Milano. Alla sua prima regia in una produzione del Piccolo Teatro, Jacopo Gassmann dirige un testo dello spagnolo Juan Mayorga. “Il ragazzo dell’ultimo banco”, al Teatro Studio Melato, in prima nazionale, dal 21 marzo al 18 aprile, è una lucida parabola, inquietante come un thriller, che intorno all’ambiguo rapporto tra un professore (interpretato da Danilo Nigrelli) e uno studente (Fabrizio Falco), sollecita una riflessione sul sottile, impalpabile confine tra finzione o realtà. Fino a che punto l’arte e la scrittura hanno il diritto di addentrarsi nelle vite degli altri? Capovolgimento dell’archetipo del “romanzo di formazione”, “Il ragazzo dell’ultimo banco” mette in scena personaggi costretti a fare i conti con il proprio fallimento e con la solitudine. In scena, anche Pierluigi Corallo, Alfonso De Vreese, Pia Lanciotti, Mariángeles Torres. Dal testo di Mayorga, nel 2012, è stato tratto il film “Nella casa” (Dans la maison), diretto da François Ozon.
I protagonisti di “Il ragazzo dell’ultimo banco” sono un professore di letteratura di liceo e un suo allievo. Claudio siede sempre all’ultimo banco, viene da una famiglia disagiata: la madre lo ha abbandonato da piccolo e il padre vive nell’ombra. Apparentemente in disparte, Claudio rivela un particolare talento per la scrittura nel momento in cui svolge il tema proposto dall’insegnante. Racconta “a puntate” il rapporto con un compagno di classe che aiuta nei compiti di matematica e del quale ha preso a frequentare la casa, molto borghese, e la famiglia, profondamente diversa dalla sua. Sarà vero quel che descrive, o si prende gioco del professore? Segnato dalla tensione narrativa di un thriller e immerso in un registro di feroce satira, il testo descrive una società in cui la forbice economica appare divaricata e l’ascensore sociale bloccato. È anche un’affascinante riflessione sulla scrittura, sul suo potere pervasivo, sui limiti etici che la sottendono e sui fantasmi che la popolano. Juan Mayorga, classe 1965, laureato in matematica e filosofia, con alle spalle un lungo periodo di docenza, è autore particolarmente caro a Jacopo Gassmann. Di lui ha diretto, nel 2011 a Londra, Nocturnal, e nel 2013 al Teatro Belli di Roma, La Pace Perpetua.
“È un testo da leggere a più livelli – spiega Gassmann –. Sempre in bilico sul crinale che separa realtà e finzione, gioca su una narrazione del tempo ricca di ellissi e su un climax di sottesa violenza psicologica fra i due protagonisti. Il rapporto fra il professore e Claudio, sui doppi binari di quello padre/figlio e docente/discepolo, si trasforma via via in un’appassionante lotta emotiva e intellettuale, fino a posizionarsi sull’orlo di uno strapiombo. Ogni personaggio fa i conti con i propri fallimenti e con un profondo senso di solitudine. Tutti si trovano a vivere la propria esistenza per procura: il professore attraverso il talento del misterioso ragazzo; lo studente nei mondi, forse immaginari, che costruisce. La domanda che prende vita sul palco è: fino a che punto arte e scrittura hanno il diritto di addentrarsi nelle vite degli altri?”.