Milano. Con “Falstaff e il suo servo”, in scena al Piccolo Teatro Strehler, dal 19 novembre al 6 dicembre, Franco Branciaroli e Massimo De Francovich, diretti da Antonio Calenda, danno vita a una nuova, inedita coppia teatrale, che, tra dramma e commedia, evoca le avventure di Falstaff e le burle di cui è vittima.
Falstaff, personaggio tra i più popolari del canone shakespeariano, uomo di disperata vitalità, ossessivamente ottimista, è teso a sconvolgere il conflitto tra volontà e destino. Il Servo, suo compagno di avventure, è convinto invece di poter addomesticare la realtà, piegandola al suo volere.
Creazione originale ispirata ai drammi shakespeariani, lo spettacolo di Nicola Fano e Antonio Calenda (anche regista), racconta Falstaff non solo quale protagonista de “Le allegre comari di Windsor”, ma anche per il suo ruolo nelle parti I e II di “Enrico IV” e nell’”Enrico V”.
Sono evocate tutte le avventure di quest’uomo che confonde i piaceri con la natura, la furbizia con il caso, mettendolo a confronto con un altro personaggio, un Servo che – come Iago – crede di poter addomesticare la realtà; o, come Puck, pensa di poter “mettere una cintura al mondo”.
Il conflitto fra i due (che è poi in senso lato quello tra comicità e drammaticità) richiama anche tante altre coppie celebri del teatro shakespeariano (Lear e il suo Matto, Iago e Roderigo, Antonio e Shylock) e della letteratura teatrale in genere (da “Don Giovanni” e “Sganarello” a “Vladimiro” ed “Estragone”). Ne viene fuori un catalogo delle beffe (tutto il mondo è burla, dirà il Falstaff di Verdi/Boito) subite dal personaggio fino all’epilogo drammatico: la rottura con l’amico/allievo di sempre, re Enrico, e l’abbandono in solitudine, lontano dalla guerra di Agincourt dove tutti gli altri – non lui – conquisteranno gloria eterna. È uno spettacolo comico e drammatico insieme: una cavalcata nelle atmosfere shakespeariane, rielaborate per un pubblico di oggi, in grado di cogliere l’eternità del duello tra Caso e Ragione.
“Un personaggio unico, dunque. E attualissimo: come non pensare, seguendo le sue smanie, alla frenesia dell’uomo iperconnesso che vive contemporaneamente mille vite (vere o virtuali) pur di dimostrare a se stesso che esiste? Ecco, così noi abbiamo immaginato Falstaff: come l’antieroe di tutti i più grandi personaggi di Shakespeare. Se la modernità di Shakespeare è nella rappresentazione del dubbio, dell’imperfezione consapevole dell’individuo (quella di cui Amleto e Iago forniscono due filosofie gemelle ancorché opposte), la sua postmodernità è nel grassone che twitta per essere”.