Milano. Nei primi giorni d’aprile, ho avuto l’occasione di intervistare Danila Satragno, personalità di spicco nel panorama del jazz italiano e vincitrice, nel 2007, dell’Italian Jazz Award come Best Jazz Singer. Accanto al suo percorso da musicista, Danila ha coltivato la carriera di vocal coach, ovvero colui che insegna ed elabora tecniche per la modulazione della voce, ed è oggi fondatrice e titolare di Vocal Care, un’accademia di canto e musica moderna, che ha sede nelle città di Savona, Milano e Roma e che, il 26 marzo, è approdata anche a Sanremo, presso il celebre Teatro Ariston.
Come è nato l’amore per la musica?
La passione per la musica credo proprio che sia sbocciata con me: non ricordo un singolo momento in cui non abbia fatto parte di me e, forse, fin da subito, ho compreso meglio melodie, intonazioni e arrangiamenti rispetto alle parole: ancora prima di parlare, cantavo le canzoni delle trasmissioni televisive. Sicuramente ciò è dovuto al contesto familiare in cui sono cresciuta: con una mamma cantante, un papà pianista e un nonno direttore d’orchestra, possiamo dire che la musica è il tratto che ha sempre contraddistinto la nostra vita in famiglia. Grazie alle loro abilità musicali e alla capacità di comprendere il mio talento, mi hanno avviata fin da subito allo studio in questo ambito.
Il jazz è un genere musicale che in Italia è sicuramente molto competitivo, ma principalmente apprezzato da ascoltatori esperti e lontano dalla musica commerciale. Come si è avvicinata a questo ambito di specializzazione?
Anche l’interesse per il jazz è nato molto presto, già alle scuole medie: contraddistinguendomi dai miei coetanei, ascoltavo e riascoltavo a ripetizione brani di appartenenti a questo genere. Appena ho potuto, ho iniziato a studiare l’interessantissima storia del jazz e ho compreso che si trattava del campo più adatto ai miei interessi e alle peculiarità della mia voce. Ho avuto la fortuna di distinguermi e di incidere, nel 1994, un live con il famoso pianista statunitense Mal Waldron, stretto collaboratore di quella che ritengo la più importante artista jazz di tutti i tempi, ovvero Billie Holiday. Quest’esperienza è stata sicuramente un passo cardine della mia carriera, che mi ha permesso di completare i miei studi negli Stati Uniti e lì di lavorare con grandissime personalità del mondo musicale come, tra gli altri, Uri Caine. L’avventura americana ha segnato senza ombra di dubbio un momento fondamentale non solo della mia carriera musicale, bensì anche della mia crescita personale: mi ha lasciato dei grandi insegnamenti.
Contemporaneamente la mia carriera è sbocciata anche a casa, in Italia, grazie alle collaborazioni con, tra gli altri, Fabrizio De Andrè e Pino Mango, che mi hanno permesso di partecipare a tournée molto seguite e di suonare per tutta l’Italia e l’Europa.
Non solo cantante e musicista, ma anche vocal coach. Come è nata la passione per questa disciplina?
Ho coltivato fin da subito l’interesse per la vocalità e per i cambiamenti che si possono apportare ad essa, a 9 anni sono diventata cantante di un trio di supporto ad un gruppo che reclutava ‘piccole voci’ per Lo Zecchino D’Oro e mi divertivo a suggerire la nota corretta a quei bambini che si perdevano durante l’esibizione.
Pian piano mi sono appassionata sempre di più alla vocalità altrui e allo studio della voce e delle sue potenzialità, nonostante ai miei tempi, più di trent’anni fa, non esistesse una didattica di canto moderno e, per imparare a modulare la voce, si insegnasse ancora lirica. Ho cominciato a informarmi sempre di più, viaggiare e conoscere nuovi artisti, medici e coloro che erano, allora, pionieri nel campo del vocal coaching: solo così ho definito una mia forma di allenamento per la vocalità moderna.
È l’ideatrice di quello che oggi è uno dei metodi di allenamento della vocalità più innovativi e famosi al mondo, a cui ha dedicato anche quattro libri editi da Sperling & Kupfer. In cosa consiste il metodo Vocal Care?
È una forma di allenamento vocale utile soprattutto ai cantanti moderni, testato sui musicisti ed elaborato in collaborazione con figure di spicco nel campo scientifico della ricerca sulla voce e sul suo utilizzo. L’obiettivo è quello di riuscire a cambiare la voce senza cambiarne i parametri principali, il timbro e l’originalità. Sicuramente questo tipo di allenamento è estremamente efficace sui cantanti, ma in realtà aiuta tutti coloro che utilizzano la comunicazione come strumento principale per il loro lavoro: insegnanti, avvocati, politici.
La voce è il primo mezzo attraverso cui l’altro ci conosce, è una sorta di biglietto da visita, e ognuno di noi dovrebbe saperla usare correttamente. Proprio da questa idea deriva il titolo del mio ultimo libro, pubblicato nel 2018, “Tu sei la tua voce”, dove ho voluto estendere il tema della vocalità e presentarlo anche come un metodo per aumentare la fiducia in sé stessi e la propria autostima.
E infatti il metodo Vocal Care non è utilizzato soltanto da cantanti, bensì anche da presentatori e attori. Tra coloro che usano la voce per cantare e chi invece la usa esclusivamente per parlare, ci sono differenze nell’applicazione del suo metodo?
L’approccio, nonostante apparentemente si tratti di mondi distinti, è molto simile: in entrambi i casi il lavoro iniziale predilige una grande attenzione alla respirazione, in particolar modo all’espirazione e alla singolare percezione che ognuno ha della propria voce. Questo secondo punto è molto importante, in quanto solo avendo consapevolezza del modo in cui comunichiamo e del tono che utilizziamo possiamo veicolare al meglio un concetto.
Presentatori, attori e politici devono imparare ad usare la loro voce per esprimere emozioni e coinvolgere in esse l’ascoltatore, modulare il tono di voce in base al concetto che espongono o al contesto in cui parlano ed essere incredibilmente assertivi nel momento stesso in cui devono convincere il pubblico.
Il cantante invece, oltre a ciò, deve anche imparare a far combaciare perfettamente la propria voce con la melodia, non solo nel momento in cui registra, ma anche, cosa ben più difficile, nelle performance live. Per questo motivo ritengo che spesso il compito del vocal coach non sia solo quello di occuparsi della voce di un artista, bensì quello di supportarlo a 360 gradi, soprattutto nella gestione dell’ansia.
Nel corso della sua carriera ha affiancato come vocal coach artisti appartenenti a generi estremamente diversi: tra gli altri, Jovanotti, i Maneskin, Tedua e Bresh. Il metodo Vocal Care cambia nell’approcciarsi a melodie e usi della voce così divergenti, oppure rimane invariato?
Ciò che credo renda il metodo Vocal Care così efficace è che, per qualsiasi artista, si muove da una fase iniziale comune in cui ci si esercita nell’allenamento muscolare: si lavora sulla potenza e sulla velocità della voce, ovvero sui tratti della vocalità che ad ognuno di noi serve esercitare. Solo successivamente ci si presta ad avvicinare il cantante al genere a lui più affine e alle emozioni che, attraverso la propria musica, vuole trasmettere.
Il 26 marzo avete inaugurato una nuova sede dell’Accademia Vocal Care a Sanremo, presso il Teatro Ariston e, in questa occasione, avete offerto la possibilità di partecipare a un primo workshop dedicato esclusivamente alla voce. Questo appuntamento si ripeterà nelle giornate del 22 aprile, del 28 maggio e del 4 giugno. In cosa consistono questi workshops e che lavoro si va ad affrontare?
Gran parte dell’attenzione è stata e sarà dedicata non solo alla voce, ma anche a tutto ciò che – oltre ad essa – va a costituire un brano, dunque alla melodia, all’arrangiamento e al ruolo delle produzioni discografiche. Ci occuperemo e ci siamo occupati, inoltre, anche dell’inserimento del musicista, che spesso è molto giovane, nel mondo del lavoro della musica e credo che proprio quest’ultimo aspetto evidenzi come l’Accademia si occupi dei suoi allievi a 360 gradi. A seguito di questi quattro workshops si svolgerà, nel periodo estivo, la nona edizione del Vocal Summer Camp, un rigoroso percorso di studio e di apprendimento che affronta con maggior profondità gli argomenti preannunciati durante le giornate di workshop.
Infine, quali sono i suoi progetti per il futuro sia come cantante e musicista che per la sua Accademia?
Per quanto riguarda la mia carriera da artista, vorrei poter collaborare con le grandi personalità della musica italiana che ho conosciuto nel corso degli anni per duettare con loro e avere l’opportunità di trasformare i loro pezzi in brani jazz.
L’intenzione, sul fronte Vocal Care, è quella di portare sempre di più la nostra Accademia e il nostro metodo all’estero: abbiamo recentemente accompagnato una delle nostre allieve a X Factor Romania e tra poco affronteremo, sempre con una ragazza che frequenta l’Accademia, il panorama musicale londinese. Confido molto nella possibilità di esportare la mia tecnica in tutto il mondo e stiamo già oggi ricevendo importanti feedback positivi
Il vocal coach è una figura che ricopre un ruolo di primo piano nell’elaborazione e nella realizzazione del brano che noi fruitori abbiamo l’occasione di ascoltare. Nonostante ciò, è una professione che, soprattutto in Italia, tende ad essere dimenticata e sottovalutata nel percorso artistico di ogni cantante, ma a cui ci auguriamo che, anche grazie all’Accademia Vocal Care, venga data finalmente la giusta rilevanza.
La voce è uno strumento imprescindibile nel lavoro di cantanti e musicisti, ma che è anche fondamentale nella vita di tutti i giorni: saperla utilizzare per veicolare le nostre emozioni e affermazioni è un’abilità che potrebbe davvero consentire di far svoltare il modo in cui comunichiamo con gli altri.
Non possiamo che augurare a Danila Satragno di realizzare tutti i suoi obiettivi sia per quanto riguarda la sua carriera di artista, che per l’Accademia Vocal Care e sperare che, tra qualche anno, usufruiscano del vocal coaching, non solo musicisti e cantanti, bensì tutti coloro che, attraverso l’allenamento della loro voce, possono ottenere risultati ancora più soddisfacenti nel mondo del lavoro e nell’approccio comunicativo.
Crediti foto Luca De Nardo.