Caserta. Nasce con questo spirito il desiderio di raccontare le opere di Gustavo Delugan, di origini trentine, ingegnere di professione e artista per passione. “Ogni accadimento può innescare riflessione e creatività” mi dice, a pochi giorni dall’emanazione del DPCM che ha letteralmente “chiuso” l’Italia al fine di contenere il contagio da coronavirus. Sulla base di uno scambio ormai quotidiano, ha preso avvio un rito di confronto e condivisione della sua arte. Un’arte peculiare che non si esaurisce meramente nella funzione estetica ma riflette contenuti e significati più profondi. Un’arte etica e sostenibile, votata alla natura ma anche alla meccanica, un ponte tra passato e presente del genere umano. La sua caratteristica specifica è quella di essere dedita alla valorizzazione della memoria, al vissuto e al riuso. Delugan costruisce oggetti ricavati da altri reperti, in tal modo i suoi manufatti recano con sé un vissuto, una vita precedente, una memoria antica. Diventano altro trasformandosi, al pari dell’uomo nel lungo viaggio della vita. Il filo conduttore tra passato e presente, tra vecchia e nuova esistenza è dettato dal materiale prescelto: il legno.
Il legno come materiale vivo che forma il tessuto vegetale degli alberi e getta le basi alla struttura e alla resistenza delle stesse ma si compone anche di colore e densità, durezza e resilienza. Il legno mostra all’uomo che oltre la corteccia di superficie si scopre un mondo altro.
Lo stesso mondo altro che le opere di Gustavo Delugan esprimono, tra scultura e installazione passando per la pittura.
Quest’ultima contraddistingue gli anni giovanili ed è connotata da elementi simbolici vari. In una, in particolare, vediamo come l’uomo è posto in relazione col mondo, in una condizione di reclusione: costui ci appare ingabbiato in una piazza deserta mentre la raffigurazione del reperto archeologico rappresenta il Sud.
Le sculture multimateriali sono le vere protagoniste della sua arte: il suo “Spartaco” ne è l’esempio, realizzato con delle travi di cantiere navale, le quali sono state riconvertite per delineare la figura a grandezza d’uomo del celeberrimo gladiatore Trace.
Un’altra sua opera giunge in forma di dedica: “a Bepi, mio padre”, poi aggiunge: “rigenerare la memoria, ricostruire con i resti della vita, equivale a tenere attivi e vitali le riserve dello spirito e dell’anima”.
Significativa è “Rinascita”: un tronco chiaro che appare come levigato da una superficie ondulata, trafitta all’estremità da sottili tubi di colore verde chiaro e più scuro. A guardarla bene e usando un po’ di immaginazione, sembrerebbe un corpo di donna proteso verso l’alto e trafitto, metaforicamente, dalla speranza.
Proseguendo nel rito quotidiano della condivisione, Gustavo mi invia: “Alveari”, accompagnando l’immagine da tali parole: “Alveari di città piene di storie silenziose,di persone che rispettano le regole del blocco sociale. Alveari di ospedale pieni di guerra al coronavirus. Alveari: poche parole,pezzi di legno,pezzi di vita e di memoria per questo nuovo tempo sospeso verso un futuro senza certezze contro un nemico invisibile”.
L’arte è universale e senza tempo in qualsiasi forma essa sia espressa: a parole scritte, con musica, l’arte pittorica o materica, diventano emozione, magia.
In una parola: salvezza.