Torino. Al Teatro Carignano di Torino oggi, lunedì 15 giugno, alle ore 21.00, debutta la nuova produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale: “L’intervista” di Natalia Ginzburg, con la regia di Valerio Binasco, che sarà in scena insieme ad Arianna Scommegna e Giordana Faggiano. Le scene e le luci sono di Jacopo Valsania e i costumi di Sandra Cardini.
Lo spettacolo, che sarà replicato fino a domenica 21 giugno, inaugura la rassegna “SUMMER PLAYS. Sere d’estate” al Teatro Carignano organizzata dal Teatro Stabile di Torino e da TPE – Teatro Piemonte Europa.
Ultima delle nove opere prodotte da Natalia Ginzburg per il teatro, insieme a “Ti ho sposato per allegria” del 1965, “L’inserzione” e “La segretaria” entrambe del 1968, “L’intervista” torna in scena nell’interpretazione di Valerio Binasco, Arianna Scommegna e Giordana Faggiano.
Una commedia dai dialoghi efficaci e calibratissimi, come un orologio svizzero: un giornalista arriva in una casa isolata per realizzare un’intervista, un’occasione che innesca un rapporto di confidenza e intimità, un avvenimento casuale ma profondo che coinvolge i protagonisti. Sullo sfondo scorrono le storie private dei personaggi e la storia pubblica del nostro Paese, mentre il tempo passa e modifica la vita degli uomini.
Natalia Ginzburg in questo testo dà prova di uno straordinario funambolismo di scrittura per cui da una situazione teatrale minimalista (scena unica vista in momenti diversi), si dipana un intreccio di vite come in un appassionante romanzo di grosse dimensioni, in cui non mancano tra l’altro i colpi di scena. E, certamente, vero protagonista è il tempo, che lavora in profondità sulle persone anche se i luoghi, le cose e i nodi della vita quotidiana sembrano restare identici.
Da un’intervista mancata, anzi due, si incrociano le vite di Marco, giovane giornalista, Ilaria, donna triste e perplessa, e Stella, una ragazza alla ricerca del proprio futuro. Su tutti e tre aleggia la figura di Gianni Tiraboschi, famoso intellettuale perennemente assente, dalle interviste a cui il giornalista lo vorrebbe sottoporre, dalle responsabilità familiari, dai rapporti affettivi. Nei tre tempi in cui si svolge la commedia, Marco si presenta ogni volta a distanza di anni nella stessa stanza della stessa villa isolata. Nel corso del tempo, veniamo a sapere, si è intrufolato nella vita di Ilaria, di Stella e, per vie traverse, molto pesantemente anche in quella di Tiraboschi. È diventato a sua volta un personaggio famoso, uno sceneggiatore. Alla fine, però, intorno a questo strano clan familiare, un microcosmo endogamico in cui si rispecchia il mondo intero, non appaiono che macerie. I sogni di tutti sono spariti, sostituiti dalle cicatrici di ferite dolorose.
In occasione del primo allestimento del 2009, Valerio Binasco ha dichiarato: “Ho una vera passione per Natalia Ginzburg e la sua scrittura: l’ho scoperta tardi, ma non l’ho più lasciata. Credo che la Ginzburg sia una grandissima scrittrice per la prosa: soprattutto perché privilegia la sospensione del teatro dell’assurdo. Il teatro sospeso: io lo amo molto. Un richiamo a Beckett e a Godot è persino ovvio, ma inevitabile e corretto. Rispetto al teatro dell’assurdo classico, però, qui c’è qualcosa di meno, e c’è qualcosa di più. Manca l’aggressività culturale. La Ginzburg è troppo poetico-anarchica per essere rivoluzionaria. In più, c’è invece il periodo in cui la storia si svolge, cioè nel decennio 1978-1988, un periodo cruciale per la storia italiana”.