Milano. Dal 9 al 17 aprile, Federico Tiezzi porta in scena, al Piccolo Teatro Strehler, quella che lo stesso Racine definì la migliore delle sue tragedie: «Un diagramma, dove ogni personaggio ama ed è amato, fugge ed è fuggito, e il desiderio si manifesta sempre come un dolore del possesso mancato, una passione dell’assenza, una forza negativa e crudele».
Nel palazzo reale di Trezene, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: ama il figliastro Ippolito, nato dal primo matrimonio del marito Teseo. Non ricambiata nel suo sentimento, si vendica accusando il giovane di un tentativo di stupro. Il ritorno di Teseo darà inizio a un’inesorabile rovina, che farà precipitare gli eventi verso la tragedia.
Dopo aver affrontato le eroine del teatro greco – Antigone, Ifigenia, Medea – Federico Tiezzi torna al mito antico, raccontato questa volta dal prezioso verso alessandrino di Jean Racine: «È come se, in Fedra, Racine volesse evocare ciò che resta dell’età classica, ricostruendola attraverso reliquie, lampi, frammenti, ma allo stesso tempo ne constatasse l’impossibilità, ne celebrasse la fine. Il risultato è una sorta di requiem allucinato e interiore, mentale e straniante, pieno di dolore e di lontananza».
Crediti foto: Luca Manfrini.