Napoli. Sul finire della stagione estiva 2022 si può esaminare un fenomeno artistico sempre più diffuso, ovvero quello dei concerti (e dei festival) immersi nella natura.
Location inusuali, anche lontane dalle Oasi, che permettono di accompagnare passeggiate di trekking alla musica dal vivo in scenari più unici che rari.
Il concept è quello di far vivere allo spettatore un’esperienza totalizzante che faccia bene allo spirito e riconcili l’uomo con l’ambiente. I concerti si sviluppano seguendo la logica secondo cui il pubblico è ospite della natura, nel pieno rispetto del territorio, cercando di costruire esibizioni compatibili coi luoghi anche sul piano tecnico: si pensi ad esempio in taluni casi all’assenza di amplificazione per gli strumenti.
Un veicolo che senza dubbio intende anche sensibilizzare le persone provando a far sì che la presenza dell’uomo incida in minima parte sull’ambiente circostante.
Gli appuntamenti di questo genere sono ormai molteplici, al punto che è stata di recente creata la rete dei Festival Italiani di Musica di Montagna di cui fanno parte: I Suoni delle Dolomiti (Trentino), Musica delle Alpi Apuana (Toscane), Musicastelle Outdoor (Valle d’Aosta), RosorgiMarche (Marche), Suoni Controvento (Umbria), Paesaggi Sonori (Abruzzo), Suoni della Murgia (Puglia) e Time in Jazz (Sardegna). Si tratta, dunque, di un’organizzazione capillare diffusa su tutto il territorio nazionale. Al di là di questi festival, tantissime sono le iniziative simili come, ad esempio, il Water Music Festival (Lombardia) che quest’anno ha potuto contare sulla partecipazione anche di importanti artisti pop italiani o, ancora, Piano Lab con i concerti nella splendida Oasi WWF di Torre Guaceto.
Un format che dunque fa tendenza, soprattutto in un momento storico in cui i concerti en plein air sono diventati anche una necessità a causa della pandemia. D’altronde, l’importanza del fenomeno è testimoniata dal fatto che anche oltre confine sono state organizzate manifestazioni simili: si pensi ad esempio al Tomorrowland Winter sulle Alpi francesi.
In effetti, questi spettacoli costituiscono anche un’attrattiva importante per i turisti, aiutando a far vivere e conoscere la montagna pure d’estate, periodo dell’anno in cui tradizionalmente questi scenari si spopolano a beneficio delle più gettonate spiagge.
Quest’anno, ciascun festival ha in media previsto un programma composto da quindici concerti spalmati su tre mesi. L’evoluzione di questo fenomeno ha spinto così le prime associazioni ambientaliste ad interessarsi alle problematiche che simili manifestazioni possono comportare. Proprio la Mountain Wilderness France, associazione francese, ha sottolineato come la montagna non sia un territorio che deve adattarsi alle nostre abitudini consumistiche e ai nostri stili di vita urbana (su www.mountainwilderness.fr, 17 marzo 2022, ndr). In sostanza, la montagna, le spiagge e tutti gli spazi naturali incontaminati non sono “programmati” per ospitare musica dal vivo davanti a grandi o piccoli gruppi di persone. In altri termini, esistono spazi che non dovrebbero essere “toccati” dall’uomo, perché non sono a lui naturalmente destinati.
Un dibattito destinato ad accentuarsi in futuro considerata anche l’assenza di una regolamentazione specifica in materia. D’altronde, risulta evidente come ci siano importanti valori da contemperare: da un lato, infatti, ci sono la bellezza dell’esibizione dal vivo e la relativa occasione di business; dall’altra, la tutela dell’ambiente, ovvero della flora e soprattutto della fauna presente sul territorio.