Bologna. Prosegue “InChiostro”, il programma di appuntamenti serali nello splendido chiostro del Teatro Arena del Sole di Bologna, che quest’anno intreccia tre diverse trame: il focus di drammaturgia fisica “Carne” curato dalla coreografa, danzatrice e fondatrice di Balletto Civile Michela Lucenti; la rassegna musicale “Voria Summer Live”, realizzata in collaborazione con l’azienda vinicola Porta del Vento, e “We Reading”, con alcuni protagonisti della scena culturale contemporanea invitati a raccontarsi attraverso la lettura di un testo a loro caro. Il tutto accompagnato dalla selezione di prodotti del bistrot Cantinella. Martedì 28 giugno alle ore 21.00 il Chiostro accoglie il pubblico con il concerto di “Voria Summer Live” con Pacific Baritone, formazione composta da Onofrio Paciulli al piano, Michele Vignali al Sax Tenore, Luca Dalpozzo al contrabasso e Dario Mazzucco alla batteria. Un suono unico e ricercato e uno spiccato senso dello swing e della melodia: sono i tratti salienti dello stile di questo progetto che nasce grazie all’incontro dei quattro musicisti uniti da un vivo interesse per il jazz, da una profonda conoscenza della tradizione mainstream e da una grande passione per il repertorio delle canzoni americane. Un ensemble musicale collaudato e affiatato che conduce l’ascoltatore nel meraviglioso mondo degli standard jazz con i brani originali composti da Michele Vignali. Mercoledì 29 e giovedì 30 alle 21.30 va in scena in prima assoluta “Natura Morta con gioco” di Cristiano Fabbri nell’ambito di “Carne”. Ispirato ai “Quattro Quartetti” di T.S. Eliot, lo spettacolo è un quadro poetico visivo ed esperienziale che contiene gli opposti – levità e gravità, bambino e adulto, abitato e disabitato, vivo e detrito – finemente organizzati per realizzare un racconto attraverso il movimento e gli oggetti. Un solo sul mistero del tempo e del suo trascorrere dove si cela, come in un’illusione, il ciclo inesorabile della natura, dei ricordi, del fluire della vita. La danza disegna una sorta di via crucis, dove ognuno porta la propria “scala” per provare ad arrivare più in alto o scendere, inevitabilmente immerso in un mondo che non conforta, ma chiama alla preghiera e all’attenzione. Tra una verticalità e un orizzonte, l’uomo gioca la sua parte e cerca pretesti, risposte o nuove domande, per differire il ritorno all’oscurità, per illudersi ancora che la luce che vede, alla fine, non lo accecherà. Cristiano Fabbri, danzatore e corografo, inizia a praticare la danza negli anni Novanta maturando esperienze in diversi contesti, dalla televisione all’opera e il balletto, dal teatro alla danza contemporanea – in particolare con Arbalete, Giovanni Di Cicco e la comunità Sufi dei Dervisci Mevlevi, Aldes, Sosta Palmizi, Teatro dell’Archivolto, Teatro delle Briciole. Successivamente fonda la compagnia Lische con Simone Magnani e debutta nel circuito Aerowaves nel 2004 a Londra. Collabora con Aline Nari, Schuko, Stefanie Nelson, Marta Bevilacqua, Elisa Cuppini, il violoncellista Giovanni Ricciardi, lo scultore Balàzs Berzsenyi e Marzio Mirabella videomaker. Nel 2004 ha pubblicato “Resina Rossa, breve raccolta di vertigini” con Libro Italiano e altre poesie in antologie di premi letterari.