Torino. Il mese di dicembre segna il ritorno del balletto e il Regio Metropolitano porta al Teatro Alfieri per ben 13 date, dal 4 al 15, il titolo natalizio per eccellenza: “Lo Schiaccianoci”, balletto su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij nell’esecuzione del Balletto del Teatro Nazionale dell’Opera di Kiev, con la versione coreografica di Valery Kovtun su libretto di Marius Petipa; l’Orchestra del Regio è diretta da Mykola Djadjura e il Coro di voci bianche da Claudio Fenoglio. I solisti che potremo ammirare in scena sono: Natalia Matsak, Irina Zhalovskaya, Sergey Krivokon e Jan Vana.
Il Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Kiev Taras Ševčenko alza il sipario per la prima volta nel 1867 e all’inizio del ’900 inizia a formarsi la compagnia di balletto, tra i danzatori vi erano: B. Nižinskaja, O. Kočerkovskij, O. Osovskaja. Non è un caso, quindi, che due tra i più famosi ballerini del XX secolo, Vaclav Nižinskij e Serge Lifar, fossero appunto di Kiev. Il 18 ottobre 1931 nasce ufficialmente la prima compagnia di ballo dell’Ucraina con la presentazione di Pan Kanjovskij di Verikovskij. Gli anni del dopoguerra vedono fiorire nuovi programmi, collaborazioni con giovani artisti e le tournée a livello internazionale. Nel 1964 il Balletto dell’Opera di Kiev viene insignito dell’Etoile d’or al Festival di danza classica di Parigi. Sotto la direzione di Anatolij Šekera la Compagnia è cresciuta e si è aperta anche alle coreografie moderne. La sua messa in scena del balletto di Sergej Prokof’ev Romeo e Giulietta, del 1971, è stata rappresentata in tutto il mondo per oltre trent’anni e ha ricevuto la medaglia dell’Unesco come migliore interpretazione del balletto di Prokof’ev. Oggi la Compagnia, che vanta 150 danzatori, è sotto la Direzione artistica di Elena Filipeva, Artista del Popolo dell’Ucraina.
La storia dello Schiaccianoci, ambientata agli inizi dell’Ottocento, si svolge alla vigilia di Natale quando Drosselmeyer, eccentrico inventore di giocattoli, molto amato dai bambini, viene invitato a casa del signor Stahlbaum per vedere il grande albero di Natale. I giochi e le danze si susseguono e il fantasioso Drosselmeyer organizza anche uno spettacolo di marionette e burattini nel quale il Re dei topi vuole rapire la Principessa, ma il coraggioso Schiaccianoci lo uccide e salva la Principessa, diventando così il giocattolo preferito della piccola Maša. In sogno, la figlia del signor Stahlbaum immagina l’invasione della sala da pranzo da parte dei topi guidati dal loro Re, ma lo Schiaccianoci guida i soldatini di latta all’attacco e Maša, dominando la paura, lo segue e lo salva gettando la sua pantofola contro il Re dei topi che, sconfitto, scompare con le sue truppe. Drosselmeyer trasforma quindi lo Schiaccianoci e Maša in un Principe e in una Principessa e l’atto si conclude con il meraviglioso Valzer dei Fiocchi di Neve. Nell’ultima parte del balletto il sogno prosegue e giunge il momento dei festeggiamenti cui prendono parte Maša e lo Schiaccianoci, e si susseguono le danze con ritmo incalzante: spagnola, orientale, cinese, russa (trepak) e Pas de Trois, fino al risveglio della piccola protagonista.
Sono innumerevoli le versioni – e infinite le interpretazioni – del balletto portate in scena dai grandi coreografi fino a oggi. Il balletto è l’ultima opera di Marius Petipa, il coreografo dei Teatri Imperiali russi a fine ‘800. Composta da Čajkovskij, la partitura sonora è stata lo sfondo della coreografia di Lev Ivanov, successore di Petipa, presentata per la prima volta nel dicembre 1892 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Il debutto europeo del celebre balletto è nel 1934 al Sandler’s Wells di Londra e nel 1938 alla Scala di Milano. Una delle versioni più originali è quella di George Balanchine per il New York City Ballet nel 1954. Il Balletto del Teatro Nazionale dell’Opera di Kiev propone la coreografia di Valery Kovtun che ripercorre i passi di Petipa e di Ivanov con lo scopo di restituire tutto lo splendore della veste tradizionale de “Lo Schiaccianoci”. Le scene e i costumi sono di Maria Levitskaja e le luci di Igor Samarets.
Crediti foto: Luca Vantusso.