Roma. Fino al 24 marzo, al Teatro Parioli – Costanzo, è in scena “Discorsi amorosi, tutto quello che sopportiamo per amore ma senza il quale non riusciamo a vivere”, il nuovo spettacolo di Riccardo Rossi che torna nel teatro romano dopo il successo riscosso nel corso della stagione precedente.
Il titolo dello show è anche il filo conduttore delle battute che intrattengono il pubblico del Parioli per quasi due ore di spettacolo, in cui spiccano il garbo e l’eleganza che da sempre contraddistinguono l’attore romano. Per questa nuova esperienza Rossi ha deciso di dividere il palco con lo scrittore e giornalista Leonardo Colombati, una delle firme più importanti dell’editoria italiana, a cui è affidato il compito di affrontare il tema amoroso attraverso alcune letture dei più celebri autori della nostra letteratura.
Ne viene fuori una sorta di codice di educazione sentimentale, che raccoglie le esperienze del quotidiano, quelle che tutti viviamo e in cui riusciamo a immedesimarci; il racconto di Rossi, intervallato dalle incursioni di Colombati, è divertente e delicato, mai eccessivo nel raccontare le viarie forme di amore, enfatizzandone gli aspetti più divertenti.
Si racconta di come innamorarsi sia facile, ma che “la parte difficile viene dopo”: alle farfalle nello stomaco del primo incontro subentra infatti l’insofferenza per i piccoli difetti dell’altro smascherati dalla convivenza; protagonista è dunque la vita di coppia e Rossi traccia una sorta di manuale di sopravvivenza, sfruttando il tema delle separazioni per suscitare maggiori risate da parte del pubblico.
Lo showman racconta di ciò che ha passato (e patito) per amore fin dalla sua adolescenza, invitando il pubblico a ricordare la bellezza e le piccole cose del quotidiano che lì per lì consideriamo intollerabili, ma che “fanno parte del pacchetto”.
Gli interventi di Colombati sono utili per tracciare, attraverso esempi illustri della letteratura, punti di vista sull’amore sia maschili che femminili, spaziando da “L’amante di Lady Chatterly” ad “Anna Karanina”, passando per Dante e la sua “Divina Commedia”.
Nel corso di queste incursioni Rossi a volte lascia al collega la scena allontanandosi, altre volte i due dialogano improvvisando sketch molto apprezzati dal pubblico presente in sala, che fa sentire il proprio apprezzamento tra risate e applausi tra una battuta e l’altra.
Nella narrazione trovano spazio le varie sfaccettature dell’amore, tutte necessarie per costruire e consolidare i rapporti, combattendo così la falsa credenza (oggi più che mai diffusa) che basti lo schermo di un telefono per sostituire lo scambio e i contatti fisici e visivi.
Rossi sottolinea, senza retorica, la mancanza di un’educazione sentimentale, che spesso porta a credere di poter costruire storie d’amore attraverso app di messaggistica, manifestando la speranza che in futuro si torni un po’ al passato, tornando ad incontrarsi più spesso guardandosi negli occhi.
Sul finale il racconto teatrale – principalmente snodato attraverso vari esempi celebri – regala un momento di intimità personale, i cui protagonisti sono i genitori dello stesso attore. Rossi li ricorda con affetto e sottolinea, con ironia e commozione, che se non fosse stato per loro il pubblico del Parioli non si troverebbe lì ad applaudirlo.
Crediti foto: Massimiliano Fusco.