e riflessioni degli intellettuali che gravitano intorno alla casa editrice torinese.
Quello che invece proporranno gli altri, ad oggi, è imprevedibile, pertanto si attende il prossimo anno con l’auspicio di una rinnovata e appassionata, nonché attenta e scientifica, diffusione dell’integrale opera pavesiana. D’altro canto, l’intero universo di Pavese merita una conoscenza sempre più approfondita non solo dal punto di vista poetico, storico, filologico e stilistico ma anche riguardo al complesso rapporto dell’autore con la società, con la politica e con la stessa umanità.
C’è curiosità, quindi, per le novità editoriali: non si facciano, però, “troppi pettegolezzi”.
Buongiorno ,
Nel caso di festival letterario dal vivo in cui si leggeranno testi di Pavese , sarà comunque necessario pagare il permesso SIAE per le opere letterarie ?
Grazie . Marcello
Salve, per supporto scriva una mail a segreteria@siedas.it. Riceverà riscontro da un Socio Esperto SIEDAS.