Milano. Il Festival Milano Musica “CAMINANTES” s’inaugura in Pirelli HangarBicocca, sabato 17 ottobre alle ore 20.30, con un concerto per percussioni, pianoforti ed elettronica – interpreti sono il trio ZAUM_percussion, i tre pianisti Maria Grazia Bellocchio, Anna D’Errico e Aldo Orvieto, Alvise Vidolin e Luca Richelli alla regia del suono. Sede dell’inaugurazione nel 2017 e dei concerti delle ultime edizioni, gli spazi dell’Hangar diventano parte integrante dell’esecuzione della nuova creazione di Claudio Ambrosini, brano “site-specific” commissionato da Milano Musica e presentato in prima esecuzione assoluta: De Rerum Natura per tre percussionisti e ambiente “elettronicamente rivelato”, grazie ai microfoni disposti sul perimetro dello spazio. Nuova commissione Milano Musica è anche il secondo brano in programma: “Vuoi che nel fuori” scritto da Marco Momi sarà eseguito in prima assoluta dai percussionisti di Zaum_percussion. Ai tre pianoforti è invece affidata l’esecuzione di “Tecniche per la misurazione dell’infinito” di Claudio Ambrosini e “Ostinato n. 6” di Adriano Guarnieri. Alle ore 19.30 Claudio Ambrosini, Adriano Guarnieri e Marco Momi incontrano il pubblico per una conversazione guidata da Gianluigi Mattietti.
L’anteprima aperta del Festival è in programma giovedì 15 ottobre alle ore 20 nella Chiesa di San Fedele (ingresso libero, prenotazione obbligatoria a partire da sabato 10 ottobre). In programma due dei brani più significativi nell’ambito della ricerca sulla manipolazione del suono degli anni ’80: in “Mortuos Plango, Vivos Voco” dell’inglese Jonathan Harvey il suono filtrato della campana della Cattedrale di Winchester avvolge l’ascoltatore combinandosi con la voce registrata del figlio del compositore (allora corista a Winchester). Accordi e modulazioni sono costruiti attraverso i parziali dello spettro del suono. Con la regia di Alvise Vidolin, nella seconda parte del concerto il violinista Francesco D’Orazio si muove tra i sei diversi leggii e gli otto nastri magnetici previsti da Luigi Nono, come interprete della “Lontananza nostalgica utopica futura”, madrigale per più “caminantes” eseguito per la prima volta al Berliner Festwochen nel 1988 con Gidon Kremer al violino.
A Nono e al suo spirito di ricerca si ispira l’intera programmazione:”Quando questo Festival è stato immaginato, con il male che si allargava nelle strade vuote, uscire di casa e camminare era una meta irraggiungibile. Mentre le consuetudini quotidiane affondavano in una specie di irrealtà, raccogliere e ascoltare musiche di e per Caminantes, cercatori di nuove patrie possibili, assumeva, di colpo e dolorosamente, un senso nuovo. Ancora di più abbiamo voluto fare di questo festival un cammino di cammini” – scrive il consulente artistico Marco Mazzolini nel testo di presentazione del programma di sala.
Altri due luoghi milanesi scandiscono il primo, denso weekend di Festival. Dopo l’esecuzione integrale delle opere per flauto solo nel 2017, domenica 18 ottobre alle ore 11 Matteo Cesari torna alla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale e alla musica di Salvatore Sciarrino per la prima assoluta di “Un Tibetano a Parigi (nuovi skyline da respirare)”, commissione di Milano Musica, e per l’esecuzione di un programma monografico dedicato al compositore siciliano insieme all’Ensemble Suono Giallo. Il primo appuntamento scaligero del Festival è un recital con la pianista Mariangela Vacatello, domenica 18 ottobre alle ore 20 al Teatro alla Scala. In programma la prima esecuzione assoluta di tre brani a lei dedicati: i “Trois études pour piano” di Marco Stroppa, “una serie di “cammini” deformanti sugli studi di Debussy” – il n. 1 e il n. 10 aprono il concerto –; lo “Scherzo II” di Georges Aperghis, secondo episodio della collaborazione iniziata con lo Scherzo I presentato alla Biennale di Venezia nel 2019; le “Miniatures” di Yan Maresz, i primi satelliti di un nuovo lavoro che si propone di indagare le diverse modalità di produzione del suono. In programma anche le otto fantasie di “Kreisleriana” di Robert Schumann. Alle ore 19 il concerto è preceduto da una conversazione con Georges Aperghis, Yan Maresz, Marco Stroppa e Luciana Galliano.