Salerno. Con oltre 160 ospiti italiani ed internazionali la cui presenza animerà il centro storico della città dal 17 al 24 giugno, il festival di “Salerno Letteratura” festeggia i suoi 11 anni confermandosi come un appuntamento imperdibile nel panorama degli eventi estivi del nostro Paese.
Il tema di questa edizione è “L’umanità è un tirocinio”, dal titolo del recente lavoro di Domenico Starnone che in occasione del festival celebrerà i suoi 80 anni: proprio al celebre autore partenopeo è stata affidata la prolusione del festival svoltasi ieri, domenica 18 giugno, nel corso di un incontro tenutosi nell’atrio del Duomo.
Ricchissimo il parterre degli ospiti, tra i più noti si menzionano Sidney Sibilia, Amir Issaa, Lucia Annunziata, Ernesto Assante, Eva Cantarella, Giorgio Ieranò, Diego De Silva, Dacia Maraini, Chiara Gamberale, Gabriella Genisi, Luc Dardenne, Giulio Scarpati, Laura Pepe e Niccolò Ammanniti.
Dieci le sezioni del festival, ovvero Finzioni – Il mondo narrato; Classica; Sguardi sul mondo attuale – Economia/Verifica dei poteri; Salerno Filosofia; Summer School; Spazio ragazzi; Incanto – Musica/ Poesia; I Lusiadi; Dialoghi; Scuola di lettura. Tantissime le novità ideate dai direttori artistici Gennaro Carillo e Paolo Di Paolo, da Ines Mainieri, direttore organizzativo, e da Daria Limatola, curatrice del programma dedicato ai ragazzi: una scuola di lettura, l’omaggio alla signora Dalloway nata dalla penna di Virginia Wolf e un approfondimento particolare dedicato agli autori della letteratura portoghese del XX secolo, solo per citare alcune delle iniziative di punta.
Questa edizione del festival è stata realizzata con il patrocinio di Regione Campania, Comune di Salerno, Università degli studi di Salerno, Confindustria Salerno, Camera di Commercio di Salerno Fondazione della Comunità Salernitana. Il progetto è stato finanziato dalla Regione Campania attraverso Scabec ed è sostenuto da Comune di Salerno, Camera di Commercio di Salerno, Luiss Università “Guido Carli”, Bper Banca, La Doria, Chin8 Neri, D’Amico, Gruppo Noviello.
I ringraziamenti degli organizzatori vanno al Comune e alla Provincia di Salerno, al Dipsum, al Disuff e ai Dipartimenti di Economia e Statistica dell’Università degli Studi di Salerno, senza dimenticare tutti i sostenitori sia pubblici che privati.
In questa sede si approfondirà in modo particolare uno degli incontri dedicati alla sezione Classica, ovvero l’appuntamento della prima giornata del festival con Laura Pepe, filologa classica e docente di Diritto Greco e Romano presso l’Università degli Studi di Milano, volto noto al grande pubblico per i suoi lavori letterari dedicati alle figure dell’epoca classica e conduttrice di programmi di approfondimento sul canale Focus.
L’autrice de “I tendini di Zeus” e “Storie meravigliose di giovani greci” ha dialogato con Gennaro Carillo percorrendo un viaggio affascinante attraverso il mondo antico e soffermandosi su alcune delle figure più emblematiche della classicità.
“Ho scritto un libro sui giovani greci – ha dichiarato Pepe – perché mi sono resa conto che non esisteva un volume dedicato alla gioventù greca. Opere come l’Iliade e l’Odissea sono tutorial dell’antichità perché al loro interno troviamo di tutto, anche i modelli di comportamento. Quello di Achille, ad esempio, è un modello di forza. L’eroe sa che la sua esistenza sarà di breve durata e va incontro al suo destino consapevolmente; non possiede la pietà di Enea e lo si nota in modo chiaro dopo lo scontro con Ettore quando si accanisce sul corpo dell’avversario”.
Di contro, una figura come quella di Telemaco si pone su un piano totalmente opposto ad Achille. “Il figlio di Ulisse è cresciuto con una figura paterna estremamente scomoda – sottolinea l’autrice – pur non essendo presente. Telemaco non muove un dito mentre i Proci fanno razzie nella sua dimora e quando dopo 20 anni padre e figlio finalmente si incontrano il loro è un abbraccio tiepido”.
Da questa lucida analisi di Laura Pepe si evince quanto Achille e Telemaco siano lontani caratterialmente e nelle intenzioni, due modelli comportamentali agli antipodi: l’eroe greco possiede una “ferocia che sconfina in una dimensione extraumana” – come sottolinea Carillo ma è capace anche di nutrire una profonda compassione come accade durante l’incontro con Priamo, quando accetta di restituire il cadavere martoriato di Ettore e, quale atto di suprema bontà, sceglie di avvolgere il corpo in uno dei chitoni che il re troiano gli aveva portato in dono.
Nessun eroe antico, però, è dotato solo di luci o solo di ombre. Persino Ettore sa essere crudele quando si reca al duello con Achille indossando le armi appartenute a Patroclo. Un affronto che Achille non può tollerare e che accresce a dismisura il desiderio di vendetta che già animava il suo cuore.
Anche le figure femminili costituiscono un modello comportamentale e non sempre la lettura dei classici che ci è stata tramandata è quella corretta, anzi, talvolta ci appare a dir poco miope: Antigone è un esempio emblematico in tal senso. Questa fanciulla, una giovinetta di circa 13 anni, è in realtà “una bestia feroce”. Parole dure quelle pronunciate da Laura Pepe ma che traggono spunto da una riflessione profonda. “La risorsa più grande che ci proviene dai classici è quella di concepire il dubbio. Prospettare un’Antigone santificata e un Creonte malvagio non era l’intento di Sofocle. La ragazza – spiega Pepe – decide di dare sepoltura al fratello, che è considerato al pari di un terrorista in quanto voleva distruggere la sua patria e i suoi dei, ma Polinice ha mosso in armi contro il fratello Eteocle pertanto non merita di avere una sepoltura”. L’anno di rappresentazione dell’Antigone sofoclea è il 442 a. C. ed è bene porre l’accento su questa data perché tornava alla ribalta una legge fondamentale, ovvero il divieto più totale di seppellire i traditori della patria. Le tragedie nascevano con un intento didascalico e “Antigone” non fa eccezione.
La protagonista però disobbedisce alle leggi della città perché è fedele unicamente al suo “nòmos”, termine che non indica solo la legge scritta ma anche le usanze e i costumi di una famiglia. Ed è in questa seconda accezione che lo intende Antigone. “Lei difende le leggi del sangue mentre Creonte quelle della città, che sono isonòmiche e quindi uguali per tutti. In tale prospettiva – racconta Pepe – Antigone non appare più come una figura positiva. Al termine della tragedia si comprende che sia Antigone che Creonte perdono perché non c’è alcun dialogo costruttivo tra i due”.
Nel corso dell’appuntamento con Laura Pepe i presenti hanno respirato a pieni polmoni le suggestioni e gli insegnamenti che ci derivano ancora oggi dal mondo classico, un mondo che appare tutt’altro che polveroso ed obsoleto e che è in grado di fornire alla nostra epoca ancora spunti di riflessione di un’attualità disarmante.
Al termine di questa vivace conversazione tra Pepe e Carillo il conduttore ha chiesto un pensiero legato al tema di questa undicesima edizione del festival: “Sono molto felice nel vedere tante persone presenti ed interessate ad ascoltare argomenti che secondo alcuni non servono più a niente – ha dichiarato la docente. L’essere umano può essere ciò che vuole, nel bene e nel male, ma il mio augurio è che non si venga assorbiti dai beni materiali e che il nostro orizzonte sia tale da capire cosa davvero può offrire nutrimento al nostro animo”.
Crediti foto “Salerno Letteratura”: Michele Calocero, Opera Design.