In arrivo “Bajazet”, la grande opera di Racine nella rilettura di Frank Castorf

Bologna. Domenica 3 maggio, data simbolica che segna la fine del lockdown e l’inizio della fase 2 per il nostro Paese, “Bajazet” di Frank Castorf sarà visibile online alle ore 16.00 nella pagina ERTonAIR che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19.

Grazie alla collaborazione e al proficuo rapporto che lega Emilia Romagna Teatro Fondazione al Théâtre Vidy-Lausanne – che a sua volta ha condiviso sul proprio sito i quattro spettacoli (“Questo buio feroce”, “Dopo la battaglia”, “Orchidee” e “Vangelo”) dello speciale su Pippo Delbono lanciato da ERT – e in attesa di poter riprogrammare “Bajazet” in uno dei teatri ERT, spettacolo coprodotto dalla Fondazione che avrebbe chiuso il programma della XV edizione di VIE Festival, Emilia Romagna Teatro Fondazione offre la possibilità di assistere online nella sua lingua originale, il francese, a questo ultimo lavoro di uno dei grandi maestri del teatro contemporaneo, il tedesco Frank Castorf, con un cast di attori straordinari fra cui Jeanne Balibar.

Ex direttore artistico della Volksbühne di Berlino, nel mondo teatrale tedesco per oltre quarant’anni, Castorf si è posto come figura provocatoria: lavora partendo dai più grandi autori, fra cui Euripide, Jean-Paul Sartre, Fëdor Dostoevskij, Molière, Honoré de Balzac, Goethe, per poi realizzare spettacoli sovversivi, capaci di suscitare forti reazioni sia nel pubblico che nella critica. La sua libertà nella sperimentazione pionieristica del video, del suono e della parola, il radicalismo con cui rifiuta qualsiasi forma di mitizzazione e mistificazione, il modo con cui dirige i propri attori in un limbo tra grottesco e intensità violenta e infine la sua profonda conoscenza della storia del teatro e dei classici, con i quali le sue opere condividono l’analisi cruda della realtà sociale contemporanea, rendono Castorf maestro del teatro internazionale da oltre vent’anni e un punto di riferimento per generazioni di artisti e spettatori.

Per la prima volta, Castorf mette in scena un’opera di Racine, un autore con cui in pochi, tra gli artisti non francofoni, si sono misurati prima d’ora. In Racine, il regista tedesco riconosce le fondamenta del suo teatro: la convinzione che la purezza non esista e che la tragedia dell’esistenza nasca dalla collisione tra passioni intime e potenza, tra desiderio e immanenza. Ma entrambi condividono la fiducia nella forza della parola, saldo fondamento teatrale, che gli eroi e le eroine di Racine utilizzano per scardinare la struttura sociale che ostacola al soddisfacimento dei propri desideri, sessuali e di libertà. Un’incessante e radicale parola capace di colpire. Castorf fa dialogare Racine con Artaud, poeta dalla vita sregolata, che fa delle parole il mezzo per distaccarsi da tutto ciò che la sua nascita, il suo corpo e il contesto sociale gli impongono. Così in questo nuovo spettacolo, partendo dalla cornice del serraglio del Sultano di Costantinopoli in “Bajazet”, Castorf avvicina due dei maggiori poeti francesi in un lavoro sapiente capace di risvegliare i nostri demoni.

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