Milano. “Fronteversismo” è il nome dell’intuizione che Giuseppe Siniscalchi, avvocato di professione, ha dato al suo movimento artistico, filosofico e culturale. Siniscalchi si è reso portatore di un messaggio di pace attraverso l’arte, le linee e le forme che compongono le sue tele, in quanto esse, vogliono essere la rappresentazione onirica di una dimensione altra, raggiungibile solo se ci si mette in ascolto. Uno stare al mondo nuovo, oggi diremmo “zen”; una concezione spirituale ed esoterica che conduce alla felicità nell’armonia del colore. Il “Fronteversismo” è una concezione ma anche una tecnica pittorica che consiste nel dipingere oltre il fronte della tela perché nel verso si nasconde la visione dell’artista, la sua essenza più pura. È un verticalizzare l’esistenza suggerendo un’esperienza contemplativa più che di mera visione delle opere. Immergersi in uno strato più profondo di noi stessi, incontrare il colore con i nostri sensi oltre che con i nostri occhi, connettersi con quella parte invisibile che costituisce la nostra identità e che sveliamo solo a chi per noi è importante. Arte e diritto, passione e professione, disegno e tecnica, astratto e concreto sono i connubi che attraversano Giuseppe Siniscalchi e che lui riversa nelle sue tele.
È in relazione alle sinergie, intese come occasioni preziose di crescita, che ti chiedo di raccontarci della tua collaborazione con Domenico Melillo (in arte Frode), avvocato e urban artist. Come il “Fronteversismo” si è relazionato con questa espressione artistica?
Credo molto nelle sinergie in campo artistico, ed ancor più nell’attuale fase pandemica, come ho avuto occasione di dire in una recente intervista pubblicata in YouTube a cura della dott. Gemma Gualdi. Ho conosciuto il collega in arte e professione forense, Domenico Melillo (nome d’arte Frode), all’interno della LDA-Commissione Diritto Letteratura ed Arte istituita circa tre anni fa dall’Ordine degli Avvocati di Milano; Commissione di cui facciamo tutt’ora parte.
In considerazione della condivisione di pensieri e visioni con molti denominatori comuni è nata una bella amicizia e pure occasione di sinergica collaborazione a partire dalla prima in Taranto per il murale S. Francesco – Luci e ombre nel creato – con realistico effetto di fosforescenza al buio; murale realizzato con Domenico in soli tre giorni e parti di nottate dopo un viaggio in macchina da Milano a Taranto nel novembre 2018 per raggiungere il luogo di realizzazione dell’opera: Convento S. Pasquale Baylon dei Frati Minori all’ingresso della Pinacoteca Museo Sant’Egidio, inaugurata nel dicembre della stesso anno 2018 ed ove sono in esposizione permanente una dozzina di opere di Fronteversismo su tela e carte da pacchi tra opere di scuola caravaggesca di artisti del calibro di Luca Giordano e Giovanni Lanfranco, presenti anche nei più importanti musei del mondo come il Louvre, il Prado e l’Ermitage di San Pietroburgo.
Si è trattato di un’ esperienza molto positiva e tutt’ora ispirante per molti giovani che con il coordinamento del guardiano del convento e direttore del museo francescano, Fra Francesco Zecca, e team continuano a trarre spunti positivi anche da quel murale simbolo di riconciliazione tra opposti, luci ed ombre, quasi a dirci che la via per la bellezza, sia a livello interiore che a livello comunitario, passa attraverso la riconciliazione ed inclusione, nonché rispetto dell’ecologia ed ambiente. Tanto è stata positiva l’esperienza tarantina che -in primis sul piano personale ed umano, cosa per me molto importante- si è consolidata l’ amicizia con Domenico, al quale ho proposto una nuova occasione di sinergica collaborazione tutt’ora in atto per il progetto “When I touch the stars”, che prevede la realizzazione di un libro per bambini – tratto da una storia vera di una famiglia di rifugiati dalla Siria al Canada – con relativa animazione, in fase di realizzazione e pubblicazione negli Stati Uniti e in Italia a cura della scrittrice, autrice del libro, Shahrzad Amirsadeghi e il suo professionale team. Per approfondimenti rinvio al sito: adventuresofshaheenfalcon.com.
Le tue tele conducono verso riflessioni profonde, ci racconti come nasce il processo creativo di un’opera a cui tieni particolarmente?
È molto difficile per me individuare una sola opera alla quale tengo particolarmente considerandole tutte come miei figli, ognuna con la sua storia, la sua particolarità e curiosità. Posso raccontare in particolare la differenza tra la fase realizzativa delle tele rispetto alle carte da pacchi: le opere su tela nascono da intuizioni, ricordi anche di infanzia, sogni, spettacoli della natura vissuti ed altri solo immaginati.
La particolarità delle tele è quella di esser dipinte (non tutte integralmente) anche nel verso, pure sotto il lembo della tela/cornice in modo da valorizzare l’esistenza rispetto all’apparenza, l’importanza dell’umiltà quale elemento di forza e non di debolezza. Così che anche quando l’osservatore guarderà l’opera nel verso comunque non riuscirà a vedere tutto, come esattamente avviene in natura: se in una bella giornata di sole alziamo gli occhi al cielo non vediamo luna e stelle, eppure sono sempre presenti, così come nel mondo del microcosmo intorno a noi vi è sempre vita invisibile ai nostri occhi, come tutte le immaterialità che fanno parte della nostra vita.
La lavorazione su carte da pacchi, spesso piegate – a libro e lavorate anche al loro interno – onde esprimere la stessa idea sopra succintamente descritta avviene su materiale da riciclo e destinato allo scarto: mi lascio ispirare da macchie casuali che si formano su quelle carte che utilizzo come base per non sporcare il tavolo di appoggio durante lavorazione di una o più tele. In sostanza trasformo quelle macchie in ciò che vedo al momento. Ho condotto alcuni laboratori artistici con bambini su questa tecnica con risultati davvero incoraggianti e molto positivi riscontrando grande entusiasmo dagli allievi ai loro genitori in varie occasioni. Le fonti sono reperibili facilmente online ivi compreso il mio sito: www.giusart.com.
È possibile educare alla bellezza le nuove generazioni dei nativi digitali? Trasmettere loro valori più duraturi, capaci di sedimentare anche oltre un concetto di tempo “fluido”?
Credo di sì ma occorre iniziare dai più piccoli e il prima possibile. Ricordo in proposito le parole del compianto amico e Maestro scultore Kengiro Azuma tra i primi ad aver apprezzato e firmato il manifesto del “Fronteversismo”. Anni fa il Maestro Azuma mi disse che occorreva iniziare ad educare alla bellezza le nuove generazioni partendo dai bimbi di tre anni, ma qualche anno dopo lo rincontrai al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano mentre accompagnava affettuosamente i primi passi di mio figlio Leonardo e mi disse: “Giuseppe mi sono sbagliato tempo fa quando ti dissi di iniziare dai bimbi di tre anni, meglio appena nati, perché dopo potrebbe essere troppo tardi!”.
Ecco, penso la stessa cosa. Nell’era ipertecnologica è davvero dura, perché sin da piccoli vi è forte attrazione, come un risucchio, da parte di schermi di computer, tablet e smartphone che condizionano il nostro vivere quotidiano. Credo sia molto importante educare le nuove generazioni affinché non si diventi sudditi passivi della tecnologia, ma prevalga sempre un uso equilibrato e corretto tenendo sempre ben presente di non fermarsi davanti agli schermi, cercando di andare oltre e pensando a cosa possa esservi dietro. In sostanza credo sia importante non trascurare le relazioni interpersonali e le bellezze del creato. Anche per tali aspetti educativi il “Fronteversismo”, ha trovato molte aperture nel campo della didattica infantile come ad esempio sta avvenendo all’estero, nella community “Integral Optimism”, coordinata da fr. Charles Alphonse, Segretario Generale della formazione dei frati Cappuccini, il cui lavoro è consultabile al sito: www.integraloptimism.com ove il “Fronteversismo” ha un’apposita sezione dedicata.
The last but not the least, la pandemia ha stravolto le nostre esistenze, risulta pertanto necessario riappropriarci dei nostri spazi esteriori ma anche interiori; l’arte, in tal senso può aiutare la gente?
Certamente. La pandemia ha davvero stravolto le nostre esistenze ed ora siamo tutti diversi e cambiati, chi in positivo e chi, purtroppo, in negativo. L’arte, soprattutto in questo momento ancora difficile ha un ruolo fondamentale e può dare il suo contributo a molta gente. In particolare ha la capacità di: diffondere serenità, pace, bellezza ed armonia; dare, dai più ai meno giovani, nuovi stimoli per avvio di processi creativi costruttivi, portatori di benessere dal fisico alla mente; creare opportunità di lavoro, sviluppo ed occupazione. Richiamo in proposito i principi che ho scritto di mio pugno nel manifesto del “Fronteversismo”, e nei quali credo ricordando in questa occasione il numero 5: “l’arte è l’unico vero linguaggio universale di enorme potenziale per la pace”. Preciso che il termine “arte” è utilizzato in senso più ampio ed inclusivo possibile: dalla pittura alla scultura, dalla danza alla musica ecc.
Nei dipinti Fronteversismo di Giuseppe Siniscalchi puoi essere protagonista trovando in essi un’oasi di pace di amore. Ammirare cielo e terra e pensare di essere su un pianeta felice. Veramente emozionanti
Ho molto apprezzato questa intervista. Seguo da anni il Fronteversismo e il lavoro artistico del suo fondatore Giuseppe Siniscalchi. Mi ha colpito il passaggio sulle giovani generazioni, da educare alla bellezza fin dalla nascita: è encomiabile ciò che il Fronteversismo già fa in questo senso. E poi mi fa piacere fare un cenno alla serenità, alla pace, alla bellezza e all’armonia che questa forma artistica contribuisce a diffondere. Sempre fondamentali ma ancor più in momenti difficili come questo.
I dipinti Fronteversismo di Giuseppe Siniscalchi ci mostrano che dietro ogni facciata c’e’ qualcosa di altrettanto meraviglioso! Andare oltre e non fermarsi a ciò ch’è visibile alla nostra vista!
Molto bella. Sempre ricca di magia che ti trasporta in mondi diversi e colorati