Palermo. Uniti nella vita e sulla scena, il tenore franco-siciliano Roberto Alagna e il soprano Aleksandra Kurzak saranno gli interpreti di Turiddu e Santuzza nell’esecuzione in forma di concerto di “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni al Teatro di Verdura, domenica 9 e martedì 11 agosto alle 21,15. Un evento di grande rilievo che vede il ritorno in Italia dopo più di dieci anni di Roberto Alagna ma anche il ritorno a quella Sicilia dove ha sempre rivendicato le proprie radici. Nella sua trentennale carriera Alagna ha cantato in più di sessanta ruoli e recentemente ha ottenuto un grandioso successo nella ripresa de “La bohème” al Metropolitan Opera, a trent’anni dal suo debutto nel ruolo di Rodolfo. La moglie, Aleksandra Kurzak, soprano e violinista polacca, è stata membro dell’ensemble della Staatsoper di Amburgo, ha debuttato nel 2004 al Royal Opera House-Covent Garden e ha fatto il suo debutto alla Scala di Milano nel febbraio 2010. Completano il cast, il mezzosoprano georgiano Sofia Koberidze (Lola), il baritono Ernesto Petti (Alfio), Romina Boscolo (Mamma Lucia), sul podio Carlo Goldstein a dirigere Orchestra e Coro del Teatro Massimo, maestro del Coro Ciro Visco.
“Cavalleria rusticana” sarà rappresentata al Teatro di Verdura in forma concertante per rispettare le limitazioni dettate dall’emergenza sanitaria.
Opera fortunatissima fin dal suo debutto, “Cavalleria rusticana” è tratta dalla novella di Giovanni Verga del 1880, e ancor più dal dramma del 1884. Con questo atto unico Pietro Mascagni vinse il Concorso Sonzogno nel 1890 e iniziò la sua carriera di compositore dal successo internazionale, che si basa soprattutto sul fascino inalterato di quest’opera che porta sulla scena lirica il “verismo” dell’ambientazione nella Sicilia di Verga, un verismo fatto di passioni, tradimenti e vendette. Il suo celebre intermezzo sinfonico continua a emozionare ad ogni ascolto per la sua grande potenza evocativa e il potente afflato lirico. Tra i brani celebri, “La siciliana” cantata da Turiddu durante la sinfonia, unico momento in dialetto siciliano di tutta l’opera, il coro “Gli aranci olezzano”, l’aria di ingresso di Compar Alfio “Il cavallo scalpita”, il brindisi “Viva il vino spumeggiante”, lo stornello “Fior di giaggiolo” sono entrati a far parte di un immaginario “siciliano” ancora oggi di grande popolarità. Alla figura della madre si rivolgono le due arie più potenti e drammatiche dell’opera “Voi lo sapete, o mamma” di Santuzza e “Mamma, quel vino è generoso” di Turiddu, fin da subito entrate nel repertorio di tutti i grandi cantanti del repertorio verista. La vicenda di Turiddu, nuovamente attratto da Lola che pure aveva cercato di dimenticare intrecciando una relazione con Santuzza, si svolge interamente nell’arco di un giorno, la domenica di Pasqua: dall’alba, quando Turiddu sgattaiola via da casa di Lola, attraverso tutti i preparativi della festa, la processione, la messa, poi il brindisi di tutto il paese che si conclude tragicamente con la sfida tra Alfio, il marito di Lola avvertito da Santuzza, e Turiddu e il lacerante grido “Hanno ammazzato compare Turiddu!”.