Milano. Il Piccolo Teatro di Milano celebra il Giorno della Memoria, proponendo al pubblico la lettura integrale del “Diario” di Dawid Rubinowicz, un progetto a cura di Davide Enia. Il podcast sarà online sui canali social del Piccolo e rimarrà disponibile per l’ascolto anche dopo mercoledì 27 gennaio.
Le note quotidiane del piccolo Dawid sono affidate alle voci di Dalila Cozzolino, Sylvia De Fanti, Lisa Ferlazzo Natoli, Marco Foschi, Silvia Gallerano, Paolo Mazzarelli, Lorenzo Parrotto, Alessandro Riceci, incorniciate da quella dello stesso Enia, che apre con la lettura della prefazione e chiude con un suo intervento originale.
I cinque quaderni che compongono il “Diario” di Dawid Rubinowicz furono ritrovati, dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, nella casa, sventrata dai bombardamenti, di una cittadina polacca. Il nome e cognome del giovanissimo autore risultano stampigliati sulla copertina: Dawid Rubinowicz era un ragazzino di dodici anni, “con gli occhi azzurri”, lo ricorda la maestra, “un po’ smarrito, biondo come un tedesco. Se voleva poteva salvarsi, ma era molto attaccato ai suoi, non voleva mai lasciarli”. Apparteneva a una famiglia povera del villaggio di Krajno, nel distretto di Radom, occupato dai tedeschi. La quotidianità di questa piccola comunità ebraica rivive, con grande semplicità e infantile asciuttezza, nelle parole di Dawid, una cronaca diligente e meticolosa, tra le cui righe si affaccia l’orrore della storia. Le pagine coprono un arco di tempo di due anni, dalla primavera del 1940 al 1942, interrompendosi bruscamente il 1° giugno.
Dawid muore, come tutta la sua famiglia, nel campo di sterminio di Treblinka II. In Polonia il “Diario” fu letto alla radio nel 1957 e pubblicato due anni dopo.
Se il teatro è il luogo in cui la comunità si incontra per riflettere su se stessa, sul proprio senso e sul proprio futuro, in questo nostro strano presente sospeso, ancora in scacco per l’emergenza da Covid 19, la scelta del Piccolo Teatro di Milano di dar vita, nella ricorrenza del giorno della memoria, alla lettura in formato podcast del “Diario” di Dawid Rubinowicz è dettata dal tenace desiderio di obbedire al preciso dovere morale – individuale e collettivo – di non dimenticare. Un atto di memoria pubblica che non si pensa come passiva registrazione, ma – declinandosi come tentativo di comprensione a dispetto dell’indecifrabilità della Shoah – si vuole ferma esortazione ad una compiuta azione di palingenesi. “Comprendere – spiegava Hannah Arendt, non significa”, infatti, “negare l’atroce […] Significa piuttosto esaminare e portare coscientemente il fardello che il nostro secolo ci ha posto sulle spalle, non negarne l’esistenza, non sottomettersi supinamente al suo peso. Comprendere significa insomma affrontare spregiudicatamente la realtà, qualunque essa sia”.
Claudio Longhi, Direttore del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, dichiara: “Leggere il “Diario” di Dawid Rubinowcz è una operazione di confronto con se stessi. In un mondo colluso con il male, da che parte si decide di stare?”.
Aggiunge Davide Enia: “Le parole di Dawid vengono consegnate al foglio come una preghiera di liberazione. Deposte sulla pagina, si spera trovino un senso. E invece no, non c’è proprio un senso, è la realtà che è diventata un mattatoio. Così, tutto il senso di quegli anni sta proprio lì, negli appunti presi da un bambino che descrivono, con la precisione di una radiografia, un mondo che si è consegnato anima e corpo al male. Sono parole che aprono spiragli sull’orrore”.