Genova. Nell’edizione 2002 del Premio Paganini, Mengla Huang, violinista-fenomeno di Shanghai, allora ventiduenne, spopolò: non vinse solo il primo premio, ma anche il premio Memorial Renato De Barbieri per la migliore interpretazione dei “Capricci” e il premio in memoria di Mario Ruminelli. Dopo quel trionfo genovese, la sua carriera non si è più fermata e oggi Huang è uno dei violinisti più richiesti del panorama concertistico internazionale, applaudito in Asia, in Europa e in Nord America, e conteso dalle maggiori orchestre del mondo.
Huang torna a Genova, nella doppia veste di violinista e direttore dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice per il terzo concerto della Stagione Sinfonica 2019/20, una serata in collaborazione con il “Paganini Genova Festival” che costituisce un omaggio ideale al grande compositore e violinista genovese. Ideale perché, pur non avendo in programma musiche paganiniane, il concerto si apre con uno dei capolavori della scuola violinistica italiana che è alla base della tecnica di Paganini, “Le quattro stagioni op. 8” di Vivaldi, e si chiude con una pagina novecentesca che sarebbe impossibile pensare senza le geniali innovazioni violinistiche paganiniane: “le Cuatro Estaciones Porteñas” di Astor Piazzolla.
Le Stagioni di Vivaldi, per violino solista, archi e basso continuo, risalgono al 1725 e ancora oggi impressionano per la forza ritmica, la suggestione descrittiva e gli squarci visionari. “Le Estaciones viste da Buenos Aires” (l’aggettivo porteño identifica la capitale argentina, in quanto città con un porto importante) sono state composte da Piazzolla tra il 1965 e il 1970 per violino solista e ensemble e sono una “traduzione” delle Stagioni vivaldiane nella più importante lingua musicale argentina: il tango. Un legame ancora più evidente nell’arrangiamento del compositore russo Leonid Desyatnikov (scelto da Huang per il concerto genovese), che con grande abilità inserisce nelle “Estaciones” di Piazzolla citazioni dall’originale di Vivaldi. Due brani lontani nel tempo, ma vicini nello spirito, quello secondo cui la musica, prima di tutto, è ritmo.