Milano. Lunedì 25 febbraio alle ore 18.30, al Piccolo Teatro Grassi, viene presentato il volume, edito da Feltrinelli, dal titolo “Luca Ronconi. Prove di autobiografia”, a cura di Giovanni Agosti e basato sugli appunti della giornalista e critica teatrale Maria Grazia Gregori, redatti a partire da lunghe conversazioni con il regista.
Saranno presenti all’incontro, con il direttore del Piccolo Teatro Sergio Escobar, Giovanni Agosti, Roberta Carlotto, Maria Grazia Gregori e Margherita Palli.
Su impulso di Roberta Carlotto, che ha intrapreso un lungo lavoro di inventariazione e sistematizzazione degli archivi privati di Luca Ronconi, lo studioso e storico dell’arte Giovanni Agosti ha riorganizzato i dattiloscritti corredandoli di un prezioso apparato critico e di una ricca iconografia. ENe è nato un libro – spiega Maria Grazia Gregori nella sua introduzione – scaturito dall’affetto, dall’ammirazione e dall’amicizia di un gruppo di persone vicine umanamente e culturalmente a Luca Ronconi, con l’obiettivo di raccontare un genio, la sua umanità, la sua semplicità” per condividere con il pubblico almeno “una parte di quelle molte scoperte emozionanti – dice Roberta Carlotto – che l’Archivio privato dell’artista contiene in gran numero”.
L’idea di qualcosa che rassomigli a un’autobiografia si affaccia alla mente di Luca Ronconi negli anni in cui è alla guida dello Stabile di Torino (1988-1993) ed è qui che comincia a lavorarvi con Maria Grazia Gregori. A Torino il racconto si interromperà, senza esplorare le successive esperienze di direttore del Teatro di Roma (1994-1999), consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano (1999-2015) e fondatore del Centro Teatrale Santacristina. Ma se una parte è assente, straordinario è l’interesse di tutto quello che il racconto contiene, dal ricordo di un’infanzia sui generis, alla scoperta della vocazione teatrale da parte di un giovane inquieto, riservato, ironico, timido, attore suo malgrado e infine felicemente regista. Protagonista del secondo Novecento culturale italiano, Luca Ronconi ha innovato le forme, ha fondato un nuovo modo di pensare il teatro, indicando al pubblico un originale punto di vista – quando non una molteplicità di punti di osservazione! – da cui osservare quanto accade in scena. “È a lui, più che a ogni altro regista – spiega Giovanni Agosti – che si deve lo spostamento dal giudizio sul risultato della singola messinscena a quello sul senso complessivo del progetto, in un’infinita ricerca del chiarimento delle proprie ragioni espressive”.