Roma. Tommaso Zanello, in arte “Piotta”, rapper della scena romana anni ’90, idolo di più di una generazione di ascoltatori del genere hip-hop italiano, e non solo. Autore di celeberrimi singoli come “Supercafone”, “La Mossa del Giaguaro” e “La Grande Onda”, accompagnati dai videoclip firmati dai Manetti Bros. Oggi più di ieri, visto il recente successo della colonna sonora della serie tv “Suburra”, a calcare la scena nazionale c’è Tommaso – nel senso che “Piotta” ne è solo una parte – artista maturo e riflessivo che dichiara la sua devozione per la musica. Ha all’attivo 10 album, di cui 9 realizzati in studio e 1 dal vivo “…senza Er”, del 2013, il cui titolo vuole sottolineare l’emancipazione dal personaggio che il pubblico, benevolmente, gli ha cucito addosso. In questa direzione di indipendenza dal passato è anche il suo album più intimo, “Interno 7”, pubblicato nel settembre 2018. Il disco si presenta come un lavoro intimista e autobiografico, un concept sulla memoria e sui ricordi più cari all’artista romano che nel corso del tempo ha mutato progressivamente il suo stile, senza mai perdere lo sguardo lucido e “politico” sulla realtà deteriorata della sua città, Roma.
Il tuo rapporto con la serie televisiva “Suburra” nasce sin dalla prima stagione; come autore della colonna sonora, ti chiedo quanto sia importante insistere sull’equo riconoscimento dei diritti spettanti agli interpreti musicali oltre che agli autori delle relative opere?
Sì, è vero, il mio rapporto con la produzione di “Suburra” nasce quando la loro scelta è caduta sul mio singolo “7 Vizi Capitale”, realizzato nel 2015, come sigla finale di tutti gli episodi. Per la seconda stagione, ho collaborato in qualità di consulente ma la vera grande sfida mi è stata presentata con la terza stagione della serie. Quando mi hanno chiesto “ti interesserebbe realizzare la colonna sonora originale di tutta la serie”? Non potevo crederci! Mi ha allettato tantissimo cogliere questa occasione, che si è rivelata preziosa sin dalle prime battute, e con una bella prospettiva internazionale. È fondamentale per noi artisti (autori, interpreti, esecutori) ricevere il giusto riconoscimento dei diritti a noi spettanti e, con le prossime elezioni di giugno, il nostro impegno si muove anche in questa direzione. Ciò sarà reso possibile dal fatto che il deposito delle opere non si limiterà alle copie fisiche (cd, dvd), ma venga esteso alle opere audiovisive con presenza di musica.
In qualità di Rappresentante di lista de La Squadra per la Musica, come pensi si possa affrontare adeguatamente il fenomeno dello streaming digitale troppo spesso gestito dai colossi del web?
Quello dello streaming digitale è un problema che ci sta particolarmente a cuore perché se non è affrontato con la giusta visione del fenomeno, per la sua complessità, rischia di tramutarsi in una mancata tutela a scapito di noi artisti. Pertanto, il nostro programma dedica una consistente attenzione al tema. Come collecting di artisti chiediamo che si apra un dialogo effettivo con i giganti del web, per cercare di ottenere maggiore riconoscimento economico, dalle royalties ai diritti, inclusi quelli connessi agli AIE, gli artisti interpreti esecutori. Il nostro obiettivo è quello di formulare un dialogo con le società di gestione collettiva, anche europee, le quali ricevono mandato da parte degli artisti per la gestione e la tutela dei loro diritti.
Per quanto concerne lo stato di necessità nel quale, talora, determinate fasce di artisti possono temporaneamente versare (donne in maternità), la Collecting del Nuovo IMAIE fornisce tutele e contributi di solidarietà?
Sì, certo. Questo aspetto costituisce un punto del nostro programma proprio per avere un’attenzione a 360 gradi nei confronti del mondo artistico, troppo spesso afflitto da instabilità e precariato, più che mai di questi tempi. Per esempio, per le donne che si trovano a dover affrontare una maternità prevediamo il riconoscimento di assegni di solidarietà. Per le stesse ragioni di difficoltà che possono colpire gli artisti in generale, prevediamo anche un contributo capace di garantirli il più possibile.
In virtù del faticoso processo di affermazione che ciascun artista emergente è tenuto a vivere per entrare a far parte della categoria “Artista Professionista”, ti chiedo, il Nuovo IMAIE prende in considerazione questa fase?
Sì, la prende in considerazione sotto diversi aspetti. La fase che un artista “emergente” vive può talvolta durare anni, proprio perché in passato non si è fatto abbastanza in questo senso. Il nostro programma pone grande attenzione all’artista, dalla formazione alla tutela dei diritti, nella fase che riguarda la visibilità sul web come in quella relativa allo streaming digitale, cercando di aprire varchi e nuovi spazi su radio e tv. Inoltre, da artisti che intendono garantire gli artisti, crediamo sia fondamentale sostenere gli emergenti anche nei contesti dei festival più importanti sul territorio nazionale, attraverso la previsione di fondi e bandi annuali.
Crediti foto Alfredo Villa.