Ravello. Il cartellone della 67esima edizione del Ravello Festival, dopo una breve pausa per il Ferragosto, propone al suo pubblico due appuntamenti molto diversi tra loro che vedranno protagonisti Pierre-Laurent Aimard, fra i maggiori specialisti del pianoforte moderno e contemporaneo, e i giovani talenti dell’Orchestra Giovanile Italiana diretti a Ravello da una delle bacchette più interessanti del panorama internazionale, Jérémie Rhorer, che torna nella Città della Musica dopo l’applaudita esibizione dell’anno scorso alla guida de “Le Cercle de l’Harmonie”.
Sabato 17 agosto, Aimard sarà protagonista di una vera e propria ‘maratona’ pianistica che partirà di primo mattino per culminare a tarda sera nella quale eseguirà, per la prima volta in Italia, l’integrale del “Catalogue d’Oiseaux” di Oliver Messiaen.
Le quattro location scelte per l’esecuzione sono i Giardini del Monsignore (ore 9), la Chiesa di San Giovanni del Toro (ore 12), la Piazzetta San Lorenzo di Scala, (ore 19) e gran finale nella Sala dei Cavalieri di Villa Rufolo (ore 23) dove il concerto sarà preceduto (ore 22) da una degustazione di vini a cura del Sannio Consorzio tutela vini, sponsor del Ravello Festival 2019.
Nell’articolato corpus di opere di Olivier Messiaen, i sette libri che compongono il “Catalogue d’Oiseaux” rivestono un posto del tutto speciale. Composto tra il 1956 e il 1958 per la seconda moglie Yvonne Loriod (che ne eseguirà la prima nei concerti della Domaine Musical di Boulez nel 1959, rimanendo un punto di riferimento interpretativo), il ciclo rappresenta uno dei più rilevanti lavori per piano del Novecento, con la sua stratificata ambivalenza tra il descrittivo e l’astratto, nonché con l’ambizioso obiettivo di descrivere non solo il canto dell’uccello di riferimento, ma l’intero ambiente regionale francese in cui era inserito.
Domenica 18 agosto (ore 20) la musica ritorna sul palco Belvedere di Villa Rufolo con il nono appuntamento sinfonico della stagione. Il maestro francese Jérémie Rhorer sarà alla guida dell’Orchestra Giovanile Italiana. Stavolta il dialogo tra autori italiani ed europei, leitmotiv dei programmi musicali proposti dal direttore artistico Paolo Pinamonti, sarà tra Alfredo Casella e Gustav Mahler e nello specifico tra la “Seconda sinfonia” di Alfredo Casella e “Decima” di Mahler. Il compositore torinese fu il primo italiano a capire la statura di Mahler, che conobbe a Parigi nel 1909. Casella, il «nunzio apostolico della musica contemporanea italiana» (F. d’Amico), fu spesso frainteso come compositore da ammiratori e censori per le sue ‘virate’ stilistiche. Mutazioni nate dalla grande curiosità e informazione per quanto lo circondava che i detrattori insinuavano frutto di snobismo esterofilo anziché di solida necessità etica. La “Seconda sinfonia” di Casella fu eseguita a Parigi nel 1910, dopo l’esecuzione della “Seconda” di Mahler (organizzata da Casella), ed è opera emblematica per capire le influenze filtrate dal giovane Casella (Mahler, Strauss e i russi). “La sinfonia in do minore” di Casella condivide con la “Seconda” del venerato maestro boemo-viennese non solo il numero due e la tonalità d’impianto, ma flagranti tratti stilistici: la comparsa nel Finale di una tetra e lugubre marcia funebre e l’oscillazione fra gravità funebre e violenti ostinati ritmici, fra grandi slanci lirici, aneliti mistici (come nell’epilogo sul metafisico sostegno dell’organo) e sarcastiche crudezze. Caratteristiche che rimarranno distintive anche delle successive maschere che l’arte di Casella assumerà nel corso del suo intenso cammino artistico.