San Gimignano. E’ stata inaugurata il 30 novembre 2019, presso i Musei Civici di San Gimignano, la mostra “Hinthial. L’Ombra di San Gimignano. L’Offerente e i reperti rituali etruschi e romani”. L’esposizione presenta per la prima volta al pubblico un’eccezionale scoperta avvenuta sulle alture della Torraccia di Chiusi nel territorio di San Gimignano, a pochi passi dal corso del torrente Fosci, lungo le propaggini collinari che scendono da San Gimignano verso la Valdelsa.
La scoperta archeologica è avvenuta nel 2010 nel corso di lavori di ristrutturazione di un edificio privato. Durante le operazioni di scavo gli addetti ai lavori si sono imbattuti in un ritrovamento a dir poco sorprendente: adagiata sul fondo dello scasso era sepolta una statua in bronzo, deposta in posizione prona.
Interrotti i lavori, a partire dal 2011 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo diede l’avvio a una serie di indagini, seguite da una campagna di scavi che hanno fatto emergere una straordinaria area sacra etrusca all’aperto, in uso per almeno 500 anni, dal III secolo a.C. fino al II secolo d.C. La statua risultava sepolta vicino ad un monolite in pietra squadrato che doveva fungere da altare e sul quale cui si compivano riti con offerte religiose alla divinità del luogo. Il blocco di pietra presentava tracce evidenti di esposizione al fuoco. Nelle vicinanze all’area sono state rivenute anche diverse monete, frammenti ceramici, unguentari integri e frammenti di laterizi. L’area sacra, inoltre, sorgeva in prossimità di una sorgente, potrebbe quindi essere ricondotta al culto per una divinità legata all’acqua e alla terra.
La straordinarietà della scoperta archeologica è soprattutto il ritrovamento dell’Offerente; una meravigliosa statua, del tipo dei bronzetti allungati di età ellenistica, che richiama, visivamente, la celebre Ombra della Sera di Volterra. L’opera, alta più di 64 cm è, al momento, la più elegante e raffinata nel nucleo dei bronzi allungati finora attestati. Come l’Ombra della Sera anche questa di San Gimignano appartiene ad una produzione seriale. Si tratta di un’opera “colta” che presuppone i modelli della grande plastica del primo ellenismo con la reinterpretazione dell’ex-voto a fettuccia allungata di derivazione centro-italica, ancorato a forme della tradizione religiosa locale. Proprio nell’antica Velathri/Volterra, nella prima metà del III secolo a.C. dobbiamo immaginare l’opera e l’ambito culturale di provenienza dell’artista che creò l’Ombra di San Gimignano. Si può presumere che il luogo di culto della Torraccia di Chiusi costituisse uno dei santuari di confine del territorio Volterrano: la “chiusa” nascosta nel toponimo allude al percorso stradale pre-romano, imperiale e poi altomedievale che sarà la via Francigena e passa proprio per l’area sacra; le “fauci” celate nel nome del torrente Fosci, sono l’ingresso al territorio di Velathri/Volterra.
Per il Sindaco Andrea Marrucci “si tratta di una scoperta straordinaria che ci inorgoglisce e arricchisce il nostro patrimonio culturale di un’opera dall’inestimabile valore artistico e storico. Grazie a questo ritrovamento possiamo conoscere di più il nostro passato e le nostre origini quando la nostra terra era già luogo di scambi e incontri fra popoli e culture, proprio lungo il tracciato di quella che sarà poi chiamata Via Francigena”.
La statua in bronzo, ritrovata in un ottimo stato di conservazione, rappresenta una figura maschile stante che indossa una toga che arriva fino ai polpacci e lascia scoperta la spalla, il braccio destro e gran parte del torace; i piedi indossano dei calzari con allacciatura alta. La mano destra sorregge una patera ombelicata, mentre la sinistra, aderente al corpo, fuoriesce dal manto con il palmo rivolto all’esterno, le gambe sono leggermente divaricate a suggerire un lieve movimento verso sinistra. I tratti del volto sono ben marcati con grandi occhi evidenziati con il naso prominente, la bocca carnosa e il mento con la tipica fossetta centrale. La capigliatura è disposta a ciocche mosse realizzate con profonde solcature che da una scriminatura posteriore si dispongono verso il volto a coprire parte della fronte e le orecchie.
Anche l’Assessore alla Cultura Carolina Taddei è certa che “con questa scoperta San Gimignano, sito Unesco noto per le architetture Medievali, non sarà più soltanto la città dalle belle torri, ma anche la terra di questo bronzetto etrusco che nella sua verticalità rimanda al profilo delle nostre case turrite”.
L’Ombra di San Gimignano è posta al culmine di un percorso espositivo, il cui titolo richiama il termine etrusco, Hinthial, traducibile allo stesso tempo come “anima” e “sacro” ed è concepito come un’immersione nel paesaggio sacro di San Gimignano in età etrusca e romana. L’incontro ravvicinato con l’Ombra vuole accompagnare il visitatore presso l’area di culto in un percorso rituale che richiama la gestualità e le percezioni dell’Offerente. Così questo capolavoro toreutico risorge dalla sua sepoltura e ci racconta delle speranze, delle preghiere e delle offerte avvenute per più di cinque secoli in questo luogo sacro che sorgeva in un’area di confine dei territori dell’antica Volterra in età ellenistica.
L’esposizione, curata da Enrico Maria Giuffrè e Jacopo Tabolli è promossa dal Comune di San Gimignano e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, con la collaborazione organizzativa di Civita Group ed ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana. I restauri dei reperti sono stati eseguiti con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena mentre la rivista Archeo supporterà l’esposizione attraverso una partnership editoriale.
Il Comitato Scientifico riunisce accademici di ambito nazionale e internazionale e ha un carattere multidisciplinare: dalle offerte in ceramica alle monete, dal racconto del paesaggio archeologico alla descrizione dell’Ombra, fino allo studio della sua lega e della materia, gli studiosi hanno ricostruito l’intero contesto archeologico che è ora presentato al pubblico.
La mostra è corredata da un catalogo, edito da Sillabe – Livorno, a firma del Comitato Scientifico, il quale raccoglie contributi anche di altri autori esperti del territorio di San Gimignano e che presenta in dettaglio la statua di Offerente, il contesto stratigrafico di rinvenimento, i dati materiali, e l’inquadramento del paesaggio archeologico.