Napoli. Lo scorso 21 maggio il Palapartenope è stato, per la seconda volta, inondato da orde di gente pronte a cantare con i protagonisti della serata, ovvero i Pinguini Tattici Nucleari, la tanto apprezzata band bergamasca. Con un tour nei palasport iniziato il 3 aprile a Jesolo e che finirà il 29 maggio a Messina, stanno emozionando e facendo divertire tutti gli spettatori.
Alle quattro di pomeriggio, sotto il sole, la fila per entrare nel palazzetto è già molto estesa e si attende trepidanti mentre si cantano le canzoni e si gioca a carte. Alle sette i tanti gruppi si alzano e, con l’emozione sempre crescente, iniziano la corsa verso il palco, emblema di tutto il concerto. Quando il palazzetto è pieno iniziano i cori spontanei dal pubblico e i richiami ai protagonisti della serata; la gente è tanta, i cartelloni e la gioia anche.
Con una strana puntualità alle nove si spengono le luci, iniziano a salire gli applausi e a formarsi sul volto sorrisi sinceri. Entra Riccardo, seguito da Elio, Simone, Lorenzo, Nicola e Matteo: quando la band è al completo si dà inizio a due ore e mezza di musica senza interruzioni. Due ore e mezza di emozioni urlate insieme alle parole delle canzoni.
Il concerto è un vero e proprio coinvolgimento emotivo, lo spettatore è tale solo formalmente, ma è come se facesse parte del gruppo. Si passa da “Scrivile scemo” alla canzone “filler” “Lake Washington Boulevard”, per poi concludere con il loro “must have” “Pastello bianco”, cantato prima nel modo classico, e dopo accennata in napoletano.
Trentuno canzoni, alternate da qualche intervento di Riccardo o degli altri componenti della band. Un mix di sentimenti provati: la felicità e la spensieratezza per quasi tutte le canzoni, la dolce tristezza e la riflessione, comunque piacevole, sulle note di “Scatole” o “Cena di classe”.
Le canzoni dei Pinguini, infatti, parlano di noi. Parlano della società in cui viviamo, di momenti della vita che tutti ci troviamo ad affrontare. Le citazioni nelle canzoni sono molteplici; molte rievocano il ricordo di personaggi come “Ringo Starr” (che dà il titolo a una canzone), o donne e uomini “comuni” come la prof Bianco, morta per le troppe discriminazioni.
Durante “Ricordi”, la canzone, forse, più toccante poiché narra della convivenza con una persona afflitta da Alzheimer, la banda si posiziona dietro un telone, emblema di una gabbia, metafora del corpo afflitto da questa malattia. Noi spettatori vediamo loro sfocati, proprio come la band vede noi, così come la mente di un malato di Alzheimer, che non riconosce più niente chiaramente. A metà della canzone giunge un boato dagli spalti: Riccardo esce dalla tribuna nord cantando e abbracciando tutti.
Ciò che, infatti, sicuramente non manca durante questo concert, è il coinvolgimento del pubblico, che esegue tutti i “comandi” dettati dalla band: accendendo e spegnendo la luce della torcia, abbassando e alzando il telefono a tempo durante “Zen”; quando suonano “Ringo Star” Riccardo dice a tutti di abbassarsi, per poi saltare in un determinato punto della canzone. A metà concerto la band si siede ad un tavolo, di cui anche noi facciamo parte, e tutti iniziano a raccontare la loro storia attraverso la musica: la voce “narrante” del concerto, infatti, non è solo quella del cantante, ma anche quella di tutti gli altri membri. Elio, ad esempio, canta “Freddie” e “Giulia”, Simone “Nonono” e Matteo suona la batteria con delle bacchette infuocate catturando l’attenzione di tutti; Lorenzo fa un meraviglioso assolo di chitarra e Nicola, durante un breve momento di pausa degli altri, infiamma il palco con un dj set delle loro canzoni. Tutti protagonisti allo stesso modo, cosa non scontata. E questa unione tra tutti è stata suggellata nel momento in cui hanno cantano “Dentista Croazia”, la canzone che parla della loro storia, dedicandola a loro e a tutte le persone presenti, chiedendo che tutti si abbracciassero con i propri “compagni di concerto”. Durante questa esibizione le voci di tutti i componenti si sono unite, cantando singolarmente le frasi e poi intonando insieme il ritornello.
Elio, poi, dice di prendere le chiavi, simbolo della nostra casa, di ciò che possediamo. Ci chiede di fare rumore mentre recita una poesia per chi, una casa, non la ha più. Declama “Pensa agli altri”, poesia di Mamhmoud Darwish, poeta palestinese, per riflettere sulle nostre vite e sulla necessità di prendersi cura dell’altro: “(…) Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri, non dimenticare coloro che chiedono la pace. (…) Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri, non dimenticare i popoli delle tende. Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri, coloro che non trovano un posto dove dormire. (…) Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso, e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.”
Un momento toccante, che ha dato origine a tanti occhi lucidi e a consapevolezze. Non è, però, l’unico tributo che è stato fatto sul palco: verso la fine del concerto Riccardo si è cimentato in un omaggio al grande Pino Daniele, cantando “A Me Me Piace ‘O Blues”, e infiammando l’anima di tutti i napoletani presenti. Gli omaggi a Napoli sono stati molteplici, come testi di canzoni cambiati per inserire riferimenti alla città partenopea, prima tra tutte una delle ultime eseguite: “Pastello bianco”, dove a “tu mi hai insegnato la differenza tra le ciliegie e le amarene” è stato sostituito “tra la pizza napoletana e quella romana”. La band, dopo una finta fine, è tornata sul palco cantando altre canzoni, tra cui, appunto, questa appena citata. Dopo il gran finale sono rimasti sul palco, continuando a cantare mentre i nomi degli addetti al palco già scorrevano sullo schermo dietro di loro. Sembrava quasi che neanche loro volessero andar via, accompagnando, fino all’ultimo, le persone con la loro musica. Poi un inchino e improvvisamente a regnare sul silenzio non è più la loro voce ma la palpabile emozione della gente, manifestata con fragore e urla.
Il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari a Napoli non è stato solo un evento musicale, ma anche una celebrazione di sentimenti. Una notte che resterà scolpita nel cuore dei fan per molto tempo e che ora attendono solo la data al Maradona dell’anno prossimo. Questo concerto è stata la dimostrazione della potenza della musica, in grado di unire gli animi di tutti e colorarli di emozioni.
Vivida ed efficace trasposizione in scritto delle emozioni che ciascuno degli spettatori ha potuto provato partecipando al concerto di uno dei gruppi più significativi nel panorama musicale odierno