Roma. Capolavori della storia del cinema italiano e pellicole indipendenti internazionali, le grandi commedie americane e i documentari sulla Storia e sull’attualità. E poi le sonorizzazioni, i dj set, incontri con gli autori, workshop e masterclass.
È “AltraVisione”, la rassegna cinematografica prodotta da Luci Ombre, in collaborazione con il Teatro di Roma, che dal 5 al 23 agosto trasformerà i suggestivi spazi all’aperto del Teatro India in un’arena libera e indipendente, uno spazio informale e aperto dove far incontrare gli autori con il pubblico, anche quello più giovane, in una dimensione di scambio continuo.
Ogni sera, da mercoledì a domenica, a ingresso libero, senza prenotazione, fino al raggiungimento della capienza stabilita dalle norme anti-covid. Basta arrivare puntuali, altrimenti l’ingresso non sarà consentito (ma sarà comunque possibile accedere agli altri spazi esterni del Teatro India). Venti grandi film proiettati su uno schermo di 8 metri, le pellicole internazionali in lingua originale, i film italiani sottotitolati in inglese, per consentire la migliore fruizione anche agli stranieri presenti a Roma.
Ad anticipare la rassegna, due giorni di anteprima: mercoledì 22 luglio a partire dalle 19.30 opening party con il dj set di Bob Corsi, resident al Fanfulla e figura di spicco della scena musicale romana, per proseguire poi con la proiezione di “Stardust Memories” di Woody Allen (USA, 1981) e, in chiusura, il dj set di Fabio Sestili del collettivo Ipologica. Giovedì 23 luglio la serata si apre con “L’affido” di Xavier Legrande (Francia, 2018), premiato per la miglior regia e miglior opera prima alla 74° edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Subito dopo ci si immerge nei deliri fantascientifici di Chris Marker con “La Jetee”, opera culto che ha ispirato “L’Esercito delle 12 scimmie” di Terrry Giliam, sonorizzata live per l’occasione dal fisico e artista Josè Angelino e dal compositore e performer Simone Pappalardo.
Dal 5 agosto invece si entra nel vivo della programmazione con capolavori del cinema italiano come “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi (1969), Il Bell’Antonio di Mauro Bolognini (1960) e “La voglia matta” di Luciano Salce (1962), opere peculiari di grandi registi del cinema americano come “I guerrieri della notte” di Walter Hill (1979), “Il lungo addio” (1974) di Robert Altman, “Spaceballs” (1987) di Mel Brooks, “Love in the afternoon” (1957) di Billy Wilder e “Hair” (1979) di Milos Forman.
Fra le pieghe di una programmazione di alta qualità si annidano opere più ricercate e indipendenti che affrontano le grandi tematiche del contemporaneo: è il caso di “Che fare quando il mondo è in fiamme” (Italia/USA, 2018) di Roberto Minervini, documentario sulla attualissima questione razziale negli Stati Uniti e sulla violenza della polizia americana; e della riflessione sulla violenza giovanile proposta da Dennis Villeneuve in “Polytechnique” (Canada, 2009) o da Emmanuelle Bercot in “A testa alta” (Francia, 2015), film d’apertura al Festival di Cannes 2015. La questione dell’identità sessuale è invece al centro di “La diseducazione di Cameron Post” (USA, 2018) di Desiree Akhavan, Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2019, mentre “Il Presidente” (Argentina/Francia/Spagna, 2017) di Santiago Mitre – candidato a ben cinque premi fra cui Miglio Regia a Un Certain Regard a Cannes 2017 – è un thriller politico che riflette sulla natura del Potere. E poi ancora lo sguardo sui bassifondi newyorchesi in “Good Time” (USA, 2017) di Benny e John Safdie e il ritratto di un’annoiata borghesia argentina nel pluripremiato “La Cienaga” di Lucrezia Martel (Spagna/Argentina, 2001), in concorso al Sudance Film Festival e alla Berlinale nel suo anno di uscita. “8 Bit Generation. The Commodore Wars” (Italia, 2016) di Tomaso Walliser è l’esplorazione del recente passato e del futuro del mondo digitale attraverso la storia dell’home computer Commodore mentre “William Kunstler: Disturbing the Universe” (USA, 2009) è il documentario che ricostruisce la vita di colui che il New York Times ha definito “l’avvocato più odiato e più amato d’America”. La programmazione delle proiezioni si chiude il 23 agosto con “La notte ha divorato il mondo”, pellicola visionaria di Dominique Rocher (Francia, 2018) sulla solitudine e l’isolamento forzato, in concorso al Tribeca Film Festival di New York nel 2018.