“Il Re muore”, al Teatro Dehon l’ultima regia del Maestro Maurizio Scaparro

Bologna. Al Teatro Dehon di Bologna venerdì 18 e sabato 19 ottobre, ore 21, in scena l’ultima regia del Maestro Maurizio Scaparro, “Il Re muore” di Eugène Ionesco, con protagonista Edoardo Siravo e le musiche del premio Oscar Nicola Piovani. Con Isabel Russinova e con Gabriella Casali, Alessio Caruso, Claudia Portale, Michele Ferlito.

A 60 anni dalla prima mondiale, il testo di Ionesco risulta più attuale e necessario che mai. Al centro, un re prepotente e egocentrico che non vuole accettare il destino, di per sé ignoto e inevitabile, pretendendo di renderlo suddito come chiunque altro. Dal Teatro dell’Assurdo, passando per Beckett e Genet, lo spettacolo è una vera e propria immagine poetica della condizione umana.

Al suo apparire sulle scene parigine nel dicembre 1962, “Il Re muore” fu salutato da una larga parte della critica come il vertice più alto raggiunto dalla creazione drammatica di Ionesco; taluni, anzi, non hanno esitato a inserire l’opera tra quelle più significative del teatro contemporaneo. A proposito di questo testo, il critico e studioso inglese Martin Esslin ha scritto: «La commedia di Ionesco non è un’allegoria; come la maggior parte delle commedie del Teatro dell’Assurdo è un’immagine poetica della condizione umana, forse più semplice, più avanzata delle prime opere dello scrittore, ma anche più potente, più controllata, più classica nella forma. Si direbbe che Ionesco abbia assorbito alcune linearità formali di Beckett e alcune ritualità di Genet. Una commedia profonda e bellissima… Un capolavoro della letteratura drammatica moderna». Gian Renzo Morteo.

Lo spettacolo racconta lo spaesamento e l’affanno di un’umanità che deve fare i conti con la propria finitezza, oltre alla spasmodica e tragicomica ricerca del senso della vita e all’eterna lotta contro la caducità dell’esistenza.

Bérenger, re prepotente e egocentrico, non vuole accettare il destino, di per sé ignoto e inevitabile, pretendendo di renderlo suddito come chiunque altro. Ma il suo regno è alla deriva, e lui che ne è alla guida è un uomo in decadimento: è malato, ma non sa che dovrà morire. Le sue due mogli, interpretate da Isabel Russinova e da Gabriella Casali, informate dal medico, interpretato da Alessio Caruso, discutono se e come informarlo. Completano il cast la serva di Claudia Portale e la guardia di Michele Ferlito. Le musiche sono del premio Oscar Nicola Piovani (il suo ultimo lavoro con Scaparro risale a “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni). Le scene sono affidate ad Antonia Petrocelli, mentre i costumi sono firmati da Santuzza Calì, che ha collaborato con Scaparro anche tra cinema e lirica.

Alla fine, la notizia viene rivelata. Bérenger è incredulo, e continua a dare ordini, mentre tutto intorno si sgretola e cade a pezzi, e nessuno gli obbedisce più. Testardo e cocciuto, non intende cedere agli eventi, dal momento che non è stato lui a guidarli, e non vuole ammettere che il destino è molto più potente: è lui il vero sovrano dell’universo. Solo quando si rende conto definitivamente che i suoi poteri non lo assistono più, realizza che il suo tempo sta per scadere e acconsente che sia celebrato il rito di preparazione alla sua morte.

Lo spettacolo diretto da Scaparro si rivela una grande e vivace metafora dell’esistenza umana e della fragilità del potere, attraverso una messinscena che non dà tregua allo spettatore, con ritmi incalzanti e dialoghi sferzanti. È il dramma dell’uomo inteso come individuo, ma anche come società. Una società in disfacimento progressivo, che alla presenza di segnali della natura sempre più chiari e intensi si ostina a non di ascoltarli, a non vederli e a non agire per tempo.

“Ritengo che sia quanto mai necessario mettere in scena un testo di questo peso per cercare di portare un po’ più di consapevolezza nell’animo delle persone in un momento storico come questo.
Pandemia e guerra stanno lasciando un segno molto forte nella nostra coscienza ed è per questo che il cast che ho riunito e me, in quanto persone di cultura, abbiamo il compito di far riflettere e far rinascere il pubblico attraverso una storia che sembra essere stata scritta ieri. Il re muore”. Maurizio Scaparro.

Crediti foto: Giulia Cerri.

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