Taranto. “Gli Spartani” andrà in scena giorno 29 settembre presso la Corte del Mudi, Museo Diocesano (Vico Seminario, 1) di Taranto: si tratta di un testo moderno e nello stesso tempo antico, senza timore di incorrere nell’ossimoro. Se è vero che i temi proposti – la questione femminile, il contrasto generazionale, la collettività opposta all’individualismo, le riflessioni sul potere e sulla morte – sovrastano i nostri tempi, è vero pure che gli stessi temi sono stati affrontati in quello che è il genere letterario più radicato nell’umanità: la tragedia antica. Barbara Gizzi si è interrogata sulla possibilità di scrivere “alla maniera dei tragici greci”, senza scimmiottarli ma utilizzando un linguaggio e delle strategie tecniche che sono tipiche del genere, per ritrovare così quella parola ‘piena’ (intesa sia in senso lacaniano sia come portatrice di valori) in grado anche di indurre una recitazione ‘corposa’, capace di scuotere lo spettatore alle viscere. Un testo che si presta, dunque, al lavoro registico visionario e fortemente imperniato sulla parola che Daniele Salvo ha intrapreso da molti anni, mettendo a frutto gli insegnamenti del suo maestro, Luca Ronconi. Undici attori in scena, cinque protagonisti e un coro di under 30, un gruppo che si è messo in gioco in un’avventura teatrale entusiasmante e totalizzante sotto la guida di Salvo. Riscoprire la potenza del teatro civile, di indagine sull’uomo, è, del resto, uno degli obiettivi della compagnia Terra Magica, compagnia fondata da Massimo Cimaglia che ha già all’attivo progetti artistici di valorizzazione del territorio sostenuti da istituzioni ed enti, tra cui la Regione Puglia, e che opera a Taranto, città ‘bollata’ troppo facilmente dai media come luogo afflitto dalle acciaierie, e invece culla della civiltà magnogreca nonché unica colonia spartana. La scelta della data, infatti, è parte integrante del progetto, coincidendo con l’importante convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia promosso dall’ISAMG (Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia) che patrocina lo spettacolo, insieme all’INDA e alla Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. La collaborazione con l’ISAMG punta ad accendere a Taranto, per qualche giorno, un vero focus di attenzione sulla cultura magnogreca. Partner del progetto anche l’Istituto di Sparta in previsione della diffusione di questo lavoro anche oltre i confini italiani. Lo spettacolo sarà infatti portato in tournée a Sparta nel 2024. Ripercorrere la storia mitica degli Spartani è, dunque, anche ritrovare le radici culturali di Taranto, al di là di ogni pregiudizio. In scena due donne spartane, Clitemnestra ed Elena, che incidono potentemente sul mito omerico e tragico. Il testo riprende gli eventi prima della guerra di Troia, scoprendo a Sparta le ragioni di un evento bellico di così vaste proporzioni e ponendosi (con devozione e ironia) come ‘prequel’ dell’ “Iliade” e dell’ “Orestea” di Eschilo. La storia diviene il pretesto per interrogarci sul senso della collettività opposto all’individualismo sfrenato che affligge i nostri giorni: se Sparta è passata alla storia come città ‘dura’ in realtà Sparta si fonda tutta sull’idea di ‘comunità’ in cui il singolo conquista un valore direttamente proporzionale al suo agire nell’interesse di tutti. Protagonista dello spettacolo è Clitemnestra, una Clitemnestra giovane, già così piena di cicatrici da lasciare intravedere la sua futura furia assassina. A vestirne i panni è l’attrice Valeria Cimaglia, che – pur giovane – porta avanti già da tempo una sua personale battaglia nel mondo del teatro: superare i pregiudizi e farsi strada nella sua professione senza cancellare la cicatrice che porta sul volto. La affiancano due attori che negli ultimi anni sono stati tra i protagonisti di maggiore successo nella stagione del Teatro Greco di Siracusa, Massimo Cimaglia e Giuseppe Sartori, entrambi nell’ “Edipo Re” diretto da Robert Carsen (spettacolo vincitore del Premio della Critica 2022) e in “Ulisse. L’ultima Odissea”, spettacolo di grande successo diretto da Giuliano Peparini. Il prologo prevede un protagonista di eccezione, presente solo in voce ma con tutta la sua emozionante personalità: Ugo Pagliai. Leda è Elena Polic Greco, attrice e cantante nonché insegnante storica della Accademia d’Arte del Dramma antico dell’INDA. Sarà lei a coordinare e dirigere il coro, altro protagonista del lavoro, presenza corporea e vocale imprescindibile e suggestiva. I costumi, firmati da Daniele Gelsi, vero artista nel settore, nascono da quella stessa ambizione a una possibile commistione tra antico e moderno che è alla base anche del testo e che è stata ispirata dalla lettura di Pasolini e delle sue riscritture e rivisitazioni dei classici. Lo spettacolo fa parte di un articolato progetto speciale riconosciuto dal MIC che prevede anche un laboratorio sul coro greco destinato ad attori professionisti under 30 per indagare, analizzare, rivivere con il corpo e con la voce un modo ‘viscerale’ di fare teatro, un modo in cui la parola diventa il punto di partenza per la recitazione. I sette borsisti selezionati lavoreranno con Daniele Salvo, Massimo Cimaglia ed Elena Polic Greco, maestri che frequentano costantemente il genere tragico.