“Gennareniello”, a Teatro San Ferdinando debutta un gioiello di Eduardo De Filippo

Napoli. Al Teatro San Ferdinando il 20 dicembre ha debuttato in prima nazionale “Gennareniello” atto unico di Eduardo De Filippo, nella versione curata e diretta da Lino Musella, e vi rimarrà fino al prossimo 5 gennaio.
Che voglia essere un omaggio a Eduardo in occasione dei 40 anni dalla sua scomparsa è chiaro sin dal prologo di Lino Musella che, a sipario chiuso e senza gli abiti di scena, ripete l’ultimo discorso che De Filippo tenne agli studenti sottolineando loro l’importanza della tradizione e di come, solo conoscendola perfettamente, sia possibile poi superarla.
Ed è quello che ha voluto fare Musella con delicatezza e coerenza, attualizzando uno dei testi che vengono considerati minori della produzione eduardiana, soprattutto se messo a confronto con la più nota commedia in tre atti “Natale in Casa Cupiello” di cui la prima appare solo un abbozzo, in realtà per chi non conosce la sua genesi ed evoluzione.
“Gennareniello” di Musella è però cronologicamente spostata in avanti, non siamo nel 1932 – anno in cui è stata scritta – ma nel 1984 caratterizzato da una serie di eventi che hanno segnato la storia della città di Napoli: la morte di Eduardo, l’arrivo di Diego Armando Maradona e un sentimento di speranza diffusa che aleggiava tra i napoletani, tutto annunciato dalla radio attraverso le imposte chiuse della casa di Anna Maria, che affaccia sulla terrazza di Gennaro e Concetta.
Queste notizie interrompono il lungo silenzio – con cui si apre la narrazione – che caratterizza la quotidianità di Concetta, dedita alle faticose faccende domestiche e alla cura del figlio Tommasino, incapace di gestirsi in autonomia.
Concetta, interpretata da una credibile e brava Gea Martire, è una donna disincantata, tristemente realista, chiamata a fare i conti con i piccoli e grandi bisogni quotidiani, che si scontra invece con il marito Gennaro (Tonino Taiuti) che, al contrario, è perso nelle sue fantasiose invenzioni che solo lui ritiene geniali, illuso che vendendole potrà dare una svolta alla sua vita.
E così impiega le proprie giornate nel cercare finanziatori alle proprie trovate e nel corteggiare la bella dirimpettaia (Dalal Suleiman).
Ecco così apparire i personaggi minori come il professore di disegno Matteo (Roberto De Francesco, i cui tempi tragicomici si riescono ad apprezzare più a teatro che al cinema), Fedora (la divertente e brava Ivana Maione) la sorella di Gennaro, ‘O Russo, il venditore di stracci (Daniele Vicorito) e Michele Aniello, l’imprenditore (Alessandro Balletta).
Questi, a loro volta, sono sì immersi nei loro piccoli o grandi drammi quotidiani, ma diventano poi parte integrante dello spirito generale della commedia.
La resa è di una grande armonia e scorrevolezza grazie alla capacità di ciascun interprete non solo nel proprio ruolo ma anche nel dialogo corale. Tra tutti spicca un perfetto Tonino Taiuti al quale il recitare, come il cantare, viene naturale più del camminare e ci regala momenti di comicità grazie anche a Roberto De Francesco che gli fa da spalla, affiancati da altri momenti di pura poesia quando intona la serenata ad Anna Maria.
E un Lino Musella, poliedrico nel ruolo di regista e attore, che interpreta un figlio problematico, calzando una parrucca bionda e occhialoni anni ’80. Non sono da meno Gea Martire e Ivana Maione che ricordano le grandi attrici di Eduardo.
Le scene sono di Paola Castrignanò che riportano alla memoria i Quartieri Spagnoli punteggiati dai tubi innocenti dopo il terremoto del 1980 e contribuiscono a rendere la precarietà del quotidiano. I costumi sono di Ortensia De Francesco e assistente Federica Del Gaudio a rievocare quel periodo di passaggio della moda che sono stati appunto gli anni ’80.
La musica, infine, è curata da Guido Marziale con un omaggio a Pino Daniele con le note di “Lazzari felici”.

Crediti foto: Ivan Nocera.

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