Milano. Da oggi al 7 aprile Flavia Mastrella e Antonio Rezza portano sul palcoscenico del Teatro Strehler il loro “epico” spettacolo che, tra teatro, arte e performance, racconta di un uomo che moltiplica all’infinito la propria immagine per cercare di sfuggire alla solitudine. Flavia Mastrella e Antonio Rezza, che hanno ricevuto il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2018, arrivano al Teatro Strehler con “Fotofinish”. Lo spettacolo, che è andato in scena per la prima volta nel 2003, racconta la vicenda di un uomo che, per sentirsi meno solo, si fotografa. Per farlo apre uno studio dove si immortala, fingendosi ora cliente, ora fotografo esperto. Grazie alla moltiplicazione della sua immagine arriva a credersi un politico che parla alla folla: una folla che non c’è, ma che lo galvanizza. Tra un comizio e l’altro si autoproclama costruttore di ospedali ambulanti, che si spostano direttamente nelle case dei malati, ma all’interno dei quali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e sotto quelle delle suore cappellone, che sostituiscono la medicina con gli strumenti della fede. Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, si convince di non essere più solo. Continua, così, nelle sue scorribande politiche, delegando se stesso alla cultura per costruire impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla pornografia solo per qualche labile traccia di dialogo. Ipotizza incendi e sciagure, immagina uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta. Di tanto in tanto torna ad essere fotografo per scattarsi nuove foto, impazzendo poco a poco, ma mai completamente. «Nel pieno del suo delirio auto presenzialista – spiega Antonio Rezza – arriva a farsi donna con tutta la sua nudità camuffata; e a farsi uomo, pensandosi ora l’una ed ora l’altro, immaginando di uscirci insieme per rientrarsi accanto. E come politico sblocca ogni piano regolatore per regalarsi una casa ambulante, come gli ospedali, come la disperazione di chi tenta di imbrogliar se stesso. E quando è costretto a mettere un cane a difesa della sua abitazione capisce di esser solo e di essere lui quel cane posto a tutela della proprietà. Ma con un colpo di coda inaspettato torna da cane a politico e accusa gli elettori di non aver capito. Di non aver capito che nulla è mai esistito. L’unica cosa che esisteva era la sua solitudine. Che non può essere fotografata perché la solitudine è l’assenza di chi non ti è vicino».