Modena. “Figli di un Dio ubriaco”, in scena questa sera alle ore 20.30 e domani alle 19.00, al Teatro Storchi di Modena, è il nuovo allestimento del Balletto Civile di Michela Lucenti.
Con un cast numeroso di età compresa fra i 9 e i 76 anni, la pièce ingloba la partitura dei Madrigali di Claudio Monteverdi e si ispira alla musica barocca, solo in apparenza lontana dal nostro presente.
“Abbiamo cominciato a ragionare tra il rapporto che c’è tra queste composizioni – commenta Michela Lucenti – e la società contemporanea. La straordinaria attualità del Barocco consiste in una spregiudicata libertà di un’arte capace di sperimentare all’infinito e in tutte le direzioni la propria potenza significativa, e questo ci appare di sorprendente attualità rispetto alla complessità delle dinamiche proprie del progetto contemporaneo”.
Il corpo in movimento è il fulcro del Barocco, un corpo umano e insieme titanico, imperfetto, fragile e dinamico, che diventa la dismisura narcisistica di tutte le cose. Ed è qui che il Balletto Civile trova la sua ispirazione, nelle creature in continuo cambiamento, uno sguardo sulla complessità del mondo fatto di eroi umani: in scena i rappresentati di diverse classi sociali (un imprenditore, operai, un nonno con la nipotina…) ritraggono le nevrosi, i sogni, le miserie e le speranze della quotidianità.
Un affresco umano del nostro presente che riporta alla scelta del titolo Figli di un Dio ubriaco, e quindi generati da un Dio fragile, imperfetto, dionisiaco, che ci unisce tutti nella continua sperimentazione al cambiamento.
“Spazio scenico bianco – prosegue Lucenti – solo i corpi come testimonianza del presente. Una radiografia dell’esistente. Un’epopea breve, poco epica, di una comunità attraversata da piccole e inesorabili avversità, si intrecciano le storie di personaggi alla ricerca di un proprio centro, con sullo sfondo il lavoro (tema caro anche a Monteverdi) non alienante ed ostile ma un collante sociale necessario a confermare l’ineluttabilità della vita e del nostro istinto di sopravvivenza.
I temi pastorali, amorosi e guerrieri – tipici dei Madrigali – si piegano all’urgenza di questi personaggi, il basso continuodella resistenza umana che si mischia ai suoni di una quotidianità ubriaca restituendo immagini che si dilatano e fungono da microscopio per il nostro sentire.
L’incertezza è legge di natura, personaggi in balia della precarietà, di eventi imprevedibili e apparentemente privi di causa. Una babele di refusi di racconto e di dialoghi, un’esplosione di marginale, scorci di interni, un’apparente mancanza di realtà, una sorta di empatia con chi si perde.
Le periferie del mondo si assomigliano tutte nella loro crudeltà tragica, splendore di nero, di dolore, di mistero. Le creature che le abitano assomigliano a bestie ferite, uomini e donne violenti in cerca di sopravvivenza che guardano il mondo dal margine del calore della cosiddetta normalità del benessere e la loro vita assomiglia ad una spasmodica corsa verso un precipizio, da dove spiccare un salto per un sogno di libertà che renda possibile una vera rivoluzione nelle loro esistenze.
La domanda che ci attanaglia tutti, l’essere qui ora, il venire alla luce di qualcuno e dall’altra parte lo spegnersi di qualcun altro. Il magnifico mistero che ci muove a sporgerci al di fuori dell’esistente e trovare la forza per non abbandonarsi a sé stessi. Fuori da noi”.
Una riflessione sulle questioni profonde della vita, il dolore e l’amore in una connessione fra fisico e spirituale che conduce fino al tema della compassione, caro a Balletto Civile, e qui sviluppato come passione attraverso cui conoscere sé stessi e gli altri.
“Lo sguardo sul mondo e il senso di responsabilità dell’artista che con il suo corpo si fa testimone del dolore e della gioia propria e del mondo. Questa magnifica rivoluzionaria musica di Monteverdi – conclude Michela Lucenti – spiritualmente accompagna l’abisso, la vertigine della carne in un manifesto di futurismo presente. “Come se niente fosse” raccontiamo la nostra vita”.
Oltre a questo spettacolo, Balletto Civile porta a Modena il progetto “10 Di/Versi | Madrigali Contemporanei”, realizzato dalla stessa Lucenti, Maurizio Camilli ed Emanuela Serra a partire da interviste con gli abitanti del territorio, invitati a rispondere alla domanda “Perché pensi che la tua vita possa essere un’opera d’arte?”. I contributi daranno vita a un workshop di creazione fisica, musicale e testuale, tra coreografia e slam poetry, che vedrà una restituzione al pubblico nell’autunno 2021.
Inoltre ERT ha affidato a Michela Lucenti la cura di una rassegna internazionale sulla drammaturgia fisica, ambito che la compagnia sviluppa da anni e inteso come un rigoroso e rinnovato lavoro coreografico di équipe fra drammaturghi e compositori per arrivare alla scrittura di copioni fatti di parole, suono, immagini e danza. La rassegna avrà luogo nel 2022 e chiamerà nel nostro territorio alcuni degli artisti che sviluppano questa prassi interdisciplinare.