Napoli. Per cinque giorni – dal 15 al 19 gennaio – i Pink Floyd Legend, una delle più note band tribute italiane, offre al Teatro Bellini una “Floyd experience” immersiva, psichedelica e coinvolgente facendo sì che la musica sia fruibile attraverso più sensi, dove l’aspetto visivo non sia da meno a quello uditivo.
Ripercorrono sette dei più importanti album della band rock britannica e contemporaneamente pietre miliari della musica del ‘900, uno per sera affiancato sempre da un paio di canzoni riconoscibili anche ai meno esperti: il 15 gennaio “The Dark Side of the Moon”, il 16 gennaio “Pulse”, il 17 gennaio “Animals” e “Wish you were here”, il 18 gennaio “The Wall” e “The Final Cut”, finiranno il 19 gennaio con “Atom Heart Mother”.
A Maurizio Malbruzzi e Giorgio Verdelli mercoledì sera il compito di introdurre quest’omaggio antologico, attraverso la proiezione di fotografie d’epoca, il racconto dei noti dissidi tra Roger Waters e David Gilmour e quelli personali di Verdelli.
Quest’ultimo ha ricordato di quando nel 1971 andò alla ricerca presso la ditta “Napolitano” di un pianoforte per il concerto che i Pink Floyd tennero nell’anfiteatro a Pompei a porte chiuse per girare un docufilm diretto da Adrian Maben, uscito in Italia nel 1972 con il titolo “Pink Floyd a Pompei”, e di come lui divenne il guardiano della coperta di cui il vecchio Napolitano corredò il pianoforte per evitare che si rovinasse con l’umidità del luogo.
“The Dark Side Of The Moon” è il terzo album più venduto della storia, il suo suono e il suo messaggio sono ancora validi e Malbruzzi ha ricordato come una versione dello storico album sia stata riletta e riregistrata da Roger Waters senza il supporto dei due membri viventi del quartetto, e soprattutto tagliando tutte le parti eseguite con la chitarra da Gilmour.
Special Guest Beppe Lanzetta che dalla prima fila è stato chiamato a salire sul palco e ha strappato un sorriso raccontando di quando i Pink Floyd si diffondevano e con loro quella ventata di novità, mentre la sua famiglia alla periferia di Napoli continuava ad ascoltare i classici della canzone napoletana e così lui si è trovato a fare un mash up tra le due culture.
I Pink Floyd Legend sono nati nel 2005 e sono riconosciuti come il gruppo italiano capace di rendere il miglior tributo alla musica dei Pink Floyd, partendo da uno studio approfondito degli spartiti e dei concerti live.
Tra i componenti dei “Pink Floyd Legend” però, al contrario dei propri idoli, pare regni una grande armonia e sono: Alessandro Errichetti (voce e chitarre), Simone Temporali (voce e tastiere), Manfredi Roberti (voce e basso) Paolo Angioi (chitarre, basso e cori) ed Emanuele Esposito (batteria) con le brave coriste Giorgia Zaccagni, Daphne Nisi e Claudia Marss e Maurizio Leoni al sax .
La direzione del Legend Choir & Orchestra è affidata al Maestro Giovanni Cernicchiaro e la produzione è di Menti Associate.
Gli artisti hanno proposto in maniera accattivante ed emozionale “The Dark Side Of The Moon” ponendo l’accento su tutti gli elementi che ha reso la band britannica un trait d’union tra gli esperimenti degli anni Sessanta e l’arrivo dei Radiohead.
Hanno fatto vivere così al pubblico un sogno psichedelico in cui ogni canzone si collega all’altra senza soluzione di continuità, fluendo nella successiva come la mente libera da vincoli, alternando brani strumentali con quelli cantati.
E in ognuno ci sono tutti gli effetti sonori presenti poi lungo tutto l’album e dove a ciascuno viene attribuito il suo significato, poi rappresentato e/o proiettato nel centro del palcoscenico: un registratore di cassa, il battito di un cuore, il ticchettio di un orologio, monete che cadono, l’ululato delle eliche di un elicottero, qualche risata e le voci in sottofondo.
Bellissimi gli assoli di chitarra come quello di “Money”, la canzone che ha permesso di vendere milioni di copie dell’album, gli assoli delle coriste e il suono del sax
Stasera non si replica ma si continua a sognare attraverso le note di un altro album e il complesso allestimento di luci e proiezioni che contribuiscono a trasportarci in un’altra dimensione.
Crediti foto: Sergio Banfi.