“Iliade – Il gioco degli dei”, Alessio Boni porta in scena Omero in chiave moderna

Caserta. Dal 24 al 26 gennaio è andato in scena, al Teatro Comunale “Costantino Parravano” di Caserta, lo spettacolo teatrale “Iliade – Il gioco degli dei”, che ha visto protagonista Alessio Boni nei ruoli di uno Zeus senza più tanta memoria e di un Achille sempre fiero.

La rappresentazione, basata su un testo di Francesco Niccolini liberamente ispirato all’ “Iliade” di Omero, è stata arricchita dalla drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer.

Antonella Attili ha dato voce a Era, la moglie di Zeus: rappresentata in modo comico, nelle vesti di una donna stanca del marito e che lo inganna per prendere il comando. Haroun Fall ha interpretato Hermes, in vesti moderne, e Patroclo; i panni di Afrodite, invece, sono stati vestiti da Jun Ichikawa, che con un solo oggetto di scena, un ventaglio, ha ammaliato gli spettatori; Francesco Meloni ha interpretato Agamennone e Ares, un Ares debole e sciocco, metafora di come la guerra sia pochezza e frutto della poca intelligenza dell’uomo. Ad interpretare Apollo, Ettore e Priamo è stato Marcello Prayer. Atena, in versione giovanile, ed Elena, sono state rappresentate da Elena Nico; Elena Vanni è stata Teti. Gli attori hanno portato sulla scena un’ Iliade in chiave ironica. Alessio Boni ha dichiarato: “Volevamo creare uno spettacolo che facesse riflettere, ma con leggerezza. L’ironia è un modo potente per avvicinare il pubblico ai temi universali dell’Iliade”.

Un racconto in cui gli dei non hanno più alcun potere sugli uomini e, così, decidono di muovere nuovamente le fila di una storia che li ha resi potenti: la guerra di Troia.

Burattinai, ormai impotenti, che finiscono per essere burattini; tutti gli dei si scelgono un ruolo, un personaggio da interpretare e, in scena, gli eroi si muovono con delle armature, e gli altri personaggi con delle maschere. Si alternano, così, dei e mortali.

Il ricordo è quello del teatro dei “Pupi” siciliani, ma, in realtà, il più lampante riferimento è lo stesso teatro greco, in cui gli attori utilizzavano delle maschere per rappresentare più personaggi durante uno spettacolo; un ulteriore richiamo si nota durante la rappresentazione di scene violente e “di sangue”, come lo scontro tra Ettore e Achille che, proprio come vuole la tradizione greca, non avvengono in scena in maniera chiara ma con una luce soffusa, raccontate da personaggi terzi mentre sul palco si muovono solo ombre, accompagnate da uno sfondo con un cerchio rosso al centro che illumina la scena.

“Iliade – Il gioco degli dei” è uno spettacolo innovativo, che riprende il capolavoro di Omero rendendolo ironico e attuale, ma contemporaneamente offre una riflessione sulle passioni umane e sul rapporto tra dei e uomini, un argomento trattato, da sempre, anche nella filosofia.

Il nucleo dello spettacolo è riassumibile con il pensiero di Feuerbach: “Non è Dio ad aver creato l’uomo, ma l’uomo ad aver creato Dio”.

Inoltre è una critica alla presunzione di controllo, mostrando come anche le divinità, in realtà, siano vulnerabili e soggette ai loro stessi limiti e desideri. Questo riflette una condizione umana universale.

Ed è forse per questo motivo che il coinvolgimento con il pubblico è stato tanto, e il suo apprezzamento si è notato nelle risate genuine nei momenti divertenti e nei silenzi nei momenti di riflessione, ringraziando gli attori, alla fine, con un applauso lungo e caloroso, che ha fatto comprendere l’apprezzamento per un’opera capace di mescolare modernità e tradizione.

Gli attori sono stati capaci di reinterpretare i classici per far avvicinare il pubblico a un’opera così importante, in modo diverso dal solito; gli attori, con la loro bravura, hanno dato vita ad una performance adatta alle scuole ma anche a chi è cultore della tradizione greca e vuole rileggere il mito in una chiave innovativa.

“Iliade – Il gioco degli dèi” non è solo uno spettacolo, ma un viaggio che invita a riscoprire le radici del pensiero umano, in un intreccio tra mito, teatro e filosofia che continua a parlare alla nostra epoca.

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