L’artista Enrico Manera realizza nel 2021, sul cofano anteriore di una Jaguar E-Type (XKE) degli anni Sessanta, un’opera d’arte dal titolo “READY MADE”.
L’occasione è il sessantesimo anniversario della mitica automobile di Diabolik, prodotta dalla casa automobilistica britannica dal 1961 al 1975, con il design progettato da Malcolm Sayer, ben noto, nel settore, per essere tra i precursori dell’utilizzo di formule matematiche nella progettazione di linee aerodinamiche.
L’”operazione” artistica di Manera è sulla scia di un filone creativo che soprattutto nel Vovecento vede l’automobile fonte di ispirazione e supporto creativo.
Basti pensare che proprio agli inizi del secolo scorso Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, dedica all’automobile il quarto punto del Manifesto del Futurismo pubblicato da Le Figaro nel 1909: “La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia”.
La celebre scultura ellenistica che commemora la vittoria di Eurimedonte sembra cedere il passo al dinamismo della grande invenzione tecnologica ottecentesca, che nel Novecento si esprime in tutto il suo splendore ispirando artisti italiani del calibro di Umbero Boccioni, Giacomo Balla, Gino Serverini, Carlo Carrà e Fortunato Depero.
Nelle opere degli anni Sessanta di artisti d’oltreoceano quali Roy Lichtenstein, Peter Phillips, James Rosenquist e Bernard Rancillac l’automobile è evocata in ogni modo e con i linguaggi creativi più disparati, per non parlare delle tele e serigrafie di Andy Warhol, che si cimenta nella pittura arcobaleno sulla Bmw M1 del 1979, oltre che nell’opera “White Car Crash 19 Times” (1963). Di qui la rassegna di opere e artisti è abbastanza copiosa. Basti pensare a Rauschenberg, Stella, Holzer, David Hockney e Calder.
Le istituzioni museali non rimangono alla finestra di fronte a tale connubio arte-automobile al punto che già nel 1951 il MOMA di New York interviene con una fortunata retrospettiva dal titolo “8 Automobilies” cui seguono altre iniziative espositive in tutto il mondo fino ai giorni nostri a suggello della promozione di un’arte applicata – quella del design dell’automobile, appunto! – la quale è senz’altro medium di Bellezza e nello stesso tempo una sorta di pellicola tra l’irrefrenabile sviluppo tecnologico dell’ultimo secolo e le incredibili conseguenti trasformazioni sociali che con l’avvento di Internet hanno definitivamente modificato i comportamenti individuali e collettivi dopo migliaia di anni.
Enrico Manera, artista della scuola romana di Piazza del Popolo, che tra gli altri annovera Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, realizza la sua opera d’arte sul cofano della Jaguar XKE del 1961 in maniera artisticamente “sostenibile”, realizzando un dialogo tra differenti linguaggi creativi e facendosi latore di un messaggio sociale quanto mai attuale in un’epoca di profonde trasformazioni dei comportamenti individuali e collettivi dovute soprattutto all’avvento di internet.
In tal senso “READY MADE” è un’opera d’arte sostenibile. Infatti, oltre alla bellezza che promana in se ipsa, perora delle riflessioni sul brand della Jaguar, oggi non più di proprietà inglese, parte lesa, insieme ai principali brand mondiali automobilistici, di una globalizzazione che mina le identità sociali e culturali, provocando una sorta di osmotizzazione di “storie di eccellenza”, in linea con lo smarrimento che ogni essere umano del pianeta vive nei giorni nostri, dimenticando le sue origini culturali e la propria identità sociale, veri leitmotiv della sua esistenza.
Nell’anno del sessantesimo anniversario della Jaguar XKE Manera utilizza un’opera d’arte, vale a dire il cofano di un esemplare originale, per creare un’altra opera d’arte che non annulla la prima, bensì con cui dialoga lanciando un monito planetario sulla deriva dell’uomo contemporaneo che dimentica progressivamente chi è e da dove viene nella “società della trasparenza” del filosofo sudcoreano Byung-chul Han.
Incredibilmente il futurismo cui si ispira l’artista romano diventa una sorta di storicismo a contrariis, lo sviluppo tecnologico dimostra le sue derive sociali negative e il dinamismo della società contemporanea vuole dimenticare se stesso alla ricerca di valori millenari, che i new media stanno progressivamente offuscando, diventando oggetto dell’agire umano, anziché privilegiato strumento per una convivenza sociale equilibrata.
E le ricadute positive di READY MADE non finiscono qui.
L’opera d’arte è anche l’occasione per rendere una sorta di tribute al pilota Gianluca Bardelli, pluridecennale amico di Manera, il cui nome figura sull’opera, in commemorazione della sua vittoria a Imola all’Historic Grand Prix del 1991.
Per tutta la stagione invernale 2021/2022 l’opera sarà esposta presso la Jaguar Land Rover Lounge di Courmayeur Mont Blanc, Chalet de l’Ange. Nel 2022 sono previste mostre in Sicilia e a Milano, oltre a un tour espositivo internazionale in via di definizione.