Verona. Dopo Verdi, è Puccini l’autore più rappresentato all’Arena, con ben quattro titoli nella top ten dell’anfiteatro. Il grande lucchese (1858-1924) quest’anno arriva però con una gemma inedita: il Gianni Schicchi, atto unico divertente e appassionato con un protagonista medievale ma modernissimo, uomo nuovo cinico e toscano come “il gran padre” Dante che lo immortalò tra i fraudolenti nel canto XXX dell’Inferno, come il librettista Giovacchino Forzano e il compositore stesso, geniali nel ritrarre vizi, virtù e furbizie italiche.
La storia inizia quando il patriarca della ricchissima famiglia Donati muore, lasciando tutta l’eredità al vicino convento: gli eredi si alleano per riscrivere il testamento, grazie all’aiuto dello scaltro (ma “indegno”) Gianni Schicchi. Ma c’è anche una storia d’amore: Lauretta, figlia di Schicchi, prega il suo “babbino caro” di darla in sposa a Rinuccio, rampollo dei mal sopportati Donati. Il finale sarà sorprendente e divertente, con colpi di scena che metteranno d’accordo tutti… o quasi.
Per interpretare il ruolo del titolo, Fondazione Arena ha chiamato un cantante-attore di prestigio, un autentico mattatore che conosce a fondo l’opera, la tradizione esecutiva e al contempo il pubblico areniano: Leo Nucci, che debutta in Arena anche come curatore della regia. “Sarebbero davvero troppi i miei ricordi e le mie riflessioni su quest’opera, dalla registrazione in disco alle tante altre volte in scena – dichiara Nucci – ma voglio raccontarne uno oggi: riguarda quei momenti speciali in cui la vita vissuta si mescola all’arte, inverandola, facendotela sentire più vicina, viva, davvero personale. Il mio nonno materno di Prato faceva tra ‘800 e ‘900 il mestiere di Gianni Schicchi e i suoi ricordi sono così vivi nella mia memoria che questo personaggio pucciniano lo vedo proprio davanti agli occhi, come fosse stato un amico di nonno. Sono quasi felice – il quasi è d’obbligo, date le cause – che si possa parlare di mise en scène e non di regia vera e propria, perché di mise en scène parlavano Puccini e Forzano. Questa espressione e questa occasione mi fanno sentire più vicino a chi mi ha spiegato nel 1968 le ragioni prime di questo lavoro”. Infatti quell’anno, dopo la vittoria al concorso di Spoleto come barbiere Figaro, Nucci fu convocato anche per Gianni Schicchi come interprete del Dottor Spinelloccio. Correvano gli ultimi anni di vita dell’autore Forzano, che in quell’occasione lavorò a fianco del giovanissimo Nucci per mettere a punto lo Spinelloccio ideale, reinterpretazione della maschera bolognese del Dottor Balanzone, tanto da chiedere al felsineo Nucci di rispolverarne il dialetto. Un’esperienza unica che ha sancito, insieme alla lunga frequentazione con le note autografe di Puccini, un rapporto speciale con quest’opera rara, per la prima volta nel cartellone estivo dell’Arena di Verona.
Come protagonista e regista, Nucci guida un cast di eccellenti interpreti italiani come Lavinia Bini nei panni di Lauretta e Enea Scala, Rossana Rinaldi, Giorgio Giuseppini, Marcello Nardis, Rosanna Lo Greco, Biagio Pizzuti, Alice Marini, Gianfranco Montresor e il giovanissimo debuttante Zeno Barbarotto, che compongono la sgangherata famiglia Donati. Completano il cast Dario Giorgelé, Nicolò Ceriani, Maurizio Pantò e Nicolò Rigano. Dirige l’Orchestra dell’Arena l’acclamato maestro Francesco Ivan Ciampa.
“Il prossimo fine settimana riserva un regalo per tutti gli appassionati di lirica – afferma il Sindaco e Presidente della Fondazione Arena Federico Sboarina –. Nel nostro anfiteatro tornerà infatti a risuonare la musica di uno dei più gradi operisti di tutti i tempi, il grande maestro Giacomo Puccini. Saranno due spettacoli unici, come tutte le serate che dal 25 luglio si sono susseguite fino ad ora. E che proseguono all’insegna dell’entusiasmo, per un’edizione straordinaria del festival lirico che ha già regalato emozioni e momenti indimenticabili. Sono molto soddisfatto, il pubblico sta apprezzando la nostra proposta, grazie anche alla presenza sul palcoscenico di artisti di altissimo livello, in linea con le ultime edizioni dei festival lirici. La sensazione è che gli spettatori percepiscano l’unicità di questo progetto, basato sulla creatività e l’innovazione, oltre che sul coraggio, e lo sforzo per realizzarlo”.
“Quest’anno abbiamo inanellato così tante rarità e gioielli preziosi e così tanti interpreti straordinari che è quasi un peccato che si tratti solo di date uniche. – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena di Verona – Sono orgogliosa di aver dimostrato che la voglia di sperimentare, variare e donare al pubblico il meglio non è venuta a mancare nemmeno in un anno così difficile. Leo Nucci è un amico di lunga data e nei periodi difficili i veri amici si vedono. Questo Gianni Schicchi è l’unica opera che in un certo senso allestiamo per intero in Arena per l’estate in corso: lo considero un bellissimo regalo alla Fondazione e alla città, così come lo sarà il Gala Puccini, che schiera una parata di nomi di primissimo piano, altrove impossibili da mettere insieme”.
Infatti sabato 22 agosto il comparto sopranile allinea star come i soprani Eleonora Buratto, di recente applaudita nel Verdi Gala; Maria José Siri, pucciniana anche per inaugurazioni alla Scala; Hui He, beniamina areniana; e dopo l’unica presenza nel 2003 Angela Gheorghiu, massima Tosca del nostro tempo. È molto atteso anche il ritorno sulla scena veronese dei tenori Marcelo Álvarez, dopo otto anni, e Piero Pretti, assente dal 2015, così come quello del baritono Alberto Gazale. Completano la locandina altre voci di lusso come Carlo Bosi, Dario Giorgelè, Gianfranco Montresor. Il veronese Andrea Battistoni dirige l’Orchestra dell’Arena di Verona ed il Coro preparato da Vito Lombardi.
Ad aprire il programma è la prima opera in assoluto di Puccini, scritta appena dopo la fine degli studi: “Le Villi”, creature fatate della mitologia centro-europea, vendicatrici d’amore. Da questo ricco esordio musicale, che si esegue per la prima volta nella storia areniana, sono tratti l’intermezzo “La Tregenda” e il festoso coro introduttivo. Si passa quindi al romantico finale primo de “La Bohème”, che comprende tre capolavori senza soluzione di continuità: l’aria di Rodolfo “Che gelida manina”, la risposta “Sì, mi chiamano Mimì” ed il duetto conclusivo “O soave fanciulla”. Dell’appassionante tragedia giapponese “Madama Butterfly” sono proposti i due celebri assoli della protagonista “Un bel dì vedremo” e l’addio di “Tu, piccolo Iddio”, intervallati dal delicato Coro a bocca chiusa. L’impegnativa aria finale di “Manon Lescaut” segue il celebre Intermezzo sinfonico mentre la parte finale della serata è dominata da “Tosca”: dallo spettacolare “Te Deum” che coinvolge solisti, orchestra, coro, organo, campane e cannoni, all’intima e intensa “Vissi d’arte” (affidata a Gheorghiu) fino all’esecuzione integrale dell’Atto III: mentre il sole sorge su Roma, tra stornelli in lontananza (affidati alla voce del piccolo pastorello Marco Bianchi) e i mattutini dai campanili della città eterna, Cavaradossi dà il suo intenso addio alla vita con “E lucevan le stelle”, prima di vedere un’ultima volta la sua amata Tosca. Donne forti, passioni travolgenti, voci indimenticabili riempiono l’Arena il 21 e il 22 agosto per rendere omaggio a Puccini.