Vittorio Veneto. Regista pluripremiato, direttore artistico della X edizione del Vittorio Veneto Film Festival. Ha collaborato con importanti realtà e ha talento da vendere. Conosciuto per aver prodotto la serie “Milano Underground” in quattro episodi, rendendo i passeggeri della metropolitana di Milano i veri protagonisti, vincendo il premio Roma Web Fest e tantissimi altri prestigiosi premi. La serie è nata attraverso il metodo innovativo del crowd-sourcing, cioè la collaborazione su un progetto tra più utenti attraverso internet e i social. Incontriamo Giovanni Esposito.
Sei un regista affermato e con “Milano Underground” hai dato una svolta al tuo ruolo di regista. Come è nata la tua passione per il cinema e il ruolo di regista? Quali riconoscimenti hai avuto durante la tua carriera?
Durante le estati degli anni ’80: mio zio è il cinefilo di famiglia, con lui passavamo delle lunghissime giornate nella casa al mare di Giulianova a realizzare quelli che, adesso, chiamerei cortometraggi. Erano dei piccoli filmati, video di famiglia. Ci divertivamo così tanto che ho capito subito che avrei voluto fare di quel “gioco” il mio lavoro.
Di riconoscimenti ne ho avuti veramente tanti, iniziando con i videoclip musicali. Il primo riconoscimento fu un premio sardo, una menzione speciale dal pubblico, in realtà uno dei premi più belli, quelli improvvisi, per un videoclip di una rock band milanese di cui seguii tutta la carriera videografica. Dopodiché il Sony Short Fest e poi tantissimi altri Festival. Di seguito con un progetto che mi ha dato moltissimo, “Milano Underground”, una serie basata interamente sulla metropolitana di Milano, con la quale abbiamo vinto numerosi premi. I più significativi sono il Roma Web Fest per la miglior web serie, il Seul come miglior serie al mondo e il Berlino per la miglior serie drama.
Sei stato Direttore Artistico del Vittorio Veneto Film Festival, il Festival del cinema dedicato ai più piccoli. Da quanti anni lo conduci e quali emozioni ti trasmette lavorare col pubblico più giovane? Hai qualche aneddoto da voler condividere?
L’esperienza del Vittorio Veneto Film Festival è stata a sé stante, nel senso che sono entrato all’interno del Festival, un po’ come si usa in questo periodo sui social, sugli eventi, nella modernità del “Take over”, solo per la X edizione, un’edizione importante non tanto per la cifra tonda ma quanto perché la prima realizzata interamente in digitale.
Mi ha dato tantissime emozioni, soprattutto perché il Vittorio Veneto Film Festival ha una sua lunga tradizione, e lega due aspetti importanti della mia vita personale che sono il cinema e il mondo dell’educazione dell’infanzia. Avendo tre bambine, essendo anche figlio di docenti e insegnando a mia volta, per me l’educazione, specialmente in quella fascia di età, legata al cinema, è un unico grande valore.
Di aneddoti ne ho diversi legati alla comunicazione, però quello più importante riguarda un film “La Partita”, che arrivò in selezione. Noi dello staff ce ne innamorammo subito, però, mettendoci in contatto con la produzione e col regista, scoprimmo che il film era ancora sulla piattaforma Netflix e non dava accesso al Festival in digitale, in fruizione gratuita. Ma ci piacque così tanto che chiamai personalmente la produzione e capirono il mio interesse, giocando la stessa “partita”, spingendo su Netflix che ci diede in esclusiva il film per il Festival, dicendoci che era la prima volta che concedevano al Festival un film presente sulla piattaforma ed era un primato. Ci diedero ragione perché il film vinse la sua categoria.
Ormai la pandemia ha inciso su tutti i settori lavorativi, compreso quello del mondo dello spettacolo e della cultura. Il Covid – 19 quanto ha inciso sul tuo lavoro di regista e quali negatività ha portato?
La pandemia ha inciso sul lavoro di tutti i registi e io questo lo so molto bene perché, facendo parte dell’associazione AIR3, quest’anno faccio parte del Consiglio Direttivo, sono in contatto con 150 registi che seguono diverse sezioni, sono dislocati in diversi punti d’Italia. Specialmente nella prima fase, la famosa “prima ondata”, ci siamo ritrovati completamente spaesati con tutti i set bloccati, non avevamo possibilità di muoverci. Il nostro lavoro è fatto di rete di contatti, di networking, non potendoci incontrare e fare sopralluoghi, incontri, è stata davvero molto dura.
Dopo il turismo, i trasporti, quello culturale, che comprende noi, gli eventi, i concerti, è stato sicuramente il settore più colpito. Anche quello dei piccoli commercianti, che hanno ricevuto sostegni, sperando che il loro commercio possa riprendere in modo fluente. Per noi è stato diverso, anche perché la chiusura dei cinema ha riaperto il dibattito sulle direttive del copyright sulle piattaforme digitali, per cui stiamo riaprendo anche questo discorso come associazione. Ha creato ad imbuto tutta una serie di eventi, anche nei Festival, in quanto i Festival prendono i film dell’anno precedente per la selezione, ciò ha creato traffico doppio per gli anni futuri perché tutti i film che non sono ancora usciti nei Festival e non sono stati realizzati si troveranno congestionati sulle future edizioni.
Io mi sono rifugiato nella scrittura, come hanno fatto molti miei colleghi. Fortunatamente sono arrivate poi le direttive sul set, siamo stati “educati” per la pandemia, ci siamo dovuti attrezzare con le mascherine FFP2 piuttosto che la distanza del DPI, la presenza del medico, igienizzarsi le mani, la misurazione della temperatura, l’utilizzo delle mascherine. Abbiamo timidamente ripreso, non si lavora tanto quanto prima però siamo arrivati ad un buon 80% della normalità.
In questo periodo a cosa ti stai dedicando e a cosa stai lavorando? Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
Collaboro al Lago Film Fest con AIR3 e siamo partner del Festival già da due anni, ma da quest’anno cureremo la sezione “Industry”, in collaborazione con altri professionisti. La piattaforma Lago è un Festival locale, noi diciamo “con i piedi nel lago ma con la mente all’internazionale”, per cui legarsi culturalmente ad un’associazione come la nostra vuol dire davvero respirare cultura in senso lato. Sempre con AIR3, a luglio lanceremo AIR3 Academy, anche qui torna il tema dell’education, saranno dei corsi che terremo noi registi all’interno della Scuola Civica “Luchino Visconti” di Milano. All’interno delle Summer School faremo dei workshop molto belli e interessanti, centrati sulla regia pubblicitaria, ed è un progetto che ho sviluppato personalmente. Ha richiesto molto tempo e duro lavoro ma siamo felici di poterlo fare con una scuola prestigiosa e importante.
Dopo “Milano Underground” mi sono appassionato molto al discorso seriale, ho diversi progetti in cantiere, soprattutto a tema documentaristico. Sono tutti in via di sviluppo, sia come regista che come autore.