Modena. Sabato 25 marzo alle ore 19.00 va in scena in prima nazionale al Teatro Storchi di Modena “IMA”, il progetto per cinque danzatori della compagnia Komoco diretta da Sofia Nappi, coreografa, danzatrice di formazione internazionale, che ha conseguito a Tel Aviv la certificazione come insegnante di tecnica Gaga, il linguaggio del celebre coreografo Ohad Naharin.
L’appuntamento rientra nell’ambito di “CARNE”, la rassegna di drammaturgia fisica che Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale ha ideato con la cura di Michela Lucenti, artista associata per il prossimo triennio. Il programma accompagna le stagioni di ERT a Modena, Bologna e Cesena offrendo un affondo su questo linguaggio che unisce l’arte coreografica con le discipline dello spettacolo dal vivo.
Venti minuti di “IMA” sono stati presentati alla 14esima edizione del Festival di Danza contemporanea della Biennale di Venezia nel 2020, su commissione dalla direttrice Marie Chouinard, mentre la versione integrale è stata ospitata in anteprima al Colours International Dance Festival di Stoccarda nel 2022.
Il termine “Ima” in giapponese indica il momento presente, in ebraico significa madre, con un particolare riferimento alla rinascita e al rinnovamento. Questa creazione è stata immaginata durante il periodo di distanziamento sociale da Covid-19: «Siamo stati lasciati soli – commenta Sofia Nappi – nella nostra vera casa, il nostro corpo, dove esiste solo la dimensione temporale del presente, dove il nostro esistere diventa più sensibile alle piccole cose, dove il bisogno di rapporto con l’altro, in assenza di contatto fisico, ci porta a raggiungere un profondo senso di relazione e nostalgia di creazione. Essere soli con il nostro corpo ci fa percepire chiaramente che tutto, dentro e intorno a noi, non si è fermato, ma è in continuo divenire in una danza che è interconnessione di tutte le cose».
Nell’involontaria solitudine degli ultimi anni, la coreografa ha percepito ancora più intensamente quanto ambiziosamente pianifichiamo il futuro, quanto ostinatamente ci aggrappiamo al passato, e quanto raramente viviamo il momento presente.
“IMA” indaga le età della vita procedendo al contrario: i cinque interpreti – Lara di Nallo, Valentin Durand, Evelien Jansen, Paolo Piancastelli, Gonçalo Reis – salgono sul palco da anziani, avanzano lenti, danzano felici e un po’ goffi con i loro gilet e bretelle, allungano il corpo al suono di una musica riprodotta da un baule che spingono con fatica. Indossano grandi teste di maschera e interrogano il pubblico sul perché a volte ci sentiamo nella nostra vita come marionette.
“IMA” parla delle maschere dietro cui i nostri sentimenti spesso appassiscono, parla del bagaglio che ci portiamo dietro e che disfiamo per poi riordinarlo, ancora e ancora come in un rituale.
Gli interpreti, che non lasciano mai la scena, danzano fino ad abbandonare le maschere della vecchiaia per ritrovarsi in piena giovinezza, invitandoci al presente e alla vita. Ed è proprio questo vivere nell’adesso che cercano questi giovani corpi con le loro teste rugose, strane figure che sembrano provenire da una terra lontana e che si liberano delle maschere e dei ricordi per unirsi alla sensazione fisica della danza del presente.
Crediti foto: Maks Richter.